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Milioni di bambini stanno vivendo orrori indescrivibili a causa della guerra in Yemen. Colpiti per strada, bombardati mentre sono a scuola: sono bambini e bambine a cui è negata un’infanzia. Rimasti orfani, senza più una casa, senza più i propri cari. Tutto questo è inaccettabile.

Anche le bombe fabbricate in Italia e vendute alla Coalizione Saudita sono utilizzate in Yemen per colpire la popolazione, case, villaggi, aree civili. Ecco perché ti chiediamo di firmare ora per fermare immediatamente la vendita di armi italiane usate contro i bambini.

COSA STA SUCCEDENDO: IL CASO ITALIANO

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11 della Costituzione Italiana).
Uccidere bambini in un conflitto è vietato dal diritto internazionale umanitario. La legge italiana sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (legge 185/90) proibisce l’esportazione verso paesi che violano i diritti umani. Per proteggere i bambini in conflitto è quindi necessario e urgente fermare l’esportazione, la fornitura e il trasferimento di armi e altro materiale militare alle parti in conflitto dove c’è il rischio che queste vengano utilizzate in attacchi illegali contro i bambini. Rapporti, foto e reportage realizzati in Yemen documentano che alcuni resti delle bombe esplose in zone civili, su case e villaggi in cui erano presenti famiglie con bambini, recavano il codice A4447 che riconduce ad una fabbrica di armi in Sardegna.

Caso RWM Italia

RWM Italia S.p.A. è una fabbrica di armamenti parte del conglomerato industriale tedesco della Rheinmetall. La principale attività è la produzione di sistemi antimine, munizioni e testate di medio, grosso calibro. La compagnia ha sede legale a Ghedi, Brescia e stabilimento produttivo a Domusnovas, in provincia di Carbonia-Iglesias, in Sardegna. L’utilizzo di ordigni della serie MK da 500 a 2000 libbre di fabbricazione italiana da parte dell’aviazione saudita è confermato dal Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen, commissionato dall’Onu: dai documenti risulta l’impiego in due attacchi nel Settembre 2016 sulla capitale Sana’a di bombe inerti marchiate con il codice identificativo A4447, che contraddistingue i prodotti della RWM Italia [1]. A questo si aggiunge il caso documentato da Mwatana, Rete Disarmo e ECCHR dell’8 ottobre 2016 in cui alle 3 del mattino una bomba di fabbricazione italiana è stata sganciata su un’abitazione civile occupata da una donna incinta, 4 bambini e il marito [2].

Chiediamo, quindi, che l’Italia fermi immediatamente l’esportazione di armamenti verso i paesi responsabili delle sei gravi violazioni dei diritti di minori in conflitto armato [3] e che si faccia promotrice di un’iniziativa globale per fermare questo commercio sulla pelle dei bambini in Europa e nel mondo.

Chiediamo al Ministro degli Affari Esteri di fermare immediatamente l’esportazione, la fornitura e il trasferimento di materiali di armamento alla Coalizione Saudita, armi che uccidono i bambini yemeniti e che quando anche sopravvivono, distruggono il loro futuro. Unisciti a noi.
Firma ora la petizione.

Sei gravi violazioni dei diritti dei minori in conflitto

Tre anni dopo la creazione del ruolo di Rappresentante Speciale per i Minori e i conflitti armati, nel 1999, ci fu la prima risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sui minori e i conflitti armati. La risoluzione individuava e condannava 6 gravi violazioni dei diritti dei minori nei conflitti armati, che sono:

  1. Uccisione e mutilazione di bambini;
  2. Reclutamento o utilizzo di bambini come soldati;
  3. Violenza sessuale contro i bambini;
  4. Attacchi contro scuole o ospedali;
  5. Impedimento dell’assistenza umanitaria ai bambini;
  6. Sequestro di bambini.

Annualmente il Segretario Generale delle Nazioni Unite e il suo Rappresentante Speciale producono un rapporto che analizza nel dettaglio l’andamento della tutela dei diritti dei bambini nei conflitti internazionali attraverso la lente delle 6 gravi violazioni.

COME PROTEGGERE I BAMBINI

Si stima che 1 bambino su 5 al mondo viva in situazioni di conflitto.

Un modo concreto per gli Stati di proteggere i bambini in conflitto è fermare l’esportazione, la fornitura e il trasferimento di armi e altro materiale militare alle parti in conflitto dove c’è il rischio che queste vengano utilizzate in attacchi illegali contro i bambini. Chiediamo, quindi, che l’Italia fermi immediatamente l’esportazione di armamenti verso i paesi responsabili delle sei gravi violazioni dei diritti di minori in conflitto armato [5] e di violazioni del diritto internazionale umanitario. La legge italiana sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (legge 185/90) vieta già l’esportazione di armi verso Paesi che commettono violazioni dei diritti umani.

