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I popolari restano saldamente il primo partito dell’Unione ma perdono parecchi eurodeputati. Passo indietro anche per i socialisti di S&D: una possibile maggioranza potrebbe dunque vedere il Ppe alleato dei socialisti e di Liberali che guadagnano più di 100 seggi. Exploit anche dei verdi. I sovranisti di Salvini e Le Pen potrebbero raddoppiare la loro presenza e arrivare a 71 rappresentanti. Il Brexit Party di Farage è la prima formazione nazionale insieme alla Cdu della Merkel (29 eurodeputati), segue la Lega con 28

Il gruppo sovranista di Matteo Salvini e Marine Le Pen raddoppia i seggi, i popolari e i socialisti perdono terreno ma tengono: non hanno più la maggioranza da soli ma rimangono la prima e la seconda forza del Parlamento di Strasburgo. Sono questi i primi dati che emergono dalle proiezioni di tutta Europa. Un turno elettorale che si contraddistingue per l’affluenza: superiore al 50% nella media e al livello più alto degli ultimi vent’anni. Una teorica alleanza del centrodestra con la destra, esclusa dal presidente del gruppo Ppe nel Parlamento Manfred Weber, non avrebbe i numeri, secondo queste proiezioni: Ppe più Efdd, Enf ed Ecr insieme avrebbero 347 seggi, meno dei 376 necessari ad avere la maggioranza dell’Aula. I liberali di Alde adesso diventano decisivi per formare la nuova maggioranza europea insieme a popolari e socialdemocratici.

I sovranisti raddoppiano – Cresce nel Parlamento Ue il gruppo di Salvini e Le Pen. Il gruppo Enf, che in futuro sarà ribattezzato Alleanza europea dei popoli e delle nazioni, dovrebbe passare dagli attuali 37 seggi in Europarlamento a 58 seggi, cui in futuro si potrebbero aggiungere gli eurodeputati dei partiti che non hanno ancora formalmente aderito al gruppo ma che erano alla manifestazione di Salvini per un totale di oltre 70 seggi. Tra questi Alternative für Deutschland (Afd), che ha raccolto undici seggi, il Partito del popolo danese (2 seggi) e i Veri finlandesi (2 seggi) e i nazionalisti estoni di Ekre (1 seggio). A trainare il risultato, oltre alla crescita della Lega, anche l’exploit di Rassemblement national in Francia e dei nazionalisti fiamminghi di Vlaams Belang in Belgio. Ancora non è chiaro poi dove confluiranno gli eurodeputati di Farage che con il suo Brexit Party ha avuto un successo schiacciante nel Regno Unito (avrà 29 seggi) e che, in attesa della Brexit, è corteggiato dalla Lega.

Popolari e socialisti perdono seggi – Tra le sorprese i Verdi, protagonisti di un exploit al di là di ogni migliore previsione che li porta a 70 seggi dagli attuali 52. I popolari, infatti, restano saldamente il primo partito dell’Unione ma perdono parecchi eurodeputati: cinque anni fa ne avevano 217, ora ne avrebbero 179. Passo indietro anche per i socialisti di S&D che passano da 187 seggi a 150. Una possibile maggioranza potrebbe dunque vedere il Ppe alleato dei socialisti e di Liberali che passano da 68 a 107 seggi e diventano decisivi per i nuovi equilibri a Strasburgo. Il partito di Guy Verhofstadt ha guadagnato voti grazie soprattutto all’esordio in campo europeo di En Marche del presidente francese Emmanuel Macron. Insieme, Ppe, Socialisti e Liberali avrebbero circa 430 seggi, molto al di sopra della maggioranza necessaria (376) nel Parlamento Europeo. La sinistra della Gue/Ngl cala da 52 seggi a 38, i conservatori dell’Ecr con 58 (da 76). L’Efdd, il gruppo del Movimento Cinque Stelle, dello Ukip e di Nigel Farage, sale da 41 seggi a 56. Poi, 7 non iscritti e 28 seggi per partiti che non hanno ancora aderito ad alcun gruppo.

I singoli partiti nel Parlamento Ue – La Cdu di Angela Merkel unita alla Csu, nonostante la perdita di voti, resta secondo le proiezioni il primo partito nazionale nel prossimo Parlamento europeo con 29 seggi, al pari del Brexit Party di Farage. Subito dopo la Lega che si avvia a portare a Strasburgo 28 eurodeputati. I Verdi tedeschi ne avranno 22, come Le Pen, mentre la formazione di Macron si ferma a 21. In Spagna, Sanchez conquista 20 seggi, mentre Orban ne avrà 13.

Le rivendicazioni sulla presidenza. Alde ago della bilancia – La previsione è soggetta a variazioni, ma già cominciano le rivendicazione dei presunti vincitori. “Se il Ppe sarà il gruppo politico più forte, allora ogni cittadino dirà che il gruppo più forte deve assumere il ruolo di presidente della Commissione Ue, e noi sosterremo questa richiesta”, ha detto il candidato di punta – Spitzenkandidat -dei Popolari Manfred Weber.  “Abbiamo dimostrato la capacità di distinguerci chiaramente dall’estrema destra e dall’estrema sinistra che rifiutano l’Europa”, ha aggiunto. A stretto giro arriva la replica Udo Bullmann, capogruppo dei socialisti a Bruxelles: “L’orbanizzazione del Ppe non si è ancora fermata e il Ppe non può pretendere come propria naturale posizione nella maggioranza quella di definire chi è il presidente della Commissione Europea. Non è il loro monopolio naturale: serve una nuova coalizione per le riforme, una nuova alleanza per migliorare le condizioni di vita degli europei, per molti e non solo per pochi”.  Nel frattempo Verhofstadt sottolinea il nuovo ruolo di ago della bilancia per il sui partito: “Formeremo un nuovo gruppo al Pe con 100 seggi, sarà fondamentale e per la prima volta da 40 anni i due partiti classici Ppe e S&D non avranno la maggioranza e ciò significa che una maggioranza solida sarà possibile con l’Alde”.

Sorgente: Elezioni Europee 2019, risultati: popolari e socialisti sono primi ma senza numeri. Liberali decisivi, i sovranisti raddoppiano – Il Fatto Quotidiano

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