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Il ministro dell’Interno durante il question time alla Camera ha risposto alle domande del deputato pentastellato Giuseppe Brescia: “Non posso chiedere informazioni su indagini coperte da segreto istruttorio”. Ma martedì scorso sulla scrivania del procuratore Giuseppe Volpe era arrivata una richiesta dal Viminale. A cui, come spiega a ilfattoquotidiano.it, ha risposto che “c’è massimo riserbo sulle indagini”

“Non posso chiedere informazioni su indagini coperte da segreto istruttorio” e “anche qualora le avessi, non potrei entrare ulteriormente nel merito”. Matteo Salvini ha risposto così durante il question time alla Camera, a un’interrogazione di un deputato barese del Movimento Cinquestelle e presidente della Commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Giuseppe Brescia, su un tema che sta impegnando investigatori e inquirenti del capoluogo pugliese: la corruzione elettorale, anche alla luce di episodi denunciati in occasione delle recenti elezioni amministrative.

In realtà, in previsione dell’appuntamento alla Camera, alle 16 di martedì scorso, è arrivata sulla scrivania del capo della Procura di Bari, Giuseppe Volpe, una richiesta di informazioni da trasmettere entro poche ore al ministero dell’Interno, sull’inchiesta in corso su presunti illeciti nella campagna elettorale per le amministrative di maggio scorso. Salvini evidentemente non voleva farsi cogliere impreparato. Ma alla richiesta partita dai suoi uffici, Volpe ha risposto picche: “Ho risposto che c’è massimo riserbo sulle indagini ancora in corso perché coperte da segreto”, ha raccontato il procuratore a ilfattoquotidiano.it. Insomma, il segreto istruttorio vale per tutti anche per il ministero al quale il capo degli uffici inquirenti baresi ha risposto nero su bianco di non poter fornire quanto richiesto.

Le indagini sul voto di scambio
Sono quattro le persone iscritte nel registro degli indagatinell’ambito dell’inchiesta sul voto di scambio a Bari. Ma i numeri potrebbero crescere ancora. Gli indagati sono esponenti degli schieramenti di centrodestra e centrosinistra. Gli investigatori della Digos, già durante la campagna elettorale, hanno ricevuto e raccolto diverse segnalazioni anche sui social network. Sono state ascoltate, come persone informate dei fatti, una ventina di persone in questura.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, in alcuni casi sarebbe stato utilizzato l’espediente del rappresentante di lista, fornendo un rimborso spese. In altri casi, invece, sarebbero stati consegnati dai 30 ai 50 euro. Ma anche generi alimentari, buoni benzina e promesse di posti di lavoro. Sulla vicenda era intervenuto anche il sindaco di Bari Antonio Decaro che – a marzo scorso – aveva lanciato un appello ai baresi di andare a denunciare in questura episodi di scambi di voto.

Decaro, rieletto lo scorso 26 maggio, ha raccontato di aver personalmente accompagnato un cittadino a denunciare: “L’ho fatto – ha dichiarato – perché credo nel valore sacro del diritto di voto come pilastro della vita democratica di una comunità”. “Su questi temi – ha concluso – non esistono appartenenze politiche, né calcoli di convenienza elettorale, né tattiche che tengano. La libertà e la democrazia non sono valori negoziabili. Mai”.

Le indagini intanto proseguono e gli investigatori stanno esaminando anche la lista dei 36 consiglieri eletti in Comune, analizzando i dati sulle preferenze e incrociandoli con i risultati ottenuti nei vari quartieri. Nel frattempo, la candidata sindaco del Movimento 5 stelle, Elisabetta Pani, ha organizzato una manifestazione, venerdì 14 giugno. Lo scopo è quello di testimoniare il proprio dissenso di fronte a questo cancro del processo democratico e, anche, sensibilizzare alla necessità della denuncia. Un’iniziativa a cui Pani ha invitato tutti i candidatisindaco delle scorse elezioni, oltre a “tutti i cittadini che, a prescindere dai colori politici, lo scorso 26 maggio hanno espresso con coscienza, il proprio voto libero ed incondizionato”.

Sorgente: Voto di scambio, c’è l’interrogazione M5s: Salvini chiede informazioni su inchiesta di Bari ma la Procura le nega: “C’è segreto” – Il Fatto Quotidiano

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