0 13 minuti 3 anni

Intervista con il ministro degli Esteri tedesco nel giorno in cui Mario Draghi incontra Angela Merkel a Berlino e alla vigilia del Consiglio Ue

Nel giorno in cui Mario Draghi incontra Angela Merkel a Berlino, il ministro degli Esteri Heiko Maas fa sapere che la Germania lo appoggia per un accordo europeo che distribuisca “gli oneri” per i migranti su tutti i partner europei ma avverte che sui “dublinanti” la moratoria per rimandarli in Italia non può durare per sempre. Alla vigilia del Consiglio Ue, il politico socialdemocratico rivela a Repubblica e alla Welt che la Germania chiederà nuove sanzioni contro la Bielorussia e un nuovo accordo sui migranti, dunque nuovi finanziamenti alla Turchia.

Dopo il tour di Joe Biden in Europa, Maas sostiene che bisogna puntare a spazzare via “tutto” dell’era Trump, ed è fiducioso che si possa trovare un’intesa su Nordstream 2 “entro agosto”. Il ministro chiede alternative concrete alla Via della Seta: “bisogna frenare l’influenza cinese nel mondo”. E di Draghi, Maas dice che è come la Nazionale: diventa più forte man mano che va avanti il torneo europeo.

Ministro, Mario Draghi arriva oggi per la sua prima visita ufficiale a Berlino e incontra la cancelliera, Angela Merkel. Il presidente del Consiglio italiano punta a un accordo europeo sui migranti. E’ plausibile?

”La Germania sosterrebbe in pieno un patto europeo per i migranti. Dovremmo trovare una chiave per la redistribuzione dei profughi. E i Paesi che non volessero parteciparvi dovrebbero contribuire in altro modo a risolvere questo problema, ad esempio mettendo a disposizione mezzi finanziari per proteggere i confini esterni della Ue. Dobbiamo fare finalmente dei passi in avanti nella distribuzione degli oneri”.

 

 

La Germania e la Francia hanno circa il 70% dei “dublinanti” che secondo le regole europee dovrebbero essere rimandati nei Paesi di primo approdo. L’Italia ha congelato l’accoglienza dei “dublinanti” durante la pandemia. La Germania ricomincerà a respingerli?

”Anche la variante Delta del coronavirus non può essere la giustificazione per lasciare le cose in eterno come sono. Abbiamo bisogno di una soluzione complessiva sui migranti che includa anche la questione delle cosiddette migrazioni secondarie all’interno dell’Ue. Tutti devono prendersi le loro responsabilità”.

L’Ue sta discutendo un nuovo accordo sui migranti con la Turchia. Lo ritiene sensato?

“Sì, dobbiamo aggiornare la collaborazione sui migranti con la Turchia. Nonostante tutte le difficoltà che abbiamo con il governo turco, dobbiamo riconoscere che si è sobbarcato di un peso non indifferente, dal punto di vista dell’immigrazione. In Turchia vivono quasi quattro milioni di profughi scappati dalla guerra civile in Siria e da altre aree della regione. Penso che nell’Ue abbiamo un enorme interesse ad aggiornare l’accordo sui migranti con la Turchia”.

L’ultimo accordo ha riconosciuto alla Turchia sei miliardi di euro per i profughi. E’ la cifra a cui orientarsi per un nuovo patto?

”Non voglio dire numeri ma è chiaro che non potrà esserci un accordo senza soldi. La Turchia si assume costi enormi che altri risparmiano. Si occupano di milioni di persone”.

Ma già l’accordo attuale viene usato da Recep Tayyip Erdogan per ricattare l’Europa.

“Al momento i rapporti con la Turchia sono abbastanza costruttivi. Anche la Turchia ha riconosciuto di avere tutto l’interesse a coltivare buoni rapporti con la Ue. Per un approfondimento di questi rapporti, però, è essenziale che la Turchia faccia progressi nell’ambito dei diritti umani e del rispetto dello stato di diritto. E’ ciò che molti chiedono per andare avanti sul nodo della liberalizzazione dei visti e dell’unione doganale”.

Il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, ha proposto una nuova missione di salvataggio Ue davanti alle coste libiche. Lei cosa ne pensa?

