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Bruciano le chiese cattoliche nelle terre delle Prime nazioni in Canada. A pochi giorni dal ritrovamento di altre centinaia di tombe nei pressi di una delle famigerate Scuole residenziali per indigeni, gestite dalla Chiesa Cattolica fino al 1969, sono già quattro gli edifici di culto dati alle fiamme all’interno dei territori delle comunità native nella provincia di British Columbia. Sabato mattina il fuoco ha raso al suolo la St. Ann e la Chopaka Church (Lower Similkameen Indian Band). Lunedì, in concomitanza con la Giornata nazionale dei popoli indigeni, ne erano bruciate altre due, a Penticton e Oliver (Sud Okanagan).

Le Giubbe Rosse

Non ci sono feriti e, per il momento, non sono stati compiuti arresti, ha dichiarato un portavoce delle Giubbe Rosse, l’iconica polizia reale a cavallo che sta conducendo le indagini, ma pare evidente il collegamento con le recenti macabre scoperte in due ex collegi cattolici. Giovedì scorso, nei pressi della Marieval Indian Residential School erano state ritrovate le salme di ben 751 corpi, in gran parte bambini, ultimo tassello di uno scandalo che ha scioccato il Canada ed è diventato sempre più difficile da ignorare per papa Francesco, che a inizio giugno aveva espresso «dolore» per quanto accaduto.

Gli istituti della Chiesa

L’ex scuola di Marieval, nel Saskatchewan orientale, rimase attiva per 98 anni, sino alla chiusura nel 1997. Gli scavi erano cominciati a maggio, su iniziativa della comunità dei Cowessess, subito dopo la scoperta dei resti di 215 bambini vicino a quella che un tempo era la Kamloops Indian Residential School, il più grande istituto della rete di collegi istituita dal governo canadese nel 1863 e amministrata fino al 1969 dalle Chiese (cattolica e anglicana), dove venivano «educati» alla cultura bianca dominante i bambini e gli adolescenti delle comunità indigene più remote. Più di 150.000 giovanissimi, perlopiù Inuit o Metis, a volte di appena 2-3 anni, furono prelevati con la forza dalle proprie case, separati dalle famiglie e trasferiti a migliaia di chilometri di distanza. La maggior parte non rivedeva i genitori per anni, molti non sono mai più tornati.

Gli abusi

«Le scuse formali del Papa aiuterebbero i sopravvissuti a iniziare il viaggio della riconciliazione», ha detto in un’intervista al Corriere la direttrice esecutiva del National Centre for Truth and Reconciliation, Stephanie Scott, secondo cui i morti potrebbero essere oltre 6.000. I bambini soccombevano per la tubercolosi o altre malattie a causa delle pessime condizioni igieniche in cui erano costretti a vivere. Nel 2015 la Commissione per la Verità e la Riconciliazione, istituita in Canada sette anni prima, dopo aver ascoltato migliaia di testimonianze equiparò la politica di assimilazione delle Residential Schools ad un «genocidio culturale». Il 50% delle denunce riguardava forme gravi di abuso fisico e sessuale. Casi di stupro ripetuti, che nella gran parte dei casi hanno portato alla distruzione psicologica della vittima e hanno poi avuto un impatto di lunghissimo periodo: incapacità di stabilire relazioni interpersonali, psicosi, alcolismo, disoccupazione, incapacità di essere buoni genitori. Dopo la scoperta dei resti umani di Kamloops sono stati avviati scavi in tutto il Canada con l’assistenza delle autorità governative. E presto lo scandalo potrebbe estendersi agli Stati Uniti, il cui ministro degli Interni ha di recente annunciato l’apertura di un’inchiesta sulla travagliata eredità dei collegi per i nativi americani, «con particolare attenzione ai cimiteri o ai potenziali luoghi di sepoltura».

Il premier Trudeau

Venerdì scorso il premier canadese Justin Trudeau si è scusato «per i terribili errori» compiuti dallo Stato e ha invitato papa Francesco a fare lo stesso, incontrando le Prime nazioni in Canada: «Ho parlato personalmente con Sua Santità per insistere su quanto sia importante non solo che si scusi ma che lo faccia con gli indigeni canadesi sul suolo canadese», ha detto. Il vescovo di Montreal, monsignor Christian Lépine, in una lettera aperta ha parlato di «un lato oscuro della storia rispetto al quale nessun uomo, donna, credente o no, può giustamente rimanere indifferente». Ma i nativi americani insistono anche che vengano al più presto resi pubblici tutti gli archivi delle scuole residenziali.
All’esterno di quella che un tempo fu la Marieval Residential School i membri della comunità Cowesses hanno eretto un tepee — la tradizionale tenda conica con pelli e corteccia di betulla — per la preghiera e posizionato 751 luci a energia solare per illuminare le tombe anonime dei bambini mai tornati a casa.

Sorgente: Canada, le quattro chiese bruciate e i bambini indigeni perduti- Corriere.it

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