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Il retroscena. I popolari vogliono presentarla come “SpitzenKandidat”. Weber contrario. Impraticabile l’intesa coi conservatori

BRUXELLES – Presentare Ursula von der Leyen come “Spitzen Kandidat“. Ossia come candidata alla presidenza della Commissione. Anche se si tratta di una conferma. Il Ppe vuole sciogliere il nodo che si sta attorcigliando soprattutto intorno al dibattito della politica italiana. E non intendono allearsi con la destra guidata a Bruxelles da Matteo Salvini, Marine Le Pen e dal partito neonazista tedesco di Afd. E per farlo sono pronti a mettere in campo la presidente uscente dell’esecutivo europeo.

 

 

Una mossa che deve essere ingoiata anche da Manfred Weber, presidente de capogruppo del Ppe, che non ha mai nascosto una certa antipatia nei confronti della “collega” von der Leyen. I movimenti della destra italiana, del resto, hanno indispettito larga parte del gruppo dirigente popolare. Già l’idea di un’alleanza con i Conservatori di certo non rasserenava molti dei rappresentanti del Ppe. Ma il solo rischio, avanzato da Salvini, che ci fosse addirittura un patto con il suo gruppo di Identità e Democrazia, ha fatto precipitare la situazione. La contromossa allora è rispolverare il meccanismo degli “Spitzenkandidaten”, ossia i concorrenti alla guida della Commissione che ogni famiglia politica dovrebbe presentare alle elezioni europee. Weber, che da tempo tenta di azzoppare la sua acerrima nemica “Ursula” cercando in primo luogo di affossare il Green Deal (il provvedimento sulla transizione ambientale), ha dovuto accettare la sconfitta e accogliere la possibilità di rimetterla in campo. Alla stessa Von der Leyen, eletta quattro anni fa senza una legittimazione popolare diretta, non dispiacerebbe che il suo eventuale secondo mandato esca dalle urne e non dagli accordi tra i governi. Resta il fatto che i Popolari sono decisamente preoccupati da un’intesa con la destra. Con i Conservatori di Giorgia Meloni e ancor di più con i parlamentari “salvinan-lepeniani”. Basti pensare che i polacchi, seconda delegazione dopo quella tedesca nel Ppe, considerano come il fumo negli occhi la possibilità di associarsi al conservatore e attuale premier di Varsavia Morawiecki. Il gruppo dirigente del Ppe ha quindi considerato che l’unico modo per disinnescare ogni pericolo è quello di presentare un proprio “SpitzenKandidat”, radicalizzare il confronto elettorale e rendere impraticabile in partenza il dialogo con la destra. Basta ascoltare il leader forzista Antonio Tajani per capire quanto il Ppe sia in sofferenza su questa prospettiva: «Con Salvini assolutamente sì a un’alleanza in Europa. Il problema non è mai stato e non sarà mai Matteo Salvini, il problema sono Afd e Le Pen, che sono antieuropeisti». Il leader leghista, però, non può separarsi dai suoi attuali “soci”.

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Anche la presidente della Commissione è netta sull’impossibilità di scendere a patti con gli «estremisti che guardano indietro». Rivolgendosi al primo ministro spagnolo, il socialista Sanchez, ha sottolineato: «Noi, i gruppi democratici del centro, dobbiamo mostrare che abbiamo una chiara idea di come vogliamo affrontare il cambiamento».

La scelta del Ppe, dunque, costringerà tutti gli altri gruppi a presentare il proprio “campione”. I socialisti stanno già vagliando alcune opzioni: dalla finlandese Sanna Marin al portoghese Antonio Costa. E lo stesso dovranno fare i Conservatori e ID. Non a caso, proprio per “salvinian-lepeniani” già circola il nome del bracco destro di Le Pen, Jordan Bardella. La prospettiva di un’alleanza tra popolari e tutta la destra è quindi tramontata definitivamente con la proposta di Salvini. Quanto a quella di un’intesa con i soli Conservatori, appare sempre più impraticabile. Dal punto di vista politico e numerico. Secondo anche l’ultimo sondaggio effettuato la scorsa settimana da “Europe Elects”, alle elezioni di giugno prossimo il Ppe resterebbe il principale gruppo con 161 seggi perdendone 16. I socialisti di S&D stabili a 142 seggi (uno in meno). I liberali di Renew (gruppo che fa riferimento al presidente francese Macron e contrario a un’alleanza con i Conservatori), arriverebbero a 87 contro gli attuali 101. I meloniani di Ecr salirebbero da 66 a 83. ID da 62 a 69 (19 della sola Alternative fur Deutschland in Germania e 22 della Le Pen). Ma, appunto, la somma di popolari e conservatori farebbe 248, ben lontani dai 307 minimi per eleggere la/il presidente della Commissione.

E per Von der Leyen la sua corsa ha come primo obiettivo la ricostituzione della cosiddetta “maggioranza Ursula” con Ppe, Pse e liberali.

Sorgente: Mossa del Ppe contro le destre: “Il bis di Ursula nel 2024” – la Repubblica

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