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Il gommone in difficoltà era al largo delle coste libiche. L’Onu: il nuovo decreto sicurezza penalizza i soccorsi

Fabio Albanese

Tre giorni dopo aver lasciato il porto di Licata, diretta nel Mediterraneo centrale dopo il dissequestro, la Sea Watch 3 ieri ha salvato un gruppo di 53 migranti che era su un gommone in condizioni precarie, 47 miglia al largo di Zawiya, a ovest di Tripoli. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha appena incassato dal Consiglio dei ministri il Decreto sicurezza bis, ha messo le mani avanti: «La nave è intervenuta in zona Sar libica, anticipando la Guardia costiera di Tripoli pronta a intervenire e già in zona», ha detto Salvini secondo cui se la «nave pirata», come l’ha definita, dovesse far rotta per l’Italia sarebbero «pronti i nuovi strumenti del Decreto sicurezza bis, per impedire l’accesso alle nostre acque territoriali». A nulla vale dunque la posizione dell’Unhcr secondo cui il nuovo decreto «penalizzerebbe i soccorsi nel Mediterraneo centrale» e che ieri ha chiesto al governo di rivederlo e al Parlamento di modificarlo.

Le Ong: “Dalla chiusura dei porti italiani almeno 1151 persone sono morte”

La Ong tedesca, che ora rischia una maxi multa e la confisca della nave, non ha ancora deciso cosa fare: la Sea Watch 3 resta in quel tratto di mare. Il salvataggio è avvenuto nella tarda mattinata di ieri dopo che un aereo della Ong francese Pilotes Volontaires, aveva avvistato il gommone e aveva dato l’allarme, sia «alle autorità competenti» sia alla stessa nave umanitaria. Sea Watch, in un tweet, ha scritto che «la cosiddetta Guardia costiera libica successivamente comunicava di aver assunto il coordinamento del caso. Giunti sulla scena, priva di alcun assetto di soccorso, abbiamo proceduto al salvataggio come il diritto internazionale impone». La motovedetta libica sarebbe arrivata subito dopo e, dopo un’attesa di qualche minuto e uno scambio di comunicazioni radio con la nave della Ong, avrebbe invertito la rotta per rientrare. La Sea Watch 3 deve ora trovare il modo per far sbarcare i migranti – tra loro 9 donne, due neonati e due minori non accompagnati – in un porto sicuro che però non si sa chi debba assegnare visto che il salvataggio è avvenuto in una zona Sar considerata di competenza della Libia.

Le vittime

Proprio ieri le Ong Medici senza frontiere e Sos Mediterranee, a un anno dalla sospensione delle attività della loro nave Aquarius, hanno diffuso dati secondo cui dal giorno in cui il governo italiano ha chiuso i porti alle navi umanitarie «almeno 1151 persone sono morte, e oltre 10mila sono state riportate forzatamente in Libia». «Un anno fa abbiamo implorato i governi europei di mettere al primo posto la vita delle persone – ha detto Annemarie Loof di Msf -. Invece la risposta europea ha raggiunto un punto ancora più basso». Msf e Sos Mediterranee denunciano che ormai «le navi commerciali, e addirittura quelle militari, sono sempre più riluttanti nel soccorrere le persone in pericolo a causa dell’alto rischio di essere bloccate in mare e di vedersi negato lo sbarco in un porto sicuro». Ieri da Salvini è arrivato anche un annuncio: da metà luglio il Cara di Mineo, che fu il più grande d’Italia, chiuderà definitivamente.

Sorgente: La Sea Watch salva altri 53 migranti. Salvini: nave pirata – La Stampa

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