Save the Children si sta inoltre attivando a livello europeo e internazionale per fermare la vendita di armi alla coalizione saudita e a tutti coloro che si sono resi colpevoli di gravi violazioni dei diritti dei bambini in conflitto. In particolare facendo pressione affinché si adotti e si rispetti l’Arms Trade Treaty (il trattato internazionale sul commercio di armi) che obbliga gli Stati a fermare l’esportazione di materiali di armamento verso Paesi che minano la pace e la sicurezza internazionale o che abbiano commesso violazioni dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario, o gravi crimini contro donne e bambini.

In riferimento all’esportazione di materiali di armamento verso l’Arabia Saudita l’Italia è il 3° esportatore [6] quindi bloccando l’esportazione verso questo Paese si potrebbe generare davvero un cambiamento nella vita di tutti i bambini Yemeniti. L’Italia è, inoltre, nella top 10 dei produttori di armi. La classifica vede il nostro Paese preceduto da grandi potenze mondiali come USA, Russia, Cina, Francia e Germania [7].

Ad oggi alcuni Paesi hanno già bloccato l’export di armi all’Arabia Saudita, tra questi: Austria; Belgio (parziale – ha revocato 4 licenze); Danimarca; Finlandia; Germania; Grecia; Norvegia e Svizzera.

LA LEGGE ITALIANA

Dopo la revisione del 2013 (D.Lgs 22 giugno 2012 n. 105 e D.M. 7 gennaio 2013 n.19) della Legge 185/90 il testo normativo rende meno esplicito il divieto all’esportazione di materiali d’armamento verso paesi colpevoli di violazioni dei diritti umani nei conflitti armati, come ad esempio l’Arabia Saudita che attualmente, con armi italiane, bombarda lo Yemen. Come Save the Children siamo preoccupati dell’andamento di questo commercio che sempre più spesso finisce per avere conseguenze disastrose per i bambini.

Il Parlamento italiano e il Governo, attraverso il Ministero degli Affari Esteri, hanno un ruolo fondamentale nel controllo di questo commercio: il Ministero degli affari Esteri infatti, attraverso l’Autorità nazionale UAMA, ha la responsabilità di rilasciare le autorizzazioni all’esportazione di sistemi d’arma militari, nel rispetto della normativa italiana e internazionale vigente e deve presentare una relazione annuale al Parlamento.

Il Parlamento può e deve esercitare attivamente un controllo sulle autorizzazioni rilasciate.

Ad oggi le ultime relazioni presentate al Parlamento, pur essendo molto dettagliate (poco meno di 800 pagine) erano opache e non contenevano tutte le informazioni necessarie a tracciare il dettaglio della tipologia e della destinazione dei sistema d’arma italiani (tutte informazioni che l’UAMA è tenuta a presentare ma che ha inserito sotto una clausola di segretezza).

Contesto Globale – COSA STA CAMBIANDO

Nell’ultima decade abbiamo assistito ad un aumento allarmante dei bambini uccisi, feriti o mutilati nei conflitti (Assemblea Generale della Nazioni Unite, Children and Armed Conflict: Report of the Secretary General, Maggio 2018). La guerra contemporanea si è modificata radicalmente con conseguenze disastrose per i bambini; in particolare nei seguenti elementi:

  • Crescente urbanizzazione delle guerre – Sempre più conflitti armati sono combattuti nelle città portando alla distruzione di strutture civili come case, scuole e campi da gioco; sempre più spesso tramutati in veri e propri campi di battaglia (International Committee of the Red Cross, Roots of Restraint in War, September 2018).
  • Utilizzo indiscriminato di armi esplosive in aree popolate – Nel 2017 i civili erano il 93% dei morti e dei feriti in attacchi con armi esplosive in aree densamente popolate – il numero più alto registrato da Action on Armed Violence dall’inizio del loro monitoraggio nel 2011 – un aumento del 38% rispetto all’anno precedente, e un 165% in più rispetto al 2011 (Action on Armed Violence, Monitoring Explosive Violence: The Burden of Harm, 2017)
  • Aumento dei gruppi armati non statali – a differenza dai militari di stato, questi gruppi non hanno una struttura gerarchica attraverso la quale formare i propri membri alle norme del diritto internazionale umanitario (IHL) (International Committee of the Red Cross, Roots of Restraint in War, September 2018). Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha indicato 57 gruppi armati non statali negli allegati al suo rapporto annuale sui minori e i conflitti armati per aver commesso gravi violazioni dei diritti dei minori in 20 paesi diversi.
  • Natura più complessa e protratta dei conflitti moderni – Durata del conflitto sempre più lunga, molti bambini non hanno conosciuto altro che la guerra rendendo sempre più complesso il loro recupero psico-fisico
  • Sempre più diffuso utilizzo dell’esternalizzazione della guerra per mantenere una distanza geografica dal fronte e ridurre i costi domestici del coinvolgimento diretto (ad esempio attraverso il supporto ad altre forze – gruppi armati o contractors & mercenari – e l’utilizzo di tecnologia come i droni)
  • La spesa militare è quasi duplicata dal 1998 arrivando a 1.74 trilioni di dollari nel 2017 (Fonte SIPRI: Military Expenditure Database), con un espansione nel commercio di armi e di materiale militare

