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Non si nasce invano sopra un vulcano. Se vivi nei Campi flegrei, lo sai: tocca ballare. Si muove la terra e fa il suo mestiere. Nessuno se ne lamenti. Ma quando all’alba, la scossa sale di magnitudo e si accompagna a un boato sinistro, il cuore batte più forte. È stata una notte come non si vedeva da molti anni, tra Agnano e Pozzuoli. Dalle 3.32 alle 7.39 di ieri mattina 70 scosse. Dal primo marzo fino a ieri erano state solo sei. Tutte lievi, tranne quella delle 5.26 di ieri che, con una magnitudo di 2,5 a 1,3 km di profondità, per sessanta secondi, ha tirato giù dal letto gli Astroni, Agnano, Soccavo per arrivare fino a Pozzuoli e Quarto. Nessun danno ma la tachicardia, sì. Ai più anziani sono tornati in mente il 1970 e il 1983, quando il bradisismo, nelle sue fasi più acute, si annunciava proprio così. Uno sciame notturno, una scossa forte, un boato. «Ma adesso non c’è da allarmarsi si è precipitata a rasserenare gli animi la direttrice dell’Osservatorio vesuviano, Francesca Bianco – Gli eventi rientrano nello stato di allerta gialla, nel trend della vita del vulcano». Ma il bradisismo non si ferma mai. Il sollevamento continua inesorabile: 0,7 centimetri al mese. Il segno si va a leggere, come sempre, sulle tre colonne del Serapeo romano, i resti del mercato costruito dai Flavi nel primo secolo dopo Cristo e termometro della rabbia sismica flegrea. I tre blocchi di marmo a ridosso del porto sono rimasti millenni sotto il livello del mare. Poi sono riemersi, con tanto di microrganismi marini, poi ancora sommersi. Un’altalena secolare, con le colonne che portano le tacche della paura di Pozzuoli. Su e giù. E negli ultimi tempi si va su. Trentaquattro centimetri dal gennaio 2014; quindici negli ultimi due anni.
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Sorgente: Pozzuoli e l’allarme bradisismo: «Non ci muoviamo, restiamo qui» | Il Mattino


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