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Timori e perplessità. Il voto sulla Diciotti e su Matteo Salvini lascia strascichi dentro il Movimento 5 stelle e continua a serpeggiare un certo malessere che nasce dal voto online di lunedì, poi certificato da quello pronunciato ieri nella Giunta delle immunità dagli esponenti pentastellati, che ha ‘salvato’ l’alleato di governo leghista con il 59% dei voti contro un 41% che invece avrebbe voluto processare Salvini.

I timori sono sul futuro di M5s alla luce anche delle novità di riorganizzazione nazionale e locale annunciati da Luigi Di Maio ai parlamentari nel corso dell’assemblea congiunta serale, e della possibile apertura a liste civiche in occasioni di elezioni locali; le perplessità sono sulle modalità di questi cambiamenti, su come saranno portati avanti. Modifiche che segneranno una svolta nella struttura del Movimento ma che, in ogni caso, dovranno avere il via libera finale dagli iscritti con un voto online.

In tutto ciò pesa anche il prossimo voto regionale, quello di domenica 24 in Sardegna e qualche esponente 5 stelle sardo ammette che il candidato, Francesco Desogus, “è debole” anche perché non era il candidato iniziale avendo dovuto sostituire in corsa Mario Puddu, che ha dovuto ritirare la sua candidatura dopo essere stato condannato a un anno per abuso d’ufficio. Il giorno dopo l’assemblea congiunta dei 5 stelle, c’è chi parla del solito “psicodramma” dove “ognuno recita la sua parte”.

L’idea delle liste civiche

Ma sul fatto che il Movimento debba riorganizzarsi sono quasi tutti d’accordo, il punto vero sta nelle modalità. Come farlo? Il deputato palermitano Giorgio Trizzino, formazione da medico primario messa a disposizione del Movimento, interpellato dall’AGI, sostiene di essere convinto che il Movimento si debba “adeguare al nuovo contesto”. E spiega: “Non si tratta di riorganizzare il Movimento ma di darsi regole organizzative contestualizzate al nuovo ruolo di forza di governo. La presenza nei territori – osserva – va rafforzata con modalità nuove che possano consentire nuove forme di organizzazione e consultazione degli iscritti. La possibilità di aprire a liste civiche mi appare come l’unica possibilità per affermarsi alle elezioni regionali e comunali”, conclude sicuro.

Sull’apertura alle liste civiche, viene spiegato da M5s, la proposta di Di Maio arriverà entro qualche settimana, al massimo un mese. Ma poi dovrà essere ‘suggellata’ dal voto della Rete. Sulla riorganizzazione, l’idea è quella di fare gruppi di lavoro tematici e parallelamente anche un gruppo di coordinamento sul territorio.

 

Verso il sì in Aula

Dopo il voto nella Giunta per le elezioni la palla passa all’Aula del Senato. Gli esponenti di palazzo Madama si esprimeranno sul ‘caso Diciotti’ prima del 25 marzo, probabilmente il 23. Servono 161 voti: la maggioranza non dovrebbe rischiare, considerato che FI e Fdi sono pronti a ribadire il no alla richiesta dell’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno. Ma al di là delle proteste degli attivisti sulla rete il confronto è anche all’interno del Movimento.

A palazzo Madama l’ala ortodossa, riferiscono fonti parlamentari, non nascondono il proprio malessere per la decisione di ricorrere alla piattaforma Rousseau. “Il Movimento 5 Stelle ha preso la sua decisione. L’ha presa tenendo fede ai propri valori e al principio della democrazia partecipata. 52.417 di votanti su Rousseau sono una risposta”, taglia corto il capogruppo M5s al Senato, Patuanelli. “Sarebbe un fatto grave se qualcuno si sottraesse al giudizio dei cittadini”, il ‘refrain’ di chi condivide la soluzione escogitata per rispondere al tribunale dei ministri di Catania.

Cartellini rossi in arrivo

C’è chi già avanza un’ipotesi di cartellino rosso per i dissidenti che non dovessero uniformarsi alla sentenza del web. Tuttavia i malpancisti sono pronti ad andare fino in fondo. “Se vogliono far entrare la Meloni in maggioranza facciano pure. Ma noi voteremo secondo coscienza”, la tesi che accomuna, tra gli altri, Elena Fattori, Matteo Mantero e Paola Nugnes. Il ragionamento è comune (“Io movimento 5 stelle pensato da Beppe Grillo è finito) ma ognuno si muoverà autonomamente. Non c’è una regia e neanche uno sbocco. E neanche una volontà di mettersi fuori dal gruppo.

“Noi – sostiene uno dei senatori che diranno sì alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini – rappresentiamo quel 40% che ha deciso di non piegarsi alla Lega”. Alla fine – questa la previsione dei dissidenti – dovrebbero essere solo cinque o sei quelli del Movimento 5 stelle che contravverranno alle indicazioni arrivate ieri dalla piattaforma Rousseau e dal voto dei componenti pentastellati presenti nella Giunta per le elezioni.

“Ma – viene spiegato – da oggi in poi su ogni tema decideremo secondo la nostra volontà, non ci sono più patti che tengano”.

Il deputato M5s, Luigi Gallo, spesso voce critica, è tra i più duri sull’esito del voto online sulla Diciotti: “Non liquiderei così facilmente questa votazione – scrive su Fb – tante sono le cose fatte bene ma ci sono anche gravi errori. C’è qualcuno che dice che il 41% deve andarsene, qualcun altro vuole etichettare il 41% come dissidenza. Io so invece che il 41% è pronto a mobilitarsi e vuole chiedere conto della direzione di questo governo, vuole più coerenza. Il 41% degli iscritti al M5s chiede ai vertici un cambio di passo – sottolinea – e il ritorno ai principi del M5s. Il 41% è un numero enorme”.

Nascerà una segreteria politica?

Mentre sulla decisione di riorganizzare il Movimento con quella che potrebbe somigliare ad una ‘segreteria politica’, ma che così non deve essere chiamata, Gallo conversando con l’AGI mette i puntini sulle I: “Ben vengono i cambiamenti. Bisogna capire in che direzione vanno. Se sono cambiamenti che riportano ad un modello orizzontale, plurale, collegiale con ruoli votati democraticamente sia per i temi, sia per i territori, va bene. Se coinvolgiamo tutti i portavoce comunali, municipali, regionali in assemblee per raccogliere proposte che hanno tutti la stessa dignità, ben venga”.

Ma, osserva, “se si accentra ancora una volta e non si valorizzano esperienze e competenze di tutti i portavoce, va male. Lo stesso – prosegue – vale per le liste: se coinvolgiamo comitati civici, movimenti ambientalisti ed ecologisti, sempre nel rispetto del lavoro dei cittadini attivi del territorio, va bene. Mantenendo i paletti e i criteri importanti che valgono per noi, anche per le liste civiche”. Tutto questo, spiega, “per evitare di imbarcare riciclati dei partiti”. E in ogni caso, dice netto senza mezzi termini: “Purché tutto non sia l’anticamera di un patto con la Lega anche per le elezioni comunali e regionali”. Ottimista o pessimista sul destino politico del Movimento? “La direzione si sceglie ogni giorno. È tutto nelle nostre mani”.

Sorgente: Mal di pancia a 5 stelle

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