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Il primi dati dello spoglio rovesciano gli exit poll: al 29,5% il Likud del premier uscente mentre il partito Blu Bianco di Benny Gantz è al 24,4%. Secondo le proiezioni di Canale 12 nessuna coalizione raggiunge la maggioranza dei seggi

di Davide Frattini, corrispondente da Gerusalemme

I primi dati ufficiali rovesciano gli exit poll: con il 26,5% dei voti scrutinati, dopo la chiusura delle urne in Israele, è il Likud del premier uscente Benjamin Netanyahu, con il 29,2%, a essere in lieve vantaggio. Il partito centrista Blu Bianco guidato da Benny Gantz risulta al 24,4%. Secondo le proiezioni di Canale 12, però, nessuna delle due coalizioni raggiunge «quota 61», cioè la soglia necessaria per la maggioranza nella Knesset, il Parlamento israeliano: il blocco di centrodestra si fermerebbe a 56, un seggio sopra quello di centrosinistra; 9 eletti per il partito di Avigdor Lieberman, che potrebbe risultare decisivo . «Serve un governo ampio di unità nazionale — ha detto Gantz dopo la chiusura delle urne —. Aspetteremo i risultati definitivi, ma per come stanno le cose abbiamo compiuto la nostra missione, a Netanyahu a quanto pare non è riuscita la missione». L’ex generale ha poi parlato al telefono, per concordare un incontro, con il leader della Lista araba unita, Ayman Odeh, che avrebbe conquistato 15 seggi su 120 nella Knesset, il Parlamento israeliano, risultato mai raggiunto prima da un partito arabo. «Israele ha bisogno di un governo stabile, forte e sionista. Cercheremo di formare nei prossimi giorni un governo sionista che veda Israele come uno stato ebraico e non un governo che si basi sul sostegno di partiti arabi», ha detto Benjamin Netanyahu

Il premier uscente

I sostenitori di Netanyahu lo chiamano il Mago per la sua capacità di ribaltare il risultato. Forse questa volta non è bastato. Il primo ministro conservatore non si è risparmiato, passando dalle interviste radiofoniche — è illegale nel giorno del voto — agli appelli con il megafono in mezzo alla folla. Ha avvertito che gli arabi stavano andando «a votare in massa» (ne hanno diritto, sono cittadini israeliani), che i fedeli del Likud dovevano smetterla di crogiolarsi in spiaggia. Gli altri leader si sono più o meno allineati: Gantz è sceso tra i bagnanti in costume per convincerli a lasciare l’ombrellone per l’ombra del seggio. Ayelet Shaked, unica donna alla guida di un partito, è salita sulla torretta dei bagnini per incitare a uscire dall’acqua, il pericolo non sono le onde ma che il suo Yamina (di estrema destra, rappresenta i coloni) non resti a galla e non entri in parlamento (avrebbe 6 seggi). Stessa paura vissuta in questi mesi da Amir Peretz: il capo dei laburisti si è tagliato i baffi portati per 47 anni, non è stato sufficiente a far ricrescere i voti per il partito storico della sinistra che si ferma tra 5 e 6 deputati.

L’ex generale

Gantz ha creato dal niente la sua formazione con altri due ex capi di Stato Maggiore con l’obiettivo di sconfiggere Netanyahu e di «portare speranza e cambiamento». Per provare a formare una coalizione ha bisogno del sostegno dei partiti arabi, che avrebbero ottenuto 15 seggi e arrivano a essere il terzo partito. Netanyahu ha trasformato le due campagne elettorali nel giro di sei mesi in un referendum su se stesso. In gioco per lui non c’è solo il quinto mandato, il pg dello Stato ha già annunciato di volerlo incriminare a dicembre per corruzione. Gli oppositori avvertono — e Netanyahu nega — che se avesse la maggioranza in parlamento farebbe approvare una legge per garantirsi l’immunità. Lo scorso aprile non era riuscito a mettere insieme la coalizione e aveva deciso di forzare il voto anticipato.

Le trattative

A rovinargli la conta dei deputati è stato allora Avigdor Lieberman, capo del partito che raccoglie i voti tra gli immigrati dall’ex Unione Sovietica. Anche questa volta sembra lui a poter decidere chi diventerà primo ministro. Assicura di non voler tornare a lavorare con/per Netanyahu e preme per un governo di unità nazionale. Chiuse le urne, si aprono le trattative.

Sorgente: Voto in Israele, testa a testa tra Gantz e Netanyahu: ancora rischio paralisi – Corriere.it

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