Oggi, 14 settembre, si tiene la requisitoria dei pm nell’ambito del processo a Matteo Salvini, imputato per «sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio» per avere impedito cinque anni fa lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa
- L’udienza nell’aula bunker del carcere Pagliarelli a Palermo: il procuratore aggiunto Marzia Sabella con i pm Calogero Ferrara e Giorgia Righi chiederanno la condanna di Salvini per i fatti della nave Open Arms dell’agosto 2019
- Salvini non ci sarà ma la Lega va all’attacco: centinaia di gazebo in sostegno
«Politica su gente che soffre»
Sempre il pm Ferrara: «Tutti i funzionari, tutti i ministri, tutti i testimoni che abbiamo sentito in questo processo hanno detto di non sapere se a bordo della Open Arms ci fossero stati terroristi, armi, materiale propagandistico. Anche i riferimenti ai tentativi di ridistribuzione dei migranti prima del rilascio del pos non può funzionare: non ci può essere
subordinazione del rispetto diritti umani e alla ridistribuzione
dei migranti. Prima si fanno scendere i migranti e poi si
ridistribuiscono: altrimenti si rischia di fare politica
su gente che sta soffrendo».
Perfino in guerra c’è l’obbligo di salvare
«Il principio chiave è quello del soccorso in mare, che viene dall’Odissea, da
tempi ancestrali. Persino in guerra c’è l’obbligo del salvataggio in mare a
conferma dell’universalità dei beneficiari. In questo processo affrontiamo il
tema dei diritti dell’uomo, la vita, la salute e la libertà personale che
prevalgono sul diritto a difendere i confini», ha agginto il pubblico ministero Gery Ferrara.
«L’Onu ha stabilito che la rotta del mediterraneo centrale sia la più pericolosa del mondo, chiede collaborazione nelle operazioni di ricerca e salvataggio e mette come prioritario la tutela della vita dei naufraghi».
Pm Ferrara: «Il diritto vale persino per trafficanti»
«La persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione: migrante, componente di un equipaggio, passeggero. Per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato poi se è il caso la giustizia fa il suo corso». Così il sostituto procuratore Geri Ferrara durante la requisitoria al processo Open Arms.
Pm: «I diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini»
«Il principio chiave è quello del soccorso in mare, che viene dall’Odissea, da tempi ancestrali. Persino in guerra c’è l’obbligo del salvataggio in mare a conferma dell’universalità dei beneficiari. In questo processo affrontiamo il tema dei diritti dell’uomo, la vita, la salute e la libertà personale che prevalgono sul diritto a difendere i confini». Ha detto il pubblico ministero Gery Ferrara nella requisitoria del processo Open Arms, aggiungendo: «L’Onu ha stabilito che la rotta del mediterraneo centrale sia la più pericolosa del mondo, chiede collaborazione nelle operazioni di ricerca e salvataggio e mette come prioritario la tutela della vita dei naufraghi».
I pm: «In questo processo si è prospettato che la barca navigasse in sicurezza»
«In questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un’onda non avesse potuta farla ribaltare». Così il Procuratore aggiunto di Palermo, Marzia Sabella, nel corso della requisitoria del processo a Matteo Salvini.
Cominciata la requisitoria dei pm
È cominciata nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, a Palermo, la requisitoria dei pm del processo a Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito lo sbarco, cinque anni fa, di 147 migranti che erano stati soccorsi dalla ong Open Arms e che lasciarono l’imbarcazione solo dopo l’interno della Procura di Agrigento.
L’accusa – la procuratrice aggiunta Marzia Sabella e i sostituti Geri Ferrara e Giorgia Righi – sta ricostruendo il quadro giuridico nazionale e sovranazionale di quella fase, poi si addentrerà sugli aspetti della specifica vicenda dell’Open Arms e quindi formulerà alla Corte la richiesta della pena per i reati contestati a Salvini, che all’epoca era ministro degli Interni.
Salvini al processo Open Arms: «Ho fatto il mio dovere. Il no allo sbarco per mandare i migranti in Europa»
(di Giovanni Bianconi, inviato a Palermo) Seduto sul banco degli imputati, prima in un’ora di dichiarazioni spontanee e poi rispondendo per altre tre alle domande dei pubblici ministeri, Matteo Salvini parla di politica. È accusato di sequestro di persona, a causa del divieto di sbarco imposto ai 147 migranti bloccati a bordo della nave spagnola Open Arms nell’agosto 2019, quando era ministro dell’Interno, e com’era prevedibile trasforma la sua difesa in un proclama politico e per certi versi programmatico. Sostenendo che quella scelta, come le altre nel precedente anno di alleanza Lega-Cinque stelle, fu il frutto di una linea di governo collegiale scaturita da intenti e decisioni comuni.
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Camps: «Giorno importante per la giustizia italiana»
«È un giorno importante per la giustizia italiana, la vicenda Open Arms è un caso unico. Dopo cinque anni siamo alla fase iniziale». Così il fondatore della ong spagnola Open Arms, Oscar Camps, fuori dall’aula bunker del carcere Pagliarelli a Palermo dove a breve si terrà l’udienza con la requisitoria dei pm del processo a Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito cinque anni fa lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa.
Salvini: «Il processo di Palermo è contro l’Italia»
«Mi auguro prevalga il buonsenso, perché la difesa dei confini non è un reato. È imbarazzante dover pensare a questo processo, visto che stiamo affrontando sfide importanti e i dati macroeconomici sono positivi: tasso di occupazione al 62,2%, disoccupazione ai minimi storici al 6,8%». Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, lo dice in un’intervista a Libero a proposito del processo Open arms che lo vede imputato a Palermo per sequestro di persona, per aver chiuso i porti all’immigrazione clandestina quando era ministro dell’Interno. A chi gli chiede se rifarebbe quelle scelte, risponde: «Assolutamente sì. Ho rispettato la parola con gli elettori, che chiedevano di fermare gli sbarchi, diminuendo le tragedie nel Mediterraneo». La Lega, aggiunge in un altro passaggio dell’intervista, «ha già previsto per i prossimi due fine settimana la mobilitazione in centinaia di città italiane – con tanto di raccolta firme – per sostenere che il processo di Palermo non è processo al segretario della Lega o all’ex ministro, ma un processo all’Italia e alla coerenza di chi ha fatto quello che aveva promesso».
Sorgente: corriere.it
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