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Gli incontri del governatore ligure con Salini, ad del gruppo: “Va rassicurato perché vuole capire se gli diamo il 20 per cento di incremento prezzi”

Genova — «Noi la diga la finanziamo in ogni modo». Anche fornendo appunti che tranquillizzino il più grande costruttore italiano. Con le intercettazioni in cui Giovanni Toti, Paolo Emilio Signorini e Aldo Spinelli citano Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, l’inchiesta sulla tangentopoli ligure incrocia ufficialmente l’appalto Pnrr più ricco d’Italia: la nuova diga del porto di Genova.

 

 

Opera contestatissima da esperti che sostengono i rischi di cedimento per il basamento a cinquanta metri di profondità su fondali fangosi, e dall’Anac che, rilevando anomalie, distorsione della concorrenza e illeciti nella gara d’appalto ha mandato le carte alla procura di Genova e a quella europea dell’Eppo.

Le intercettazioni mostrano le massime istituzioni genovesi mettersi a disposizione di Webuild, capofila del consorzio Breakwater che vinse la selezione ma che se la vide annullare dal Tar (si è in attesa dell’appello) per mancanza di requisiti senza però perdere i lavori da un miliardo e 300 milioni grazie allo scudo del Pnrr. L’obiettivo è chiaro a Giovanni Toti e Paolo Emilio Signorini ex presidente del porto di Genova ed ex commissario alla diga:«La diga è sostanzialmente per Spinelli». Il 10 giugno del 2022 una prima gara è andata deserta perchè i due consorzi non si sono presentati ritenendo insufficiente i fondi a causa del Decreto Draghi. Toti spiega a Signorini di aver incontrato Salini: «Non l’ho visto particolarmente ostile. ..va un minimo rassicurato su quelle che sono le procedure…». Signorini è pronto: «Non c’e dubbio, va be, io posso fare, io sto preparando un appuntino che poi ti mando no?…in cui, in modo molto semplice, evidenzio tutte le misure di salvaguardia del bando…». Ancora Toti: «Perché vuol capire se poi noi glieli diamo sti 20 per cento d’incremento prezzi, perché se no dice poi come cazzo facciamo…». Il commissario alla Diga: «Ma no, ma figurati se noi, ma noi la Diga la finanziamo in ogni modo…guarda il Governo la sostiene, noi come Authority poi». In quel momento Webuild è un concorrente, vincerà l’appalto a ottobre. Il 7 luglio 2022 Signorini racconta a Spinelli un retroscena della gara andata deserta: «Ieri è venuto Salini e mi ha detto “minchia Paolo! mi ha chiamato tutto il Governo, mi hanno fatto un culo grande quanto una capanna…” m’ha detto…perché l’hanno chiamato dicendo… il 18% ce l’ha Cdp (Cassa depositi e prestiti è azionista di Webuild, ndr) no? …quindi fanno “ma tu decidi di non andare alla gara e non ci dici un cazzo?? Ma come ti??” …sai lui è un filibustiere eh, quindi…». Spinelli ha parole di comprensione per Salini: «Eh va bè, tira ad aumentare il prezzo, è normale». Signorini però alla fine si lascia scappare una preoccupazione: «Lui ha detto “…no no dobbiamo sistemare tutto entro luglio…” uno quattro e cinquanta…poi lui stesso dice “…va bè ma…con clausole di bando possiamo anche scendere…”…ma io sono convinto, come dice lui, che il rischio geologico…». Il senso è presto detto: invece di un bando da un miliardo 450 milioni va bene anche una cifra più bassa ma con clausole per le varianti che garantiranno Webuild in caso di problemi geologici di cui lo stesso Commissario è a conoscenza.

Sorgente: “La diga è per Spinelli deve essere finanziata”. Così Toti vuole offrire garanzie al costruttore Webuild – la Repubblica


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