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Più che sovranista, è una maturità democristiana: “Le tracce dell’esame danno un colpo a destra, prendendo un articolo de Il Giornale su Gino Bartali, e uno a sinistra, scegliendo il brano di un autore come Corrado Stajano. Immagino lo smarrimento dei poveri studenti”. Luciano Canfora, storico del mondo antico e filologo, fece l’esame di maturità nel 1959, quando la traccia di storia c’era ancora: “È bizzarro – dice – che, pur di mantenere fede all’idea sbagliatissima di non dare più una traccia di storia vera e propria, si ricorra all’escamotage di prendere un brano che allude alle conoscenze storiche, come è quello di Stajano sull’eredità del Novecento, e si chieda allo studente di discettare intorno a fatti la cui conoscenza precisa e approfondita non è richiesta. È diseducativo. È come se si dicesse: non è importante conoscere i fatti, è importante avere un’opinione sui fatti”.La poesia Risvegli di Giuseppe Ungaretti, un brano de Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia, un testo sul patrimonio culturale italiano tratto da Istruzioni per l’uso del futuro di Tomaso Montanari, il discorso di commemorazione del prefetto Luigi Viana nel trentennale dell’uccisione del generale Carlo Alberto della Chiesa, più un estratto di un libro scientifico su L’illusione della conoscenza e i già citati Gino Bartali e Corrado Stajano. Sono queste le sette tracce dell’esame di maturità del 2019, il primo che si tiene sotto la direzione del ministro dell’istruzione leghista, Marco Bussetti. Professor Canfora, mi pare non ci sia alcuna connotazione sovranista in queste tracce.Non mi stupisce. Il sovranismo non è un prezzemolo necessario in tutte le minestre che prepara il governo. Però, ci sono delle sfumature altamente rivelatrici. Quali?C’è un’evocazione ambivalente del Partito comunista italiano. Quando si parla dell’attentato a Palmiro Togliatti si attribuisce sottilmente al Pci la responsabilità dei disordini e delle tensioni. Mentre, invece, quando si nomina Pio La Torre, ucciso dalla mafia, si tace la sua appartenenza al partito dei comunisti. Morale: il nome del Pci si cita quando deve essere associato a un evento negativo. Si tace quando è accostabile a un fatto positivo. È un sintomo dell’ipocrisia faziosa di questi signori. Un dettaglio anche un po’ marginale però, Professore, o no?Certo, certo. Ma chi mai potrebbe dir male del coraggio di Gino Bartali che salva numerosi ebrei dalla deportazione e del sacrificio del generale Della Chiesa contro la mafia? La lotta alla mafia torna anche nel testo di Sciascia.È interessante notare che, mentre il ministro dell’interno Salvini dedica pochissimo del suo tempo alla lotta effettiva della criminalità organizzata, si invitino gli studenti a riflettere sul valore dell’impegno contro la mafia. Un buffo surrogato di ciò che non si fa nella realtà. Non c’è una continuità con la scelta di Salvini di festeggiare il 25 aprile in Sicilia, invitando alla liberazione dalla mafia?No, quello fu solo un modo un modo retorico per eludere la celebrazione della liberazione dal nazi-fascismo, una ricorrenza che Salvini non tanto gradisce. L’ha stupita la scelta del testo di Tomaso Montanari, un critico d’arte schierato molto a sinistra?Un po’ è sorprendente, anche se la sinistra non c’entra niente, in realtà. Stiamo parlando dell’ovvio: la difesa del patrimonio artistico italiano. Un campo nel quale è cresciuta una tale retorica che mi viene difficile dire qualsiasi cosa senza correre il rischio di essere mostruosamente banale. È banale anche Ungaretti?Ricordo una pagina di Benedetto Croce che commentava, ironicamente, i versi della sua poesia più celebre, Mattina, descrivendo l’affiorare delle poche parole che si stagliano nel fondo di un’immensa pagina bianca: “M’illumino d’immenso”. Io non ironizzo. Dico che i poeti hanno il diritto di porsi le domande capitali sull’esistenza. Non è da tutti fare dei commenti altrettanto capitali. Lei quale traccia avrebbe scelto?Senz’altro la traccia sull’eredità del Novecento. E cosa avrebbe scritto?Avrei contestato la scansione storica proposta. Soprattutto, l’idea di fare della caduta del muro di Berlino l’avvenimento centrale di un’epoca. Lei andrebbe all’esame per contestare la traccia?Mi pare che ci sia ancora il diritto di dissentire. Fino a che ci sarà, io ne usufruirei volentieri. Che traccia scelse davvero quando toccò a lei?Scelsi un tema sul distacco dal giacobinismo di Mazzini e dei grandi esponenti del risorgimento italiano. E come andò?All’orale, mi dissero: “Ci parli delle cause della prima guerra mondiale”. Io risposi che la causa principale era l’imperialismo. Il professore mi guardò e mi disse: “Lei ha idee troppo nette”. Risposi: “Lo devo prendere come una critica o un complimento?”

Sorgente: Luciano Canfora commenta le tracce dell’esame di maturità: “Un colpo a destra e uno a sinistra” | L’HuffPost

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