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Emmanuel Macron 5 anni dopo vince ancora: “La risposta francese a questi tempi tragici”. Il capo dello Stato sconfigge nettamente Marine Le Pen. Ora però preoccupano il forte astensionismo e le incognite sul prossimo voto per il Parlamento

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Parigi. «Non sono il Presidente di una parte ma di tutti i francesi» dice Emmanuel Macron arrivando sul palco sotto alla Tour Eiffel preceduto dall’Inno alla Gioia come cinque anni fa. Alla fine la diga contro l’estrema destra ha funzionato. Una maggioranza di francesi ha deciso di confermare all’Eliseo il giovane presidente.

Il distacco dalla rivale Marine Le Pen è inferiore al 2017, ma è comunque più ampio di quello che gli stessi macronisti speravano nelle ultime settimane.

Macron compie l’exploit di farsi rieleggere per un secondo mandato – nessun presidente ci è riuscito fuori da periodi di coabitazione con una maggioranza di segno diverso – in un paese «in preda a dubbi e divisioni», come ammette lo stesso leader. L’estrema destra ottiene una percentuale record, ed è l’altro risultato di questa strana giornata, in bilico tra sollievo per un pericolo scampato e la mancanza di slanci di entusiasmo.

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«So che tanti compatrioti mi hanno votato non per sostenere le mie idee, ma per sbarrare la strada all’estrema destra» riconosce Macron dal palco esagonale, la forma della Francia. Aggiunge: «Mi sentirò depositario del loro senso del dovere nei prossimi anni». Promette di rispondere al «silenzio» denso di messaggi di quei dieci milioni di francesi che non hanno votato. Il tasso di astensione al 28 per cento, record negativo dopo quello del 1969.

 

 

Se si sommano schede bianche e nulle, si arriva a quasi tredici milioni di francesi in “sciopero democratico”. Il presidente parla di un «nuovo metodo» per governare, già pensa di lanciare riforme istituzionali, come l’introduzione della proporzionale. Ma dovrà ottenere una maggioranza nelle legislative di metà giugno, il primo ostacolo da superare nel suo nuovo mandato fino al 2027. «Farò della Francia una grande nazione ecologica» aggiunge in un discorso sobrio, costruito su tre parole chiave: benevolenza, riconciliazione, ambizione.

Macron rieletto, la festa della vittoria a Parigi

Poco dopo le 20, quando esplode la gioia dei militanti, One more time batte il ritmo. La canzone dei Daft Punk accompagna il boato dopo l’annuncio dei risultati alla fine di un campagna che non ha appassionato i francesi. È cominciata con la pandemia ancora in corso ed è finita con la guerra in Ucraina. La French Touch ora è lui, il giovane Presidente, che ha imposto una nuova leadership francese. «È una vittoria per l’Europa» dice Hugo Bertrand, studente di Sciences Po tra le bandiere blu dell’Ue.

Alza il cartello “Avez vous”, con voi, slogan di campagna che nell’ultima fase è stato trasformato in “Nous Tous”, noi tutti, meno verticale.

Sotto al palco ci sono alcuni ministri. Piange il guardasigilli Eric Dupond-Moretti. «L’idea che l’estrema destra potesse vincere era insopportabile» dice l’avvocato di origini italiane. L’ex socialista Jean-Yves Le Drian, titolare degli Esteri, sottolinea il «risultato storico» ma parla già di «riconciliazione nazionale». Il deejay dal palco continua a martellare hit. Per quasi un’ora, prima dell’arrivo del Presidente rieletto, è l’unico protagonista della serata in un’atmosfera da discoteca che stona con gli anatemi che piovono dagli avversari. «Presidente mal eletto» dice Jean-Luc Mélenchon, a proposito dell’astensione.

 

Presidenziali Francia, il discorso di Macron dopo la vittoria: “Risponderò alla rabbia del Paese”

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Macron ha aspettato l’annuncio dei risultati all’Eliseo con una cinquantina di persone. La moglie Brigitte ha invitato con loro anche la manovalanza del palazzo presidenziale. Poco dopo l’ufficialità il presidente rieletto ha chiamato Le Pen. Telefonata breve, formale, e poi il corteo parte dall’Eliseo verso il Campo di Marte. Macron non arriva più camminando da solo come nel 2017. Avanza mano nella mano con la moglie Brigitte, circondato da bambini e giovani, a cui ha già detto di voler dedicato il suo nuovo mandato. «Ho vissuto questi cinque anni con lui, sono stati anni di tanto lavoro» dice la première dame ai giornalisti. «So che lui ha grande ambizione per la Francia, Spero che i francesi lo capiranno e lo seguiranno». 

