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di Elisabetta Andreis e Stefano Landi

A mettere qualche punto fermo sul calendario ci aveva pensato il prefetto Renato Saccone che, in accordo con i colleghi delle altre province lombarde, in una nota firmata anche dalla direttrice dell’ufficio regionale scolastico Augusta Celada, spiega che è impossibile improvvisare una riapertura della scuola in 24 ore. «Servono tempi minimi insopprimibili per dare attuazione al decreto con cui il Tar ha sospeso l’ordinanza regionale». Quindi, tradotto, niente scuola nemmeno oggi e domani e campanella rinviata ufficialmente a lunedì. Ma tutti sanno, sui vari tavoli aperti in questi giorni, che l’orizzonte della Lombardia, che verrà confermato oggi, dopo la riunione della cabina di monitoraggio dell’Iss a Roma, sarà rosso. Scenario che fa evaporare totalmente le discussioni sulla prudenza e sulla voglia dei ragazzi di ritrovarsi a un banco di distanza: il Dpcm impone la didattica a distanza al 100 per cento per liceali e studenti di seconde e terze medie.

Dare attuazione immediata alla sentenza del Tar sarebbe stato impossibile per i dirigenti scolastici, ma anche le aziende di trasporto pubblico non avrebbero avuto il tempo per riorganizzare il piano messo nel cassetto con l’ordinanza firmata dal governatore Fontana. Il pacchetto di Atm era pronto per il 7 gennaio, poi per l’11 e ora torna fuori dal cassetto, anche se rischia di tornarci già fra qualche ora, con il probabile passaggio della Lombardia in zona rossa. Un piano di rinforzo che prevede 800 corse e 60 navette in più per servire i 32 istituti individuati tra i plessi scolastici più frequentati.

 

Anche se ieri il dg di Atm Arrigo Giana ha spiegato che il nodo centrale resta lo scaglionamento degli orari della città, dagli uffici pubblici ai negozi: «Anche senza studenti il limite del 50 per cento di capienza sui mezzi è totalmente inadeguato. Il punto è diminuire il picco nelle ore di punta, in particolare al mattino».

Un ripensamento dei ritmi della città sui cui ieri è tornato anche l’assessore alla Mobilità Marco Granelli nel corso della commissione dedicata al Patto-Milano per la scuola: «Sono già previsti gli incontri di monitoraggio ai diversi livelli per aiutarci a migliorare in corsa, perché nessuna cosa parte perfetta, ma serve partecipazione, corresponsabilità e condivisione di tutti per funzionare».

Spirito che ieri regnava anche nel confronto tra il governatore Attilio Fontana e il prefetto Saccone, al quale ha partecipato anche il neo vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti. Che hanno chiesto chiarimenti sui tempi tecnici per la riapertura, confermando però la volontà di dare attuazione alla sentenza. Anche se ieri da Palazzo Lombardia è partito un reclamo in direzione Tar: una presa di posizione più che altro formale e in ottica futura, sul fatto che non si possa non riconoscere alla Regione il diritto di emanare ordinanze più restrittive delle misure già adottate dal governo.

Intanto ieri il Tar ha accolto anche il secondo ricorso presentato contro l’ordinanza di regione Lombardia che aveva prolungato la chiusura delle scuole superiori fino al 24 gennaio. In questo caso erano medici, ricercatori scientifici, professori universitari e direttori di ricerca, tra cui l’epidemiologa Sara Gandini e il chirurgo Paolo Spada, assistiti dal legale Giovanni Taddei Elmi. «La chiusura delle scuole non è proporzionata al rischio di contagio — scrivono tra l’altro i giudici nel decreto d’urgenza emanato ieri sera —. È irragionevole la misura disposta a fronte di un rischio solo ipotetico di formazione di assembramenti, mentre la didattica neanche viene citata, né dimostrata, nell’ordinanza come causa in sé di possibile contagio». E ancora: «Si ritiene sussista un pregiudizio grave e irreparabile (ai danni degli studenti e delle loro famiglie, ndr) tenuto conto della compressione del diritto fondamentale all’istruzione e della oggettiva ricaduta delle misure adottate sulla crescita, maturazione e socializzazione degli studenti che risultano vanificati senza alcuna possibilità di ristoro».

Sorgente: Scuole superiori in Lombardia, riapertura in bilico tra sentenze e zona rossa- Corriere.it

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