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Libia, Serraj: "Valutiamo rilascio migranti". Telefonata Trump-Al Sisi per discutere situazione

L’Onu: “Le guardie hanno sparato sulle persone in fuga”. La notizia riportata dal Libya Observer che cita il ministro dell’Interno Fathi Bashagha. La decisione riguardarebbe circa 6 mila migranti. Il giorno dopo la strage di Tajoura l’Onu non trova l’accordo per condannare l’attacco, attribuito alle forze fedeli ad Haftar, per l’opposizione degli Stati Uniti

TRIPOLI – Il governo di Tripoli guidato dal presidente Fayez al Serraj “sta valutando la chiusura di tutti i centri di detenzione dei migranti e il rilascio di tutti i detenuti in Libia, con l’obiettivo di garantire la loro sicurezza”, secondo quanto riferisce The Libya Observer, un sito vicino alle autorità di Tripoli, citando il ministro dell’Interno, Fathi Bashagha.

Nella notte Il presidente americano Donald Trump e quello egiziano Abdel Fattah Al Sisi hanno avuto una conversazione telefonica in cui hanno avuto in particolare uno scambio di vedute sulla situazione in Libia. Lo ha reso noto la Casa Bianca.

La decisione del governo di Serraj riguarderebbe tra i 6 e i 7mila migranti che sono detenuti nei centri di Tripoli e dei dintorni, dice l’Ansa che cita una “fonte informata”. Tra loro anche i poco più di 600 fino a ieri rinchiusi a Tajoura, il centro colpito dal raid aereo che l’altra notte ha fatto decine di vittime. Ieri l’Oim, l’organizzazione internazionale delle migrazioni, aveva parlato di “circa 3.000 i migranti e rifugiati detenuti arbitrariamente dentro e intorno a Tripoli”.

A dicembre dello scorso anno la stima dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati era di “4.900 rifugiati e migranti rinchiusi in centri di detenzione in Libia”.

L’annuncio del governo di al Serraj arriva al’indomani della strage di migranti nel campo di detenzione di Tajoura, a sud est di Tripoli, in cui sono morte almeno 53 persone, di cui 6 erano bambini, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari. I feriti sono 130. Il bilancio contrasta con quello della Mezzaluna rossa libica, che aveva parlato di almeno 60 morti nel raid dell’aviazione che sostiene il generale Haftar ma sottolinea ancora una volta la gravità di quanto accaduto. Sempre secondo l’Onu, dopo che il centro di detenzione migranti è stato colpito per la prima volta, le persone hanno tentato di fuggire: ma le guardie, fedeli al governo di Tripoli del presidente Serraj, hanno sparato contro di loro.

L’agenzia sottolinea anche che il centro era già stato colpito in precedenza, a causa della vicinanza con una base militare: “Nonostante ciò – scrive – le autorità hanno continuato a trasferire migranti e rifugiati nel centro”, e “circa 600, tra cui donne e bambini, erano trattenuti contro la loro volontà al momento dell’attacco”. Onu conclude sottolineando che “il fatto che oltre 3mila profughi e migranti intercettati in mare siano stati riportati in Libia nel 2019 è profondamente preoccupante. Questo è accaduto nonostante il chiaro fatto che, come il segretario generale dell’Onu Guterres ha sottolineato in una dichiarazione il 4 aprile 2019, ‘Nessuno può affermare che la Libia sia un porto di sbarco sicuro a questo punto”.

La strage di migranti ha fatto il giro del mondo, finendo sulla prima pagina dei princiapli giornali e siti di informazioni: ma non è basta a smuovere la politica. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ieri notte non ha trovato l’accordo per condannare l’attacco, dopo che gli Usa non hanno appoggiato una dichiarazione fatta circolare dal Regno Unito. Durante l’incontro di due ore e mezza, a porte chiuse, Londra ha proposto il testo che avrebbe condannato il raid aereo attribuito alle forze del generale Haftar, chiesto un cessate il fuoco e il ritorno ai colloqui politici. I diplomatici statunitensi, tuttavia, hanno detto nella riunione di aver bisogno della luce verde di Washington per approvare e i colloqui sono finiti senza quell’approvazione.

Sorgente: Libia, Serraj: “Valutiamo rilascio migranti”. Telefonata Trump-Al Sisi per discutere situazione – Repubblica.it

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