Nonostante dalla comunità internazionale arrivino inviti alla moderazione, il primo ministro Benjamin Netanyahu, aspramente criticato nelle scorse settimane dall’ala governativa più estremista per aver dato una risposta “debole” al primo lancio di razzi dalla Striscia, ha dichiarato che Israele è “pronto ad allargare la corrente operazione e infliggere colpi pesanti a Gaza ora e in futuro”. Intanto, sostengono di aver distrutto più di 40 postazioni di lancio di razzi e mortaio della Jihad Islamica. Gli obiettivi colpiti si trovano nei pressi di Khan Younis, nel sud della Striscia. Un’azione che, fino ad ora, ha portato a 20 morti e almeno 42 feriti. Tra le vittime, riferisce Israele, ci sono anche due miliziani colpiti a Rafah, nel sud della striscia di Gaza. Secondo fonti giornalistiche si tratta di combattenti delle Brigate Abu Ali Mustafa, ala militare del Fronte popolare per la liberazione della Palestina.
Intanto, le sirene di allarme antimissile hanno risuonato nelle comunità israeliane attorno alla Striscia, in particolare a Sderot, e anche nell’area di Tel Aviv, soprattutto a Ramat Gan e Givataym e in alcune parti periferiche della città. In circa un’ora, infatti, oltre 100 razzi palestinesi sono stati sparati da Gaza verso il territorio israeliano, per un totale di circa 350, la maggior parte caduti in un raggio di circa 40 chilometri dalla Striscia mentre alcuni hanno raggiunto anche il centro del Paese. Lo ha riferito la televisione pubblica israeliana Kan secondo cui i danni materiali sono limitati grazie all’intervento del sistema di difesa aerea Iron Dome e finora non si segnalano vittime.