“Se mi guardo intorno tra i partner europei non vedo le premesse per una missione del genere. Ci sono già regole per l’accoglienza dei profughi che riguardano ad esempio la missione Irini, quando salva esseri umani in mare a est delle acque libiche. Ma a Bruxelles non vedo margini di manovra per andare oltre. Molti Stati membri non accetterebbero una nuova missione di salvataggio in mare. Non voglio esprimermi sull’ipotesi che una missione del genere possa attirare maggiori flussi migratori. Ma è certo che con una missione del genere non riusciremmo comunque a intercettare tutti i migranti che vengono in Europa. Serve un approccio complessivo, che affronti soprattutto il nodo dell’origine dei flussi”.

Che impressione ha del nuovo governo italiano guidato da Mario Draghi?

“E’ come la Nazionale di calcio italiana. In Europa è forte ma nel corso degli attuali campionati europei sta diventando sempre più forte. Vediamo in Italia una volontà robusta di contribuire a costruire una prospettiva europea. Percepisco accenti molto diversi rispetto al governo precedente. E’ molto importante. L’Italia può giocare un ruolo centrale. Lo vediamo in Libia, ma anche su altri dosser importanti. Perciò penso che il governo italiano e la Nazionale abbiano molte cose in comune, al momento”.

L’imminente Consiglio europeo discuterà se imporre nuove sanzioni alla Bielorussia. Lei è a favore?

“Sì, ritengo nuove sanzioni alla Bielorussia inevitabili. Non penso che possiamo aspettarci che l’atteggiamento del presidente Aleksandr Lukashenko cambi, nel breve termine. Perciò l’Europa deve reagire. La persecuzione dell’opposizione, la violenza contro i manifestanti, gli arresti, tutto ciò è inaccettabile. In passato abbiamo già inflitto sanzioni a singole persone e aziende. Adesso vogliamo estenderle a fette dell’economia bielorussa come l’industria del potassio o il settore energetico. E dovremmo impedire al governo di Minsk la possibilità di finanziarsi attraverso titoli di Stato venduti nell’Unione europea”.

Durante il viaggio europeo di Joe Buden e i vertici Usa-Ue e Nato della scorsa settimana ci sono stati molti annunci su un rafforzamento dei rapporti tra Stati Uniti ed Europa. Ma come si andrà avanti, ad esempio sui dazi e su Nordstream 2?

“E’ stato deciso di sospendere dazi e sanzioni nell’eterna disputa tra Boeing e Airbus. Francamente, era ora. Non possono esserci prospettive se Europa ed Usa si infliggono a vicenda misure punitive. Ci impegneremo a fare in modo che nessuna delle sanzioni imposte negli anni di Trump sopravviva. Abbiamo anche fatto importanti progressi su Nordstream 2. Imprese e imprenditori tedeschi sono stati esclusi dalle sanzioni. E ci sono colloqui in corso per arrivare a una soluzione ad agosto. Una nostra delegazione è appena stata  a Washington”.

Al vertice Nato la Cina è diventata centrale, è considerata ora una “sfida sistemica”.

“Piuttosto direi che è stata inclusa nel concetto strategico della Nato. Ma a causa degli scenari minacciosi, al centro dell’attenzione continua a esserci la Russia. Però è chiaro che ora l’Alleanza atlantica si occuperà più intensamente della Cina. In futuro non basterà più che gli Usa parlino con la Russia di disarmo. Anche la Cina dovrà giocare un ruolo”.

Di recente lei ha criticato la Via della Seta che ha gettato molti Paesi, anche europei, in una condizione di dipendenza finanziaria dalla Cina. Come possono essere liberarli da questo giogo?

“Dobbiamo attivarci su questo. La Cina sfrutta sempre più intensamente delle opportunità economiche per estendere il suo influsso geostrategico. E’ un tema che è stato anche discusso al G7. Anche in Africa la Cina sfrutta delle proposte economiche per esercitare il suo influsso politico. Molti Paesi sono precipitati in una trappola del debito. Molti Paesi ci dicono: vogliamo liberarci dalla dipendenza finanziaria dalla Cina ma offriteci delle alternative. Vale per il Sudamerica, per il Sudest europeo e per l’area dell’indopacifico. Dobbiamo creare delle alternative alla Via della Seta. Dobbiamo riflettere come impegnarci maggiormente dal punto di vista economico e finanziario. Per aiutare questi Paesi nello sviluppo, ma anche per frenare l’influenza crescente della Cina nel mondo”.