Ad oggi sono 420 milioni i bambini che, nel mondo, vivono in aree di conflitto o in guerra (Rapporto Save the Children: war on children 2019). Alla luce di queste tendenze dobbiamo cercare un modo immediato e pratico per meglio proteggere i bambini in conflitto.

Impatto sui bambini

Impatto diretto – i bambini differiscono psicologicamente, anatomicamente e fisiologicamente dagli adulti nelle loro risposte alle ferite causate dai conflitti [16]. I bambini sono particolarmente vulnerabili agli effetti dell’utilizzo di armi esplosive e muoiono più facilmente come conseguenza di lesioni da esplosione [17]. Studi epidemiologici [18] dimostrano che le ferite da penetrazione (ad esempio da proiettili) al viso, alla testa, al collo, agli arti superiori e al troco si riscontrano nell’80% dei pazienti minori, decisamente una percentuale più alta del 31% degli adulti [19]. L’esposizione prolungata al conflitto può inoltre causare ai bambini stress tossico con sintomi come ricominciare a fare pipì a letto, autolesionismo, tentativi di suicidio e comportamenti aggressivi o regressivi. Se non trattate, le conseguenze di lungo periodo dello stress tossico è molto probabile siano irreversibili causando danni alla loro salute fisica e mentale per il resto della vita [20].

Impatto indiretto – i bambini sono anche particolarmente vulnerabili all’impatto indiretto della guerra: la distruzione delle loro case e delle strutture civili (ad esempio tralicci elettrici, provviste di acqua potabile, strutture igienico sanitarie, mercati e scuole), la distruzione di servizi essenziali (inclusi i programmi di vaccinazione, i servizi sanitari e educativi) e l’insicurezza alimentare lasciano i bambini altamente vulnerabili alla malnutrizione, alle malattie, a problemi psico-sociali e alla deprivazione materiale che può minare il loro sviluppo con possibili conseguenze durature.

Approfondimenti e link esterni:

  1. United Nations Security Council: Final report of the Panel of Experts on Yemen (Pagina 171/242)
  2. ECCHR: European responsibility for war crimes in Yemen
  3. United Nations Office of the Special Representative of the Secretary-General for Children and Armed Conflict: The Six Grave Violations
  4. United Nations Security Council: Children and armed conflict
  5. United Nations Office of the Special Representative of the Secretary-General for Children and Armed Conflict: The Six Grave Violations
  6. Dati Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) in riferimento al biennio 2016-2017
  7. Sipri: Trends in international arms transfers, 2017 Per l’esattezza l’Italia esporta il 2.5% delle armi di tutto il mondo. Prima di noi in classifica troviamo USA (34%), Russia (22%), Francia (6.7%), Germania (5.8%), Cina (5.7%), Regno Unito (4.8%), Spagna (2.9%) e Israele (2.9%). Chiude la classifica al decimo posto l’Olanda (2.1%)
  8. Revisione legge 185/90 Decreto 22 giugno 2012 n.105
  9. Revisione legge 185/90 D.M. 7 gennaio 2013, n.19
  10. Assemblea Generale della Nazioni Unite, Children and Armed Conflict: Report of the Secretary General, Maggio 2018
  11. International Committee of the Red Cross, Roots of Restraint in War, September 2018
  12. Action on Armed Violence, Monitoring Explosive Violence: The Burden of Harm, 2017
  13. International Committee of the Red Cross, Roots of Restraint in War, September 2018
  14. Sipri: SIPRI Military Expenditure Database
  15. Rapporto War on Children 2019
  16. Centre for Blast Injury Studies, Imperial College London, The Impact of Blast Injury on Children: A Literature Review, September 2017
  17. Quintana DA, Jordan FB, Tuggle DW, Mantor PC, Tunell WP. The spectrum of pediatric injuries after a bomb blast. J Pediatr Surg. 1997;32(2):307–11
  18. Bendinelli C. Effects of land mines and unexploded ordnance on the pediatric population and comparison with adults in rural Cambodia. World J Surg. 2009;33(5):1070–4
  19. Save the Children, Invisible Wounds: The impact of six years of war on the mental health of Syria’s children, 2017.

Sorgente: Stop alla vendita di armi italiane usate contro i bambini in Yemen. Firma la petizione.

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