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I criteri con cui le cifre delle vittime in Ucraina sono conteggiate rispondono solo a un principio: i morti russi “devono” essere più di quelli ucraini. E si arriva a dei paradossi della propaganda mentre le fonti più attendibili vengono deliberatamente ignorate.

l conteggio delle vittime in Ucraina

Di Francesco Dall’Aglio*

Una delle cose che maggiormente mi lascia perplesso di questo conflitto è il fatto che le cifre dei caduti russi sono date in base a criteri assolutamente liberi, che è un modo elegante per dire che sono date a caso.

Al di là dei vaneggiamenti del Ministero della Difesa ucraino, secondo il quale oggi siamo arrivati a 264.660, l’ultima cifra sulla quale i media occidentali si sono accordati è quella di “almeno 120.000” – parlo sempre di caduti, non di perdite complessive (vedi il mio post del 29 agosto).

I criteri con cui queste cifre sono elaborate restano opachi, anche se sembra chiaro che in realtà rispondono solo a un principio: i morti russi “devono” essere più di quelli ucraini.

Il motivo è chiaro e ha a che fare, oltre che col desiderio personale dei compilatori, con la necessità di far credere a chi legge che prima o poi le perdite russe saranno talmente tanto alte che il fronte collasserà e dovranno ritirarsi, che è una delle tante varianti di wishful thinking che stiamo vedendo dall’inizio del conflitto (insieme a “Putin ha il cancro”, “hanno missili fino a domenica prossima” eccetera).

In quest’ottica non stupisce affatto che i nostri media non abbiano MAI preso in considerazione il lavoro certosino che sta facendo Mediazone, che dall’inizio del conflitto documenta le perdite russe basandosi non sulle fantasie dei ministeri della difesa ucraino o russo ma raccogliendo dati da una varietà di fonti: necrologi, articoli sulla stampa nazionale e soprattutto locale, post sui social scritti dai parenti, comunicati ufficiali delle autorità militari o civili, e dal registro delle successioni che in Russia è consultabile su internet senza bisogno di recarsi personalmente nelle varie cancellerie.

Secondo i loro dati, al 23 agosto 2023 le FFAA russe, incluse le compagnie militari private (Wagner e simili) hanno avuto 30,698 caduti accertati (vedi foto), che ulteriori calcoli (i cui criteri sono, devo dire, un po’ opachi) portano a 47.000. Ossia meno di 50.000, che non solo è molto meno di 120.000 ma è anche meno delle perdite ucraine, e lo sarebbero anche se volessimo raddoppiare il numero fornito.

Il loro sito è consultabile anche in inglese, e qui c’è la pagina dedicata ai caduti, con moltissime statistiche (grado, provenienza geografica, arma di appartenenza, età eccetera): . A mia memoria (potrei sbagliarmi, ma non penso) NESSUN media occidentale ha mai riportato dati presi da questa fonte.

E certo non perché Mediazona sia sospettabile di simpatie putiniane, anzi: è un sito di opposizione bandito in Russia e creato dalle due fondatrici delle Pussy Riot, Maria Alyohina e Nadežda Tolokonnikova. Dovrebbe essere una fonte privilegiata di informazioni, eppure non viene mai preso in considerazione. Chissà come mai.

* Ripreso da Francesco Dall’Aglio ricercatore dell’Istituto di Studi Storici dell’Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria)

Sorgente: Propaganda e bufale: il conteggio delle vittime in Ucraina – Kulturjam

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