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Alla fine penso che le sinistre nostrane non perdonino a Tsipras di non aver fatto fallire la Grecia, trasformandola in un esperimento sociale di rottura con l’Europa senza compromessi, dall’incerto futuro. Insomma, pretendevano da Tsipras il coraggio – e la forza – che loro non avevano. Ovviamente coloro che imputano a Syriza il tradimento non sanno cosa vuol dire ritrovarsi da un giorno all’altro con le banche chiuse, i prelievi al bancomat contingentati, il timore di non riscuotere più quella pur minima pensione che ti permette di vivere. Né hanno mai tenuto conto del fatto che in Grecia la stragrande maggioranza della popolazione non voleva uscire dall’Europa, vista anzi come una garanzia rispetto ad una classe politica locale screditata e corrotta. Syriza e Tsipras sono ritenuti responsabili, quindi, di non avere condotto il proprio popolo al massacro. In questo quadro, ovviamente, i servizi essenziali restaurati, l’estensione del servizio sanitario nazionale ai poveri (che prima ne erano esclusi!) il blocco dei licenziamenti nel pubblico impiego, l’aumento del salario minimo imposto dai memorandum, la reintroduzione della contrattazione collettiva, la ripresa economica e la diminuzione dell’occupazione non valgono nulla. Anzi. Nella mia posizione, per certi versi privilegiata, ho avuto modo di assistere in prima persona alla rinascita di Atene, rispetto alla prima volta che arrivai in Grecia, nel 2013, in un contesto allora di piena crisi economica. La sconfitta di Tsipras, che festeggiano sia le borse che la speculazione internazionale, e già questo dovrebbe fare riflettere, alla fine ha significato una perdita di circa 170.000 voti rispetto alle scorse elezioni, poco più del 3.9%. Syriza ha preso il 32%, recuperando ben 6 punti % dai risultati delle scorse europee e ha conservato gran parte del proprio radicamento popolare nei quartieri operai e periferici, al contrario di quanto accade nella sinistra europea. Gran parte dei voti persi da Syriza sono andati al partito di Vaurofakis, che prende 166000 voti e supera il quorum del 3% entrando per la prima volta in parlamento. È inutile ragionare sul fatto che sommando i voti di Diem25, Kinal (ex Pasok) e Kke la sinistra greca raggiunga quasi il 50% dei voti. Il vero rammarico è sapere che al governo tornano quelli che hanno provocato la crisi, con Mitzotakis junior, già ministro del governo Samaras responsabile dei licenziamenti nel pubblico impiego, con la riproposizione di quelle ricette che hanno portato al fallimento la Grecia. Per come la vedo io, da semplice osservatore, Tsipras ha dimostrato la differenza tra un politico e uno statista, pronto a sacrificare se stesso nell’interesse del proprio popolo. Ps solo chi non conosce la Grecia può ritenere che Tsipras abbia perso per il sui “tradimento”. In realtà, in un paese profondamente nazionalista, ha pesato più l’accordo con la Macedonia per il riconoscimento del nome Macedonia del Nord, visto come un vero e proprio tradimento da una parte del paese, e vergognosamente strentalizzato dalla destra, che la crisi economica. Ad ulteriore dimostrazione della levatura politica di Tsipras

Daniele Leppe

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