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Il premier a Washington: Mosca non è più invincibile. Arrivare alla fine del conflitto senza imposizioni a Kiev. Le visioni di Ue e Stati Uniti stanno cambiando

di Marco Galluzzo

Mosca e Washington devono tornare a parlarsi. Perché si possa pensare di «costruire un percorso negoziale di pace» le due superpotenze devono riprendere i contatti, «riattivarli a tutti i livelli», contatti che sono stati interrotti dall’inizio della guerra. Mario Draghi lo dice a chiare lettere, anche sfidando il vento che in queste ore soffia nell’amministrazione americana. Ma di questo appare non curarsi, addirittura parla dello «sforzo di sedersi a un tavolo, uno sforzo che devono fare tutte le parti, e in particolare Stati Uniti e Russia».

 

L’auspicio

Il giorno dopo essere stato alla Casa Bianca il premier racconta i dettagli dell’incontro con il presidente degli Stati Uniti. E in primo luogo ritorna sull’incoraggiamento, o forse sarebbe meglio dire l’auspicio, che ha girato all’amministrazione americana. Ovviamente il messaggio contiene un corollario: qualsiasi negoziato deve perseguire «una pace che vuole l’Ucraina, non imposta, non dettata da interessi di certi o altri alleati». È un ragionamento, quello che Draghi ha voluto condividere con Biden, che parte da una duplice premessa. La prima: «Le visioni di Europa e Stati Uniti non sono in contrasto fra loro, ma stanno cambiando». Dunque, lentamente, divergendo. La seconda: «All’inizio della guerra sembrava che ci fossero Davide e Golia, e una resistenza disperata di Davide, ma ora non c’è più un Golia, la potenza convenzionale russa si è dimostrata non invincibile». La necessità di un negoziato, di una tavolo di trattative, per Draghi, parte da questi dati, e dal fatto che «oggi Putin non ha più obiettivi chiari, non ha più quel grande vantaggio che pensava di avere all’inizio».

 

«Guardare al futuro»

La reazione degli americani è stata finora piuttosto fredda, anche la portavoce della Casa Bianca, subito dopo la visita, ci ha tenuto a precisare che in questo momento i russi non vogliono la pace, e che la guerra sarà ancora lunga. Ma per il nostro capo del governo, che fa capire dice di essere latore di un messaggio di una buona fetta della Ue, queste non sono osservazioni che contraddicono il necessario sforzo diplomatico, uno sforzo «che non deve dimenticare il passato, ma guardare al futuro, senza stare a pensare a chi ha vinto e chi ha perso, perché il concetto di vittoria in questi casi non so nemmeno se abbia un senso». Semmai, aggiunge il premier, «può essere solo Zelensky a decidere cosa è vittoria, o meno, per loro». E in questo solco «a Biden ho anche detto che occorre pensare da subito a un piano per ricostruire l’Ucraina, un piano che richiederà anche uno sforzo di tutta l’Unione Europea, e noi faremo la nostra parte».

 

Spese militari

Draghi affronta anche altri argomenti. Quello delle spese militari della Ue è fra i più delicati, anche in chiave di politica interna. Per il premier «occorre una Conferenza europea che si occupi del nodo della duplicazione delle spese militari dell’Unione, non è possibile che spendiamo tre volte di più della Russia, che l’Europa abbia più di 140 sistemi di arma diversi quando gli Stati Uniti ne hanno appena 36». Uno sforzo di razionalizzazione che deve essere fatto «prima ancora di aumentare la spesa militare per la Difesa» nei singoli Stati europei.

Un altro tema in cui non c’è stata perfetta sintonia con Biden è quello dei forum internazionali, come il G20, a cui partecipa la Russia. Il prossimo vertice si svolgerà in Indonesia e gli americani hanno già fatto sapere che se Mosca sarà presente non parteciperanno. Draghi non la pensa allo stesso modo: «Da un lato siamo tutti tentati dal non sederci allo stesso tavolo di Putin, ma bisogna riflettere prima di abbandonare un forum importante e credo che sia importante avere una posizione comune dell’Europa».

Gli altri dossier

Infine Draghi risponde anche su altri dossier affrontati durante la visita alla Casa Bianca: «Biden è d’accordo sull’introduzione di un price cap, è un concetto che condividiamo, ma a lui interessa più sul petrolio, a noi sul gas. Sul petrolio l’idea è quella di creare un cartello di acquirenti, ci si sta riflettendo, oppure quello di convincere l’Opec ad aumentare la produzione. Ci siamo trovati invece perfettamente d’accordo sul fatto che in questo momento il mercato delle fonti di energia non funziona a dovere, con prezzi che sono staccati dai costi di produzione e con distorsioni che sono iniziate anche molto prima dello scoppio della guerra».

Quindi l’economia. Proprio prima di ricevere Draghi, Biden ha tenuto un discorso sull’inflazione, cercando di rassicurare gli americani. Anche in veste di economista, di ex banchiere centrale, Draghi comunque esclude una recessione, «non la vedo alle porte, l’inflazione qui è un problema enorme, e alzare i tassi è necessario visto il surriscaldamento dell’economia, anche da noi è un problema l’aumento dei prezzi ma di sicuro proteggeremo il potere di acquisto delle famiglie delle classi più povere».

Transizione ecologica

Infine un passaggio sulla transizione ecologica, in atto anche grazie ai fondi del Recovery plan europeo: «Ogni decisione sulle fonti di energia non deve comunque andare a detrimento degli investimenti in fonti di energia rinnovabile e prima di fare altri interventi sul settore dell’energia io mi aspetto un forte aumento delle installazioni e degli investimenti effettivi nelle rinnovabili». Forse anche grazie alla modifica di alcune norme sulle autorizzazioni, che il governo ha appena varato.

Sorgente: Draghi: «Putin non è invincibile»

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