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Roma, 19/04/2021
di Massimo Pasquini,
Dal Recovery Fund alla fine delle sospensioni degli sfratti.
Aldilà del chiacchiericcio da social spesso urlato e fatto di insulti tra proprietari e inquilini la questione che affronto è serissima e va affrontata con serietà e coerenza.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) deve comprendere un capitolo che riguarda il comparto dell’Edilizia Residenoziale Pubblica (ERP), per l’ampliamento della disponibilità di alloggi, ne servono almeno 500.000 nonché per le manutenzioni straordinarie dei quartieri di erp e la loro vivibilità tenuto conto che insistono nelle periferie delle nostre città.
Un capitolo quello dell’edilizia residenziale pubblica citato inequivocabimente e in maniera limpida nelle raccomandazioni europee, come priorità di spesa, all’Italia cone nella Raccomandazione n. 2: “Accesso al sistema di protezione sociale adeguati”.
Come non citare il documento “Identifying Europe’s recovery needs”, della Commissione europea che quantifica in oltre 190 miliardi di euro il fabbisogno di investimento sociale, dei quali oltre 55 miliardi di euro nel social housing quello vero non la versione italiana di puro zerbinaggio economico alla rendita immobiliare.
Gli interventi sociali nel settore abitativo sono ricompresi nel punto 19 del Pilastro Sociale Europeo e non a caso è la tra le priorità delle Istituzioni europee, con gli interventi strutturali in materia di transizione ecologica
L’nclusione sociale e territoriale se intende realmente ridurre le diseguaglianze, la povertà e i divari, che assillanoi i cittadini in precarietà abitativa, anche in riferimento alla crisi pandemica, non può non vedere un intervento forte, programmatico e strutturale che aumenti la disponibilità di quella infrastruttura sociale necessaria che si chiama case popolari da intendersi come investimento e non come spesa.
Perché ce lo chiedono le 650.000 famiglie nelle graduatorie, le 600.000 famiglie che nei mesi scorsi hanno chiesto contributi affitto non arrivati o se arrivati con importi indecenti; perché ce lo chiedono le centinaia di migliaia di famiglie con sfratto e relativi proprietari.
Da oltre 10 anni le disuguaglianze di reddito e ricchezza si sono fortemente accentuate.
Le crisi finanziarie globali hanno avuto l’effetto di aumentare gli indici di povertà assoluta e relativa in Italia basta vedere i dati Istat sulla povertà.
Nel Recovety Fund il capitolo del comparto edilizia residenziale pubblica a canone sociale per non diventare occasione di cementificazione del territorio deve vedere la rigenerazione sociale attraverso il recupero degli immobili pubblici e privati lasciati vuoti a degradare come strumento anche di riqualificazione del tessuto urbano, prioritariamente nelle periferie.
L’Italia in confronto con l’Europa vanta, si fa per dire, un deficit di alloggi a canone sociale imbarazzante. In Italia l’Edilizia pubblica è al 3,8% , in Europa la media é del.16%.
In Italia le case popolari.di Comuni.e ater sono meno.di un milione mentre in Francia sono oltre tre milioni, forte la presenza di alloggi sociali nei Paesi Bassi, ma anche in Austria.
Il governo deve inserire nel Recovery Fund una postazione di bilancio congrua, per almeno complessivi 15 miliardi di euro in cinque anni e definire un Piano nazionale di edilizia residenziale pubblica che aumenti significativamente la disponibilità.di alloggi a canone sociale.
Un grande piano per il lavoro che risponda ad un fabbisogno abitativo reale.
Le risorse ci sono e riguardano non solo.quelle Next Generation UE, ma anche i Fondi Strutturali 2021-27, e perché no anche i 970 milioni di euro ex gescal che risultano dopo.25 anni ancora inutilizzati.
Un totale di possibili risorse di circa 15 miliardi di euro.
Finale:
sappiate che nulla di quello che ho scritto sopra, il Governo Draghi prevederà nel suo piano di recovery fund che sta per presentare alle Camere e all’Unione Europea.
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