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Mafia, maxi blitz fra Palermo e New York: 19 arresti, anche un sindaco Le intercettazioni

Dopo la morte di Riina, avevano detto no alla Cupola: “Se li arrestano, quelli parlano subito”. In manette anche il sindaco di Torretta: “Era a disposizione”

di Salvo Palazzolo

A Palermo, sono le tre di una notte afosa. A New York, invece, le nove di una sera che minaccia pioggia. Un messaggio di WhatsApp corre da una parte all’altra, è il segnale che i ragazzi della squadra mobile e i colleghi dell’Fbi stavano aspettando. Via, insieme. Fra le strade di Passo di Rigano, di Boccadifalco, di Torretta e in contemporanea fra le ville di Brooklyn, di Staten Island, del New Jersey. Perché dalla Sicilia agli Stati Uniti la vecchia mafia degli Inzerillo e dei Gambino è tornata ad essere forte. E’ la mafia su cui avevano indagato il capo della Mobile Boris Giuliano negli anni ‘70 e poi il giudice Giovanni Falcone. Oggi, l’ultima inchiesta del pool di Palermo coordinato dal procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Salvatore De Luca svela un drammatico ritorno al passato. Sono scattati diciannove arresti a Palermo fra gli Inzerillo e i Gambino, decine di perquisizioni negli Stati Uniti.

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In manette è finito anche un insospettabile ritenuto “a disposizione” del clan: il sindaco del paese di Torretta, Salvatore Gambino, che adesso è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti prova a scacciare indietro il passato che voleva tornare presente dopo la morte di Totò Riina (avvenuta nel 2017): il tiranno di Cosa nostra, all’inizio degli anni Ottanta, li aveva fatti sterminare gli Inzerillo, e quelli rimasti in vita li aveva mandati in esilio negli Usa. Ma da qualche tempo, ormai, erano rientrati per riprendersi Palermo. Non sono passati inosservati.

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Gli Inzerillo e i Gambino sono stati tenuti sotto controllo giorno e notte dalla sezione Criminalità organizzata della Mobile diretta da Gianfranco Minissale. Un lavoro complicato, perché gli eredi di Totuccio Inzerillo e di John Gambino sono tutto l’opposto dei Corleonesi di Riina e Provenzano: basso profilo, nessun clamore, solo tanti affari.

Si erano insediati nella loro storica roccaforte, la parte Sud della città, la zona di Passo di Rigano. I Gambino, invece, stavano più in là, oltre la montagna, nel vicino paese di Torretta, già negli anni Ottanta un pezzo del “mandamento” degli Inzerillo. A maggio, un’inchiesta di Repubblica aveva raccontato il potere dei nuovi “re” di Palermo.

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I cugini terribili

Dagli Stati Uniti erano tornati – espulsi come indesiderabili – Francesco e Tommaso Inzerillo, u truttaturi e u muscuni, il fratello e il cugino di Totuccio, il “re” del traffico internazionale di droga ucciso nel 1981 per volere di Riina. I loro nomi erano già nell’ordinanza sentenza del processo Spatola firmata nel 1980 dall’allora giudice istruttore Giovanni Falcone appena arrivato dalla sezione Fallimentare. In quel processo Falcone diventò il nemico numero uno della mafia mettendo a punto il suo metodo: “Bisogna seguire i soldi”, ripeteva. E questa strada hanno seguito i sostituti procuratori Amelia Luise e Roberto Tartaglia (oggi consulente della commissione antimafia), che hanno avviato questa indagine, tre anni fa; le richieste di arresti (che hanno portato a un fermo per 15 persone e a un’ordinanza del gip per 4, fra cui il sindaco) hanno anche le firme dei pm Francesco Gualtieri e Giuseppe Antoci.

Sembra di rileggere le carte di Falcone, anche se non siamo più nel 1980. In manette è finito Alessandro Mannino, il nipote prediletto che Totuccio aveva fatto studiare, poi gli aveva regalato un elegante guardaroba, perché lui era incaricato di tenere i rapporti con le banche. In manette Rosario Gambino, uno dei trafficanti di droga che Falcone aveva seguito nei suoi continui viaggi fra Palermo e gli Stati Uniti.

La nuova Cupola

Allora come oggi, i cugini Inzerillo curavano l’aspetto finanziario della famiglia. Negli ultimi tempi, a Palermo, erano addirittura corteggiati da un fedelissimo di Riina come Settimo Mineo per fare parte della nuova Cupola. Ma loro, ancora una volta, erano voluti restare nell’ombra. Anche perché non si fidavano degli altri mafiosi: “Appena li arrestano, parlano” (e, in effetti, così è accaduto con due capimafia). Francesco se ne stava nel negozio di famiglia, la “Karton Plastik” di via Castellana 81, un ingrosso di prodotti per la casa. Nel dicembre scorso, dopo il blitz dei carabinieri che svelò le visite di Mineo, eravamo andati a cercarlo. Ci disse: “Non lo conosco. Non so nulla”. Mentiva.

Nel regno dei padrini tornati dagli Usa. Il boss Inzerillo: “Ma io non so nulla”

Nella ricostituita commissione provinciale si era seduto Giovanni Buscemi, pure lui è stato arrestato stanotte: negli anni Ottanta faceva il killer, poi era finito in galera, però nei mesi scorsi l’ergastolo gli era stato commutato in 25 anni, ed era stato scarcerato. Il giorno dopo, la famiglia l’ha promosso per meriti straordinari, in tanti anni di carcere duro non ha mai detto una sola parola a un giudice.

L’indagine prosegue

E’ l’alba di un nuovo giorno sulla città. La polizia ha appena tolto l’assedio in via Castellana, il regno degli Inzerillo, una strada stretta e lunga che sembra uscita da una foto degli anni Ottanta. Tutto attorno, c’è un silenzio pesante. Un anziano passeggia veloce e si ferma davanti alla Madonnina bellissima della Chiesa di San Giuseppe. Lì inizia via Castellana, la porta del ritorno al passato di Palermo. Stanotte, i ragazzi della Mobile l’hanno richiusa con forza quella porta. Ma gli spettri del passato aleggiano ancora in questa città. Resta da scoprire il segreto più grande degli Inzerillo, quello che volevano svelare Boris Giuliano e Giovanni Falcone: il tesoro milionario del traffico internazionale della droga accumulato negli anni Settanta e Ottanta. Quel tesoro, forse, sta già riscrivendo la storia della nuova (vecchia) mafia dopo l’era Riina.

Sorgente: Mafia, blitz fra Palermo e New York: 19 arresti. Bloccato il ritorno dei clan Inzerillo e Gambino – Repubblica.it

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