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Le strategie, i veterani inadeguati, gli equipaggiamenti: radiografia dei 17.985 diversi corpi delle forze dell’ordine statunitensi. E dopo Floyd spuntano nuovi video

DI ALBERTO FLORES D’ARCAIS

Una settimana dopo la protesta non si placa, le manifestazioni di protesta continuano in ogni angolo d’America e nuovi video di violenze gratuite mettono ancora sotto accusa le forze di polizia. Accade a Buffalo, dove due poliziotti spintonano e feriscono gravemente un uomo bianco di 75 anni senza motivo; si ripete ad Indianapolis, dove quattro agenti aggrediscono una donna; lo si vede nell’eccessivo uso della forza dei poliziotti di New York City ed altre metropoli contro manifestanti pacifici. Filmati inediti da Tacoma mostrano alcuni agenti che picchiano ripetutamente un uomo di colore già ammanettato. Si chiamava Manuel Ellis ed è morto a marzo, quando era sotto custodia della polizia.
I video corrono veloci sui social network e nelle tv all news, i sondaggi ci dicono che il 57 per cento dei cittadini Usa ritiene che le forze di polizia abbiano comportamenti razzisti, ma non sono pochi gli agenti che – anche sfidando i propri superiori – si inginocchiano in segno di solidarietà davanti ai manifestanti, fanno da mediatori nelle situazioni più tese, usano il buon senso anche nella repressione. E anche i poliziotti piangono in questi giorni le proprie vittime.

Le forze in campo

Negli Stati Uniti ci sono 17.985 diverse forze di polizia (tra dipartimenti cittadini, polizie statali, sceriffi di contea, polizia stradale, polizia dei parchi etc.) per un totale di oltre 700mila agenti. In questi giorni migliaia di persone sono state arrestate, migliaia sono state ferite e le forze di polizia sono accusate di avere usato “tattiche” troppo dure. Dall’11 settembre in poi le forze di polizia sono state equipaggiate con arsenali di tipo militare, spendendo centinaia di milioni di dollari per fucili di precisione, lanciagranate, blindati, veicoli antimine, elicotteri ed aerei. Ed hanno ingaggiato numerosi veterani delle guerre in Iraq e in Afghanistan, non sempre addestrati per missioni di ordine pubblico interno.

Polizia e violenza

Nel 2019, 1099 persone sono state uccise dalla polizia negli Stati Uniti. Se analizziamo i dati del Mapping Police Violence vediamo che lo scorso anno solo 27 giorni si sono conclusi senza che ci fosse qualcuno ucciso dai poliziotti (locali o statali). Se sei afro-americano hai il triplo di possibilità di essere ucciso rispetto a un bianco, il doppio rispetto a un latino. Non è però solo una questione di razza: ad esempio se vivi in Oklahoma hai sei volte più probabilità di essere ammazzato dalla polizia che in Georgia. Viene definito “omicidio di polizia” ogni volta che qualcuno muore per “essere stato sparato, picchiato, trattenuto, colpito intenzionalmente da un veicolo della polizia, spruzzato di peperoncino, colpito con il taser o comunque ferito da agenti di polizia, sia in servizio che fuori servizio”.

Il playbook di Obama

Quando nel 2014 Michael Brown, un adolescente nero disarmato, venne ucciso da Daren Wilson, un agente di polizia bianco, a Ferguson (Missouri), Obama convocò alla Casa Bianca un selezionato gruppo di esperti per capire come evitare che ciò accadesse di nuovo. Dopo centinaia di interviste ad agenti, avvocati, studiosi di criminalità e di giustizia penale venne elaborato un playbook, con alcune linee-guida: quando si interviene alle manifestazioni di massa, occorre tenere la polizia antisommossa lontana dalle “linee del fronte”; gli agenti non devono essere addestrati a comportarsi come “guerrieri” per imporre l’ordine in una comunità; non si deve mai minacciare di usare l’intervento dei militari, anzi occorre evitare l’uso di attrezzature di tipo militare che minino la fiducia dei civili.

NYPD

«Vedrete dei cambiamenti in questa città e vedrete dei cambiamenti nel dipartimento di polizia». Lo promette il sindaco di New York, Bill de Blasio, perché «le parole hanno importanza, ma le azioni ancora di più». De Blasio ha sottolineato come le ultime proteste, anche quelle in violazione del coprifuoco, siano state «in stragrande maggioranza pacifiche». Quanto ad alcuni episodi di uso eccessivo della forza da parte degli agenti contro i manifestanti «sono in corso delle indagini».
Il poliziotto di Fort Lauderdale C’è un filmato che da domenica scorsa viene rilanciato sui social network. Una donna nera, scesa in piazza a protestare, si inginocchia, con le mani in alto, mentre un poliziotto bianco le spinge con forza la faccia a terra. Steve Poherence, agente di Fort Lauderdale, non è nuovo all’uso eccessivo della forza. Gli stessi registri della polizia locale dimostrano che “ha ecceduto” almeno una dozzina di volte. E per cin quanta volte, durante i suoi quattro anni di servizio come poliziotto, ha minacciato “sospetti” con la pistola d’ordinanza. Un episodio su tutti: ha messo le manette a una bambina delle elementari che aveva problemi mentali. Ora il sindaco di Fort Lauderdale denuncia: «Arrivano minacce di bruciare la città se non lo licenziamo».

La marcia su Washington

#1MillionDCSaturday. L’hashtag su Twitter diventa virale in poche ore e mobilita decine di migliaia di utenti. Nella capitale degli Stati Uniti potrebbero radunarsi oggi un milione (forse anche di più) di manifestanti in quella che la polizia di Washington ritiene potrà essere «sulla base di fonti certe una delle più grandi manifestazioni mai svolte nella capitale». Un grande raduno di protesta «contro la violenza della polizia americana» ed una prova di forza verso Donald Trump. Ad accoglierli le diverse forze dell’ordine (compresa la United States Park Police) che stanno raccogliendo informazioni «per monitorare i prossimi eventi», mentre davanti alla Casa Bianca il Secret Service ha fatto costruire una nuova barriera anti-proteste.

Sorgente: I poliziotti-guerrieri che scuotono l’America: “Ora basta violenze” | Rep

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