E la Germania non deve ripensare il suo atteggiamento verso la Cina? Finora ha sempre assunto un ruolo di mediazione?

“L’atteggiamento della Germania verso la Cina è già cambiato. Si vede dalle iniziative che abbiamo incoraggiato nell’Ue, ad esempio le sanzioni contro le lesioni dei diritti umani nei confronti degli uiguri. Anche rispetto a Hong Kong l’atteggiamento della Germania è molto più netto che negli anni scorsi. La Cina è un concorrente ma anche un rivale sistemico con il quale dobbiamo fare i conti. Ma dobbiamo continuare a farlo attraverso il dialogo. Non possiamo affrontare le grandi sfide del nostro tempo come la lotta ai cambiamenti climatici o la digitalizzazione senza la Cina”.

L’Iran ha votato. E ha scelto l’hardliner Ebrahim Raisi. Cosa può significare per gli sforzi di una ripresa dei negoziati del nucleare iraniano e per i diritti umani nel Paese?

“L’Iran deve decidere che strada percorrere. Vuole che il popolo iraniano continui a soffrire per le sanzioni economiche? L’impressione che ricaviamo dai negoziati è che Teheran sia disponibile, di base, a incamminarsi su una strada costruttiva. Ma si vedrà dalla sua disponibilità a tornare insieme agli americani al rispetto degli accordi sul nucleare. La situazione dei diritti umani in Iran è inaccettabile. Ma non è affatto migliorata durante il periodo della massima pressione esercitata da Donald Trump. Anzi, all’epoca penso che abbiamo specato molte occasioni di influire su Teheran. Un ulteriore isolamento dell’Iran peggiorerebbe anche la situazione dei diritti umani. Perciò un ritorno all’accordo sul nucleare può essere un’opportunità anche da questo punto di vista”.

Questa settimana la Germania ospiterà anche la Conferenza sulla Libia. Che progressi ci potranno essere nel Processo di Berlino?

“Il proponimento del Processo di Berlino era duplice: concordare con i Paesi che hanno alimentato il conflitto con armi e mezzi finanziari una fine di queste politiche. Dall’altra parte volevamo favorire in Libia un cessate il fuoco e la creazione di un governo accettato da tutti. Le armi tacciono, nel frattempo. E da marzo c’è un governo. L’estrazione del petrolio e la produzione economica stanno riprendendo. Questa settimana vorremmo dare nuovi impulsi – in vista delle elezioni che dovrebbero tenersi il 24 dicembre, e voremmo favorire un ritiro delle forze straniere dalla Libia”.

Ma sono nodi molto problematici. Alcuni vorrebbero spostare le elezioni o annullarle, addirittura. Persino il primo ministro libico, Abdulhamid Al Dabaiba, non sembra impegnarsi molto perché le elezioni possano tenersi in tempo.

“Ne ho parlato due settimane fa con il premier Al Dabaiba. Mi ha garantito che sta preparando molto intensamente le elezioni. Ma dai colloqui capiamo anche che dopo tutto quello che è successo negli ultimi anni in Libia, non è così semplice organizzare le urne. Per quanto possa essere difficile, però, non ho l’impressione con i miei interlocutori libici che vogliano spostare le elezioni o persino annullarle”.

Non è neanche chiaro quando le potenze straniere ancora presenti in Libia lasceranno il Paese. L’anno scorso il ritiro sembrava essere stato concordato proprio a Berlino. E invece non accade.

“E’ vero. Coloro che si erano impegnati a Berlino a ritirarsi dalla Libia non l’hanno fatto. Ma se i libici vogliono riprendere in mano il destino del loro Paese, le potenze straniere dovranno andarsene. Anche il governo di transizione lo ha detto molto chiaramente. Penso che la questione, tuttavia, non sia più se si ritireranno, ma quando e come.  Dovranno farlo gradualmente e in modo equilibrato per non creare squilibri militari che qualcuno possa sfruttare per un’offensiva improvvisa”.

Sorgente: Germania, Maas: “Sui migranti l’Ue trovi un accordo che divida gli oneri” – la Repubblica

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20