La Marsigliese cantata dalla mezzo-soprano egiziana non incanta la folla. Alle dieci le celebrazioni sono già finite. C’è indifferenza nella strade di quell’Ovest parigino dove la destra ha sempre festeggiato le sue vittorie. Dietro le quinte i macronisti sanno che è festa solo a metà. «Non è una vittoria totalmente soddisfacente» ammette il ministro agli affari europei, Clément Beaune, tra i consiglieri più vicini a Macron. «Ed è paradossale perché c’è un exploit politico del presidente uscente, ma c’è anche la terza elezione in vent’anni nella quale è pressante l’estrema destra». A proposito dell’astensione Beaune parla di «disimpegno democratico».

Il giovane ministro, quarant’anni, ha fatto volantinaggio nelle piazze e ammette: «C’era un entusiasmo limitato, non abbiamo sentito una vera adesione». La frattura che emerge nel ballottaggio è netta, anche al livello geografico e sociologico. «Non si governa con un base elettorale di soli urbani e anziani» nota Beaune. Quasi metà dei giovani si è astenuto e nei giorni scorsi alcuni studenti hanno manifestato con striscioni “né né” tra i due candidati, come se fossero la stessa cosa. Nel macronismo che dovrà governare per i prossimi cinque c’è in germe una «fragilità quasi vitale», riconosce ancora il ministro. «Servirà un lavoro di ricucitura molto importante».

Macron rieletto, il nuovo governo e il futuro premier

Il tentativo di allargare la maggioranza comincerà già con la nomina del prossimo governo entro la settimana prossima. Macron ha fatto sapere che vuole un premier, forse donna. Le quotazioni di Christine Lagarde, spinta dai sarkozysti, sono in calo. Troppo tecnocratica per governare un paese dove ci saranno continui assalti dei vari leader populisti. Per l’hotel Matignon, sede del governo, girano i nomi di due ministri: Elisabeth Borne (transizione ecologica) e Julien Denormandie (agricoltura).

I primi cento giorni saranno all’insegna di tre grandi priorità: ecologia, protezione sociale, Europa. Il primo viaggio sarà a Berlino, poi il 9 maggio a Strasburgo per la chiusura della Conferenza sul futuro dell’Ue. Già nei prossimi giorni il leader francese dovrebbe avere un nuovo contatto con Vladimir Putin. Ufficialmente i colloqui si sono interrotti dai massacri di Bucha ma il leader francese voleva anche aspettare di aver vinto sulla “candidata di Mosca”.

La sfida ecologica per il rieletto presidente

L’ecologia sarà la base su cui Macron vuole costruire lo slancio per reinventarsi. «Gli impegni per una pianificazione ecologica e territoriale e le nuove misure sociali richiedono immediate decisioni organizzative e strategiche» dice Sandro Gozi, eurodeputato macronista. «Si faranno attraverso un dialogo ampio con le forze sociali e della società civile, per preparare e accompagnare le nuove riforme». Le trattative per il nuovo esecutivo s’incrociano anche quelle per le liste delle legislative di metà giugno. «È fondamentale ottenere un’ampia maggioranza parlamentare per realizzare il programma di questo secondo mandato» nota Gozi. «Dopo le legislative, verrà creata una commissione transpartitica per le riforme istituzionali» aggiunge. C’è poi la questione aperta su un nuovo partito di coalizione, una sorta di grande partito democratico all’americana. Nell’entourage del presidente altri preferirebbero invece una federazione tra varie forze politiche.

L’incognita delle elezioni legislative

Ora Macron concentrerà le forze per vincere il “terzo turno” come l’hanno già ribattezzato Mélenchon e Le Pen. «Eleggetemi primo ministro» ha lanciato il leader della France Insoumise. «Da oggi comincia la battaglia per le legislative», è la sfida della candidata sconfitta dell’estrema destra. Un accordo con Eric Zemmour, che chiama all’unione delle destre, non è escluso. Macron cercherà di blindare la sua maggioranza finendo di mangiarsi quel che resta del partito dei Républicains. «Sarkozy ha fatto un grosso lavoro dietro le quinte per la rielezione di Macron» confida un macronista. «Ma non è stato rimarcato perché avevamo bisogno di conquistare anche i voti melenchonisti». Una cosa sembra già scritta nella strana festa di ieri sera. Macron non avrà la sua luna di miele.

Sorgente: Macron rieletto presidente in Francia, le sfide del secondo mandato – la Repubblica

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