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Tangenti all'Atm di Milano, quando il responsabile diceva: «Falsifica il cavo, se ne accorgeranno solo se brucia tutta la galleria»

Le «istruzioni» date a chi non aveva i requisiti. «Valigetta per la gara del 2006 sulle frenate»

di Luigi Ferrarella

Il caso: tangenti all’Atm, l’azienda dei trasporti del Comune di Milano. Almeno 8 appalti di forniture per le metropolitane milanesi, fra i quali quello da oltre 100 milioni di euro sui sistemi di segnalazione automatica della Linea 2, la «verde», negli ultimi due anni sono stati truccati, e in alcuni casi anche comprati da tangenti pagate o pattuite, secondo la Procura e la Guardia di Finanza di Milano che martedì mattina hanno eseguito 12 arresti (più uno ai domiciliari) per turbativa d’asta e corruzione disposti dal gip Lorenza Pasquinelli (qui l’articolo completo).

Milano «Devi falsificare le carte e io la coperta te la metto: se sul cavo è stampigliato FC-16 o RG-16, deve essere scartavetrato e ristampigliato R-18… ci sono le macchine apposta, lo facevamo 30 anni fa in ferrovia… Neanche vengo a fare i collaudi… messa a posto la carta e non vengo a sindacarla… e neanche Atm viene a sindacare, perché alla fine sono garante io di questo…».

Ai passeggeri in metropolitana dell’Azienda dei trasporti del Comune di Milano (10 mila dipendenti, 800 milioni di passeggeri trasportati e quasi 1 miliardo di ricavi l’anno, 9 milioni di utile) farà piacere apprendere che, quando una azienda non aveva un cavo del diametro richiesto da Atm ad esempio per lo smantellamento dei sezionatori di deviatoio della linea «M1 rossa», proprio il responsabile Atm del settore suggeriva alla ditta come falsificarne la stampigliatura e assicurava che tanto nessuno se ne sarebbe mai accorto, perché per offrire ai magistrati l’occasione di scoprirlo ci sarebbe stato bisogno della super sfortuna che andasse a fuoco una galleria: «Si falsifica le carte e nessuno va a rompere le scatole… Da un punto di vista di incidente non succede niente, cioè qui il cavo non ha mai preso fuoco in 40 anni… per succedere qualcosa deve proprio succedere che ci sia un incendio… un cortocircuito… che venga giù il magistrato a prendere un pezzo di cavo… cioè se viene il magistrato prende il pezzo di cavo e lo manda a una società per l’analisi chimica tecnica e dice “ah… questo non è”… Ma per arrivare a quello deve bruciare la galleria… insomma in tanti anni non ho mai visto…».

«In tanti anni» è espressione che, oltre a far scattare qui tutto il campionario possibile di gesti scaramantici (il disastro di Pioltello docet), racconta la ventennale esperienza interna di Paolo Bellini: alla quale attinge (in un pranzo con manager della Engineering Informatica al ristorante «Giglio Rosso» il 29 gennaio 2019) proprio per evocare l’aggiustamento nel lontano (e coperto da prescrizione) 2006 di un altro appalto vinto da Alstom, sensibile perché riguarda il sistema di sicurezza della linea «M1 rossa», quello che nel 2018-19 ha manifestato (anche con feriti tra i passeggeri) misteriose e immotivate frenate di emergenza.

«Succederà come è successo in “linea 1”… perché i tempi son cambiati ma le modalità non son cambiate…», prevede Bellini a proposito dell’appalto gemello nel 2019 per la «linea 2 verde», andato nel 2020 a Siemens unica offerente: «Lo ricordo perché forse ero un po’ più giovane o comunque son rimasto, nonostante sia passato per Tangentopoli», che curiosamente partì nel 1992 proprio da altre tangenti all’Atm. «Io lavoravo in Metropolitana Milanese», rievoca Bellini nell’intercettazione in cui per il gip il funzionario «confessa una maxicorruzione di Alstom, che aveva di fatto comprato il suo sostegno commissionando a una “sua” società un progetto di 700.000 euro ed elargendo al dg una tangente da un milione di euro». Ecco il flash-back di Bellini, «non mi bastavano le lezioni. Era il 19 dicembre 2006, aperta la busta tecnica, Alstom aveva un punto e mezzo rispetto a Siemens… Aprono la parte economica, questo succede alle 10 di sera con il vecchio direttore generale: Alstom 64 milioni e qualcosa, Siemens 12 milioni in meno… Panico… Io lavoravo per Alstom, gli avevo preparato le carte… scusate il termine, con una valigetta. A mezzanotte e qualcosa si è incontrato con il direttore generale… Alle 2 di mattina ha vinto Alstom… È andato via un milione eh…». Un investimento conveniente, pubblicizza all’impresa in vista del nuovo appalto, «io credo che con queste cifre qua… perché è vero che siam partiti a 64 (milioni di valore, ndr), ma dopo 10 anni è diventato 112… questo qua parte 127 tra 7 anni che è il tempo tecnico arriverà a 200… perché son tante le varianti e le condizioni non valutate da un punto di vista progettuale».

 

Sorgente: corriere.it