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29 April 2024
0 6 minuti 2 mesi

Un spiraglio per raggiungere un accordo sulla tregua, come già riportato ieri da alcuni media statunitensi, si era aperto. Ma la mancata consegna della lista degli ostaggi ancora in vita da parte di Hamas a Israele, che era condizione non negoziabile, ha fatto sfumare il possibile accordo sulla tregua. Un alto funzionario dell’organizzazione terroristica aveva detto che una pausa nella Striscia di Gaza era possibile se Israele avesse accettato “le richieste di Hamas, che includono il ritorno degli sfollati palestinesi nel nord di Gaza e un aumento degli aiuti umanitari, ciò può aprire la strada a un accordo (su una tregua) entro le prossime 24-48 ore”.

Il nodo sulla lista – E così oggi al Cairo le delegazioni – Hamas, Qatar, Stati Uniti – si sono riunite intorno al tavolo delle trattative. I miliazioni però avevano fatto sapere che non erano disposti a rilasciare nessuna informazione sugli ostaggi fino a che non sarebbe entrato in vigore “un cessate il fuoco completo e non sarà alleviata in modo significativo la sofferenza degli abitanti di Gaza”. I negoziati quindi sono partiti senza Tel Aviv. Hamas ha inoltrato dal Cairo solo “risposte parziali” e Israele ha deciso di non inviare una delegazione in Egitto. I media israeliani parlano di “un clima di crisi” riguardo alle trattative per lo scambio dei prigionieri. Una fonte politica, citata dalla radio pubblica Kan, ha affermato che “Hamas non recede dalle sue richieste assurde e non fornisce risposte. Finché non avremo risposte veritiere e concrete non ha senso inviare alcuna delegazione al Cairo”.

Israele per ora non partecipa – Secondo la radio pubblica Kan Israele ha insistito, nelle scorse ore, per conoscere i nomi degli ostaggi che avrebbero dovuto essere liberati in questa fase e anche per verificare il numero di detenuti palestinesi da rilasciare in cambio. L’obiettivo dell’accordo era quello di un’intesa prima dell’inizio del Ramadan, il 10 marzo. In attesa di un cessate il fuoco, sono aumentati gli sforzi internazionali per l’assistenza umanitaria. Gli Stati Uniti, dopo l’annuncio di Joe Biden, hanno dato il via all’operazione aiuti con gli aerei militari, lanciando gli aiuti per la popolazione. Aiuti che lo stesso inquilino della Casa Bianca ha definito “insufficienti”.

L’appello del Papa – “Porto quotidianamente nel cuore con dolore la sofferenza delle popolazioni in Palestina e Israele dovuta alle ostilità in corso. Le migliaia di morti, di feriti, di sfollati, le immani distruzioni causano dolore e sofferenza su piccoli e indifesi che vedono compromesso il loro futuro”. Papa Francesco ancora una volta chiede che cessino i bombardamenti e la sofferenza della popolazione civile e si proceda con la liberazione degli ostaggi israeliani rapiti durante l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. “Davvero si pensa di costruire un mondo migliore in questo modo? Si pensa di raggiungere la pace? Basta, per favore. Diciamo tutti basta per favore – ha detto -. Fermatevi. Incoraggio a continuare i negoziati per un immediato cessate il fuoco a Gaza e in tutta la regione, affinché gli ostaggi siano liberati e ritornino ai loro cari che li aspettano con ansia e la popolazione civile possa avere accesso sicuro ai dovuti e urgenti atti umanitari”.

I bombardamenti e gli aiuti – Sul terreno le forze armate hanno continuato l’offensiva contro Hamas bombardando praticamente su tutta la Striscia. Il ministero della Sanità di Gaza guidato da Hamas, afferma che 25 persone sono state uccise a Rafah dagli attacchi israeliani tra ieri e questa mattina. Ci sarebbero 11 palestinesi uccisi da un attacco aereo israeliano che ha colpito una tenda vicino all’ospedale degli Emirati nel sobborgo di Tel al Sultan e anche un medico che lavorava all’ospedale sul posto.

Un altro attacco avrebbe colpito una casa uccidendo 14 membri di una famiglia. Tutto questo mentre resta ancora forte lo shock per la strage di palestinesi di giovedì scorso, oltre 100 morti e 700 feriti, durante la consegna degli aiuti. Secondo il direttore dell’ospedale al-Awda di Jabalia, dove sono stati portati molti dei feriti, circa l’80% di loro presentavano lesioni di arma da fuoco. Anche l’Onu, che ha visitato la struttura, lo ha confermato. L’esercito israeliano invece ha ribadito che la maggior parte delle persone sono morte nella calca. Ed ha definito “infondata l’affermazione che abbiamo attaccato intenzionalmente il convoglio. Eravamo lì per proteggere quell’operazione”, ha assicurato un portavoce dell’Idf. Intanto l’Ue, attraverso l’alto rappresentante Joseph Borrell, è tornata a chiedere “un’indagine internazionale imparziale”.

La consegna degli aiuti resta la sfida principale per Gaza, nella misura in cui l’Oms ha denunciato che almeno dieci bambini sono morti per malnutrizione negli ultimi giorni. Anche gli Stati Uniti sono scesi in campo direttamente: tre C-130 dell’Air Forces Central hanno lanciato 66 pacchi contenenti circa 38.000 pasti. Seguendo l’esempio di Egitto, Giordania, Emirati e Francia. La radio militare israeliana ha descritto l’intervento dell’aviazione Usa come “un chiaro segno di insoddisfazione” di Washington nei confronti dell’alleato per la grave situazione umanitaria nella Striscia.

Sorgente: Gaza, la tregua è di nuovo lontana. Israele non va ai negoziati del Cairo e accusa Hamas: “Risposte parziali sugli ostaggi vivi” – Il Fatto Quotidiano

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