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Offriamo qui una serie di articoli che affrontano da un punto di vista storiografico rigoroso la “questione delle foibe”. La quale, fin dalla Liberazione, il revisionismo storico sdoganato istituzionalmente da Sergio Mattarella, in nome dell’equiparazione tra comunismo e nazismo votata dal Parlamento Europeo elevata a “verità di Stato”. E i fascisti ci sguazzano

Offriamo qui una serie di articoli che affrontano da un punto di vista storiografico rigoroso la “questione delle foibe”. La quale, fin dalla Liberazione, è stata ingigantita e strumentalizzata dai fascisti per ricercare una “parità di dignità” con i combattenti della Resistenza in tutta Europa.

Ingigantita nei numeri delle vittime, come vuole la pompa della propaganda stile Goebbels (“mentite, mentite, qualcosa resterà”), nonostante la ricerca abbia progressivamente avvicinato una stima realistica.

Utilizzata per cancellare le proprie responsabilità nei massacri e nella pulizia etnica messa in azione con l’invasione della Jugoslavia nel 1940.

La “novità” degli ultimi decenni è però costituita dall’adozione della visione fascista da parte delle istituzioni repubblicane, e quindi dallo Stato italiano. Un’adozione cauta, che formalmente richiama anche vaghe responsabilità del nazifascismo, ma che sostanzialmente puntava – ed ora esplicita – l’”equiparazione tra nazismo e comunismo” votata in una mozione del cosiddetto parlamento dell’Unione Europea. Una mozione votata con entusiasmo anche dai fascisti italiani ed europei, il che spiega benissimo il “taglio” di questa ricostruzione storica falsificante.

Un mattone importante a questa opera di falsificazione lo ha portato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non nuovo in questo ruolo, che ieri ha anticipato le cerimonie del “giorno del ricordo” adottando in pieno il revisionismo storico presuntamente “super partes”.

La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa“.
Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità“.
Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria“.

Una “lettura istituzionale” che si nutre a piene mani nella ignoranza della Storia reale. Se le parole di Mattarella corrispondessero alla verità, infatti, ci sarebbe stata una immotivata “persecuzione di italiani” in un territorio prima pacificamente popolato da comunità etnico-linguistiche diverse.

Dimenticati dunque, con il semplice metodo dell’omissione, l’invasione fascista di quei territori in seguito all’entrata in guerra al fianco della Germania nazista, l’espulsione delle popolazioni non italiane e comunque l’”italianizzazione forzata” (reato parlare lo sloveno e il croato), l’infoibamento dei resistenti e dei civili jugoslavi, i tre anni di persecuzioni nazifasciste in quei territori.

Resta – in questa “ricostruzione” – soltanto quanto avvenuto dopo, quando la Resistenza jugoslava, sull’onda dell’avanzata delle truppe sovietiche dalla vittoria di Stalingrado in poi, riprese il controllo di quei territori. Come sempre avviene nelle guerre di liberazione e di guerra anche civile (i “collaborazionisti” con linvasore non mancano mai), ci fu spazio anche per le vendette e i processi sommari, fino all’uso delle foibe esattamente come avevano fatti i fascisti quattro anni prima.

Nessun studioso di Storia, in questo e altri paesi, nega che questo sia avvenuto. Ma colloca anche questi episodi nel solco di una successione di eventi che hanno origine nell’invasione fascista e nei “metodi” usati dai nazifascisti.

Al contrario, Mattarella si è scagliato proprio contro questi studiosi, parlando di “piccole sacche di deprecabile negazionismo militante”, verosimilmente da reprimere (togliendo cattedre o ostacolandone pubblicazioni e attività) e progressivamente eliminare (stabilendo una “verità di Stato” che contraddice proprio i “valori” che si dichiara di difendere).

In questo solco benedetto dalle massime istituzioni dilagano i fascisti, che occupano ormai snodi importanti come la Rai, seminando cazzate senza fondamento al riparo della veste “pubblica”.

Perciò, proprio in occasione della “giornata del ricordo”, vogliamo proporvi alcuni dei contributi alla ricerca storia – ed anche alla polemica storiografica – che rimettono i fatti nella loro successione esatta. E quindi anche nella valutazione politica. Perché l’antifascismo non è una coccarda da indossare il 25 Aprile, ma una pratica quotidiana senza fine.

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Sorgente: Il “revisionismo storico” diventa “verità di Stato” | Contropiano

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