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(Anna Lombroso per il Simplicissimus) – Sulla passerella indecente della commemorazione del lavoro in occasione del Primo Maggio si sono esibiti tutti, ma è giusto attribuire il record della vergogna al Pd , il partito del Jobs Act e della Buona Scuola magicamente integrati nell’alternanza scuola- lavoro che può vantare anche un ragazzo morto sul campo.

Oltre alla solita discarica di pensierini retorici che dovrebbero suonare oltraggiosi anche a chi li pronuncia in veste di juke box del neoliberismo alla vaccinara, oltre a un tentativo di revisione critica della gestione della pandemia che inaspettatamente avrebbe colpito l’occupazione e alla conseguente volontà di convertire l’emergenza in opportunità, secondo i canoni Bocconi-Luiss, una particolare attenzione è stata rivolta alle grandi sfide del futuro: “le nuove tecnologie, gli algoritmi, l’intelligenza artificiale, stanno cambiando i tratti fondamentali del lavoro, si legge sul sito del Pd, e l’approccio a questi cambiamenti è stato difensivo, incerto, assoggettato alle logiche del profitto, producendo ricette facili e soprattutto ingiuste”.

Perché è necessario adottare un approccio costruttivo: si tratta delle grandi sfide del Progresso, che possono aiutare le imprese a essere più competitive anche nel contesto internazionale e che, con un po’ di pazienza, potrebbero liberare i lavoratori dalla fatica manuale. Non tutti però, perché devono dimostrare la loro ferma volontà di aggiornarsi, di nutrire ambizioni e dinamismo, qualità fondamentali per scommettere sulle proprie possibilità di affermarsi, battere la concorrenza, assicurarsi quella dotazione necessaria per accreditarsi come capitale umano da sfruttare per il benessere del Paese.

A proposito delle magnifiche sorti e progressive dell’Intelligenza Artificiale al servizio del riscatto dell’uomo, molto ci sarebbe da dire: se è vero che grazie alla cosiddetta capacità computazionale si possono effettuare calcoli alla velocità di 93 milioni di miliardi a virgola mobile al secondo (cita da fonti autorevoli) si capisce che il suo vero effetto sarà quello di sostituire il personale in una precisa gamma di professioni e mestieri, soprattutto quelli ripetitivi legati all’adempimenti di incarichi burocratici e amministrativi.

Qualcuno si è preso la briga di elencarli e vanno dai contabili alle segretarie, dagli impiegati di sportello ai bancari, estendendosi anche a professioni intellettuali e creative: consulenti, addetti alle risorse umane, giornalisti, musicisti. E presentatori TV, perfino,  sostituiti in Cina dall’avatar nuovo volto di un’agenzia di stampa statale che l’ha mandato in video con sembianze umane, giacca e cravatta e voce suadente, molto apprezzato e che pure noi preferiremmo a Mentana e Merlino.

Ma non è detto che le prestazioni dei robot siano così efficaci: da un bel po’ le previsioni dell’Associated Press in materia economica e finanziaria sono curate da algoritmi “intelligenti” che si avvalgono dell’analisi di big data su documenti messi a disposizione dalle imprese, con l’attendibilità che conosciamo.

E se dobbiamo a Huawei, che ha “trattato” l’intera produzione del musicista, il completamento dell’Incompiuta di Schubert, funziona ancora meglio le applicazioni dell’intelligenza artificiale al comparto della pubblicità che potrà contare su un robot che ha sintetizzato milioni di spot e slogan, di altrettante campagne di successo e che è in grado di tracciare le idee, le immagini e i motti della propaganda che garantiranno il successo.

E guai contestare gli effetti di queste formidabili innovazioni, vi prendete dei misoneisti, dei conservatori, degli oscurantisti, dai gradassi fanatici del progresso che macinano consulenze, tavole rotonde, editoriali, pubblicazioni al servizio di multinazionali che hanno come obiettivo quello di persuadere, qui in Italia almeno, la rete di piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto produttivo e economico, della necessità di aggiornarsi, investire in digitalizzazione più che in tecnologie di processo e produzione, in sicurezza e benessere del personale, pena l’espulsione o la cannibalizzazione.

A esporci al rischio quindi non sono le trovate dei maghi come il guru pubblicizzato da  Barbara Carfagna, Hiroshi Ishiguru, che spericolatamente promette la realizzazione di computer dotati di coscienza, è il progetto che li muove, quello di sostituire l’uomo, salvo il ceto dominante selezionato secondo i soliti criteri, con automi meno fragili e soprattutto più obbedienti e esposti a condizionamenti. Tant’è vero che pur guardato come un  fenomeno da baraccone da colleghi altolocati, il governo giapponese pare apprezzare e finanzia le sue ricerche nel settore bellico, con la creazione di cyber soldati.

In realtà gli algoritmi potrebbero davvero aiutarci se mettessimo a frutto le loro potenzialità di supporto meccanico alle azioni umane, raccogliendo e confrontando dati, aggregandoli, suggerendo corrispondenze o difformità. Lo diceva Ceccato  una trentina di anni fa, che il computer non intuisce, non prova emozioni, non inventa, sa solo calcolare più veloce di noi, per quello piace tanto a chi vuole contare i quattrini veri o virtuali che tira su con speculazioni, sfruttamento, ricatti.

Per quello l’obiettivo del ceto dominante è piazzarlo ovunque a creare suite con reperti di migliaia di anni di creatività, scrivere romanzi mettendo insieme parole e emozioni di migliaia di anni di autori, ma soprattutto per rimpiazzare gli ultimi buoni selvaggi che si sottraggono al destino di servitù, pensando, dubitando, criticando, opponendosi.

Non a caso il settore dove si sta già testando la sperimentazione è quello della medicina, dove si è registrato il successo del capitale umani ben disposto a farsi automa, con tanto di 33 ascoltato al cellulare, di vigile attesa e abiura del giuramento professionale, accettando di essere retrocesso a burocrate, impiegato amministrativo e agente di commercio di prodotti farmaceutici.

Facciamogli sapere che mentre un cyber-Letta si può allestire facilmente anche se la copia sarà sempre meglio dell’originale, quelli, noi, non siamo intercambiabili, non ci faremo squalificare e conferire in discarica.

Sorgente: Pd, il partito dei robot – infosannio – notizie online

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