0 5 minuti 4 anni

Giovanni Stinco

Speranza, tanta speranza. I primi dati di queste elezioni emiliane-romagnole dicono che il candidato del centro sinistra in Emilia-Romagna è avanti. Le proiezioni sul 6% dei voti scrutinati parlano di 3 punti di vantaggio su Lucia Borgonzoni. E così a mezzanotte e mezza, a un’ora e 30 minuti dalla chiusura delle urne e dall’inizio dello spoglio, i nomi dei vinti e dei vincitori sembrano già esserci. C’è ancora la paura, quella di Bonaccini di perdere una regione da sempre governata dal centro sinistra. E c’è la speranza, tanta e che col passare dei minuti si fa sorriso sulle facce dei dirigenti dem, che racconta di una vittoria che pareva sul filo di lana, e che invece potrebbe essere netta. Aiutata dal voto disgiunto di Fi, del M5S e di tutti coloro che alla sinistra del Pd hanno deciso, magari all’ultimo secondo e turandosi il naso, di dare un voto al candidato dem.

I dati dicono anche che Bonaccini è più forte della sua coalizione, e che Borgonzoni ha preso meno voti dei partiti che la sostenevano. Anche a destra c’è chi ha scelto il governatore dem, che da subito aveva invitato tutti – leghisti compresi – a scegliere il «candidato giusto».

LA NOTTE ELETTORALE il Pd la passa alla Casa dei Popoli di Casalecchio di Reno, Comune di quella cintura bolognese che da sempre è stata la fortezza del Pd. Il primo ad arrivare non è un dem, ma il sindaco di Parma Federico Pizzarotti che non si sbilancia su nulla se non sulla «fine» del Movimento 5 Stelle. «Sappiamo solo che staranno attorno al 5%», dice sorridendo.

La prima certezza nella lunga notte elettorale emiliana è il tracollo del Movimento di Grillo. Il resto è attesa, con Bonaccini che non si fa vedere (è da amici a vedere la sconfitta della sua Juve) e la palla in mano al deputato Pd Andrea Rossi. «Situazione fluida no comment», dice poco prima di mezzanotte. Poi si gira e aggiunge: «Fluida sì, ma positivamente».

A VOTARE SONO STATI in tanti. Alle 23 il 67% degli aventi diritto, praticamente il doppio rispetto a 5 anni fa, quando alla stessa ora la percentuale si fermò a un clamoroso 37%. Questa volta le cose sono andate diversamente. «Chi non vota resta spiaggiato», dicevano le sardine a poche ore dal voto.

Un voto che ha messo fine a una campagna elettorale durissima. Partita con la Lega pronta a prendere la Regione sull’onda dell’Umbria, ha visto il suo primo punto di svolta il 15 novembre, quando il Carroccio tiene a Bologna quella che dovrebbe essere la manifestazione simbolo della quasi annunciata vittoria, portando 5 mila persone al Palasport. «Liberiamo l’Emilia-Romagna dal Pd», dice Salvini. Peccato che le sardine, con un evento lanciato su fb e tanti volantinaggi, ne portino almeno il triplo in Piazza Maggiore. «L’Emilia-Romagna non si Lega». Uno shock per la Lega. E dopo le sardine arriva il comizio del centro sinistra, sempre in Piazza Maggiore. E’ il 7 dicembre e nel cuore di Bologna si ritrovano almeno 10mila persone. Questa volta non ci sono sardine di cartone, ma bandiere del Pd e di tutta la coalizione.

IL CANDIDATO DEM Bonaccini con un’abile strategia mediatica riesce a piazzare comparsate in tutte le tv nazionali e tiene i temi dello scontro vicini al territorio. Sanità, nidi gratis, politiche ambientali regionali, lavoro. Sembra la mossa vincente, si parla di Emilia-Romagna e non di migranti o pensioni. Invece interviene Salvini, che mette in disparte la sua candidata Borgonzoni e guida tutta la campagna con decine di comizi ovunque, privilegiando le periferie.

I sondaggi cominciano a cambiare, la distanza tra i due schieramenti diminuisce, i temi poco alla volta diventano nazionali: la legittima difesa, quota 100, le politiche migratorie. Si smette di parlare di Borgonzoni e di Bonaccini e si inizia a discutere della sfida tra Salvini e le sardine, che lo tallonano.

SI ARRIVA ALL’ULTIMA settimana. Salvini prova la spallata con la piazza di Bibbiano portando il dolore delle famiglie sul palco, ma le sardine lo sconfiggono sui numeri. Il leghista ci riprova con la citofonata al Pilastro di Bologna in cerca di supposti spacciatori. Il quartiere il giorno dopo scende in piazza con dignità per respingere «l’invasione leghista».

Infine le urne e le proiezioni. La notte è lunga ma in casa Pd già si sorride.

Sorgente: E Bonaccini alla fine sorride | il manifesto

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20