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A gennaio lo Stato e il Comune avevano risposto alle richieste riguardanti soprattutto un eccesso di turismo, lo spopolamento della città e la quotidiana entrata e uscita dei transatlantici. Adesso viene concesso un anno per spiegare come saranno concretamente tradotte le linee guida del Patto per Venezia e la gestione dei flussi

Venezia è un bene mondiale dell’umanità in pericolo? La domanda è al centro del nuovo capitolo di una storia infinita, la conservazione della laguna e del centro storico, lo sfregio da parte delle Grandi Navi che continuano impunemente a sfiorare Piazza San Marco e Palazzo Ducale. Perché la posizione di Venezia è sotto esame critico da parte dell’Unesco che dal 2017 ha avviato un’istruttoria per verificare se esistano ancora le condizioni per concedere il riconoscimento alla città. Questione cruciale che sembrava arrivata alla stretta finale, con la sessione plenaria del Comitato per la tutela del patrimonio mondiale prevista per luglio a Baku. Ma in Azerbaigian non saranno prese decisioni definitive. I commissari Unesco voteranno, invece, un documento che darà a Venezia ancora un anno di tempo, fino al febbraio 2020, per dimostrare di rispettare le prescrizioni in materia di tutela ambientale, vivibilità e salvaguardia dei beni architettonici.

Non è sventata, quindi, l’eventualità di finire nella lista nera dei siti a rischio, anche se il Comune di Venezia legge nella decisione interlocutoria un successo, in particolare in materia di Grandi Navi. Al contrario, il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli non vi legge una sconfessione della propria linea sulla viabilità nautica in laguna, il comitato No-Grandi Navi denuncia una scelta considerata “folle” e Italia Nostra avverte che per il momento l’Unesco si è accontentata di promesse, ma mancano progetti concreti e operativi.

A gennaio lo Stato e Venezia avevano risposto alle richieste stringenti dell’Unesco riguardanti soprattutto un eccesso di turismo, lo spopolamento della città e la quotidiana entrata e uscita dei transatlantici. Adesso viene concesso a Venezia (e all’Italia) un anno per spiegare come saranno concretamente tradotte le linee guida del Patto per Venezia e la gestione dei flussi. Nella bozza dell’Unesco si afferma che “il dossier consegnato include risposte dettagliate. Nonostante ciò, vanno sollevate preoccupazioni per la mancanza di comunicazione attiva dallo Stato. Sulle crociere è stata delineata una strada, ma il cronoprogramma e il progetto complessivo sono ancora assenti e il Mose non è ancora completato”. L’Unesco è perentorio: “Lo Stato deve fornire una ‘road map’ dettagliata e vanno chiarite le tempistiche di progressione del Piano di gestione”.

La giunta comunale cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno nel giudizio positivo che sembra essere dato al progetto di far attraccare a Marghera le navi da crociera. Il sindaco Luigi Brugnaro: “È positivo il welcome alla soluzione sulle grandi navi che prevede di raggiungere la Stazione marittima senza passare più per il bacino di San Marco e il Canale della Giudecca, ma attraverso la bocca di porto di Malamocco e il Vittorio Emanuele, facendo accostare nel nuovo terminal di Marghera quelle più grandi, salvaguardando così l’industria crocieristica”. Il primo cittadino ha aggiunto: “Si tratta del progetto fermo sulla scrivania del ministro delle Infrastrutture. Ora il Comitato del patrimonio mondiale chiede di avere il progetto dettagliato e la tempistica di avvio lavori. Non ci sono più alibi e la comunità internazionale ci chiede di andare avanti. Il canale Vittorio Emanuele (per arrivare a Marghera, ndr) è la soluzione più rapida ed urgente, senza pregiudicare alternative a più lungo termine”.

Il ministro Toninelli non sembra intenzionato a subire diktat. “L’Unesco è importante e dice sì a Marghera, ma ci sono altre voci in campo che vanno ascoltate e dal punto di vista del ministero ce ne sono altre che possono garantire un miglior apporto sia per tutela ambientale che per valorizzazione turistica. Ci lavoriamo da un anno e daremo un riscontro a breve”. Un modo per dire che il governo sta considerando ipotesi alternative. Contro i facili entusiasmi del Comune prende posizione anche Italia Nostra: “Siamo stupefatti, questa bozza è in contraddizione con le precedenti decisioni Unesco. – dichiara la presidente veneziana Lidia Fersuoch – Pur avendo richiesto allo Stato un documento legale che introduca la proibizione alle più grandi navi anche commerciali di entrare in Laguna, ora rinnegano la posizione assunta. La bozza saluta il percorso alternativo identificato per la riallocazione della navi di oltre 40mila tonnellate a Marghera. Ma a Parigi non si rendono conto che l’opzione crocieristica a Marghera non esiste più: il Governo l’ha cancellata”. Insomma, il Comune non avrebbe informato l’Unesco di questo cambio di prospettiva. “I commissari non sono informati che i provvedimenti annunciati come fondamentali per gestire il turismo (i tornelli e lo spostamento dei lancioni lontano da San Marco) sono stati già revocati. Ignorano la condizione di vita dei pochi abitanti superstiti. Ignorano la quantità (diecimila) nuovi posti letto turistici a Mestre. Ignorano che Venezia perde 800 abitanti all’anno”. Duro l’intervento di Luciano Mazzolin, portavoce di No-Grandi Navi. “Sembra che qualcuno dell’Unesco abbia espresso parere positivo all’idea di portare le grandi navi da crociera a Porto Marghera, di farle entrare dalla bocca di porto di Malamocco, di farle transitare attraverso il canale dei Petroli… È una vera follia! Non si riesce a capire chi abbia dato questo parere. Politici infiltrati nell’Unesco o tecnici?”.

Sorgente: Grandi Navi, istruttoria dell’Unesco su Venezia: a rischio il riconoscimento come patrimonio dell’umanità – Il Fatto Quotidiano

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