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29 April 2024
0 4 minuti 7 mesi

Dl Cutro. La denuncia degli attivisti dell’Ex Canapificio: un enorme e costoso dispiego di forze contro ragazzi che hanno un regolare contratto di lavoro, inseriti nella comunità di Castel Volturno

Cpr, rimpatri, migrazione come un problema di ordine pubblico la linea del governo Meloni. Come tutto questo si traduce nei territori lo racconta quanto accaduto a Caserta venerdì. Atto primo, Operazione Alto impatto a Castel Volturno con il seguente bilancio diramato alla stampa: «Sono state effettuate 14 perquisizioni (personali, veicolari e domiciliari), con 539 veicoli controllati (6 sequestrati e 28 sanzioni per violazione del codice della strada). Le forze dell’ordine hanno poi espulso 14 stranieri e controllato in totale 1.142 persone».

Cos’è successo lo racconta Mimma D’Amico dell’Ex Canapificio: «La squadra mobile è stata mandata a fare le notifiche a 14 cittadini stranieri che hanno avuto il diniego della protezione speciale. Sono stati accompagnati in Questura per eseguire la notifica e l’espulsione praticamente in contemporanea. Naturalmente puoi fare opposizione, perché non si può abolire il diritto alla difesa, ma dal Cpr se ci riesci oppure dal tuo paese. Tra i 14 c’è un ragazzo nigeriano che attendeva dallo scorso dicembre la risposta per la domanda di protezione speciale. Intanto, con la ricevuta del permesso di soggiorno, ha stipulato il contratto di affitto, è riuscito a fare la residenza a Castel Volturno e ha un contratto a tempo indeterminato come commesso. È stato prelevato venerdì mattina dalla squadra mobile, invita dall’Ufficio immigrazione, mentre stava per andare al lavoro e portato in questura per l’espulsione».

Sarebbe potuto finire subito in un Cpr ma, essendo inserito nella comunità e avendo chiamato l’avvocato, è riuscito a uscire col decreto che impone l’allontanamento volontario dai confini entro 7 giorni. In questo modo ha avuto la possibilità di fare opposizione rimanendo nel casertano e continuando a lavorare: «Erano mesi che andavamo a chiedere quale fosse lo stato della domanda di protezione speciale, l’ultima volta giovedì – prosegue D’Amico -. Invece di dare una risposta tempestiva in modo da permettere il ricorso si è deciso di impiegare le forze dell’ordine: con l’auto di servizio due agenti avrebbero dovuto accompagnarlo al Cpr di Potenza o Palazzo San Gervasio oppure Ponte Galeria, un’assurdità».

Perché questa procedura? «Con la legge 50 di conversione del decreto Cutro – spiega ancora D’Amico – è stata eliminata l’espulsione con allontanamento volontario entro 15 giorni. Adesso c’è il provvedimento unico di espulsione: secondo l’interpretazione più rigida, si può esegue direttamente il rimpatrio con un aereo, se si è in possesso di un passaporto, oppure c’è il Cpr. Il governo dice, siccome c’è la direttiva rimpatri, le norme europee hanno superato la possibilità di dare 15 giorni per allontanarsi. Quello che il governo non dice è che le norme Ue prevedono pure un’intervista caso per caso alle persone: si deve valutare se c’è una motivazione per poter rivedere il provvedimento. Chi ha fatto queste interviste? Nessuno. Poi c’è l’allontanamento volontario entro 7 giorni o la possibilità di andare in questura a firmare tutti i giorni per un mese fino a che non si rivaluta la situazione individuale».

Il rischio concreto è che si decida di scegliere l’opzione più drastica su input politico: «Queste operazioni vanno a stroncare percorsi faticosissimi di integrazione con in più un enorme spreco di risorse. Si stanno colpendo persone che hanno un contratto di lavoro, una residenza, parte attiva della comunità».

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