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Nel 2019 l’esercizio del partito si è chiuso con un disavanzo di 2,5 milioni e un passivo di oltre 100 milioni. Il tesoriere: “Risultati largamente insoddisfacenti”

L’immagine è quella di un partito assediato dai debiti, a rischio fallimento. “Se non ci fosse il presidente Berlusconi a mettere mano continuamente al portafoglio, Forza Italia avrebbe portato già i libri in tribunale“, dice a mezza bocca un big azzurro di lungo corso, fotografando lo stato di salute di Fi alla luce dell’ultimo bilancio, quello relativo al 2019. Gravata da pignoramenti e alle prese con vari creditori, che bussano alle porte delle banche, la creatura politica lanciata da Silvio Berlusconi nel ’94 presenta conti in rosso, che preoccupano.

I due esercizi precedenti facevano ben sperare, ma a pesare sulle casse ora sono un passivo consistente di oltre 100 milioni di euro, che compromette e rischia di rosicchiare ogni entrata: basti pensare che i contributi del 4 per mille e del 2 per mille, in aumento e pari a quasi 2,5 milioni di euro, risultano congelati e ”totalmente pignorati presso il ministero dell’Economia da vari creditori”. A venire meno sono anche i ‘contributi’ degli eletti, deputati e senatori, specialmente consiglieri regionali e gli introiti delle quote associative. A gravare ci sono pure le spese sostenute per le campagne elettorali.

Spulciando le carte si scopre, infatti, che il rendiconto finanziario del movimento chiuso al 31 dicembre scorso presenta un disavanzo di 2 milioni 456mila 859 euro con conseguenze negative sul patrimonio netto, che subisce una ”perdita progressiva, passando dai 97 milioni 273 mila 758 euro del precedente esercizio” agli attuali 99 milioni 730 mila 617 euro. E meno male che Silvio c’è, visto che il Cav garantisce personalmente con fideiussione bancarie ogni ‘buco’ per oltre 90milioni di euro, restando di fatto l’unico proprietario del movimento. Al punto che nessuno potrà accampare pretese sul ‘brand’ e mettere in discussione la sua leadership.

A lanciare l’allarme è il tesoriere forzista, tecnicamente l’amministratore nazionale, nonché commissario, il senatore Alfredo Messina, che nella relazione gestionale scrive: ”L’anno in esame evidenzia, dopo due consecutivi esercizi molto positivi, dei risultati economici e finanziari largamente insoddisfacenti, come si rileva dal considerevole disavanzo dell’esercizio subito e dal parallelo netto incremento dell’indebitamento finanziario complessivo”.

“La gestione di quest’ultimo -precisa Messina- ha come di consueto presentato molteplici criticità nell’arco dell’esercizio, anche perché negativamente condizionata dalla indisponibilità delle risorse pignorate in continuo corposo aumento i cui importi eccedono complessivamente, in misura cospicua come stabilito dalle leggi in materia, i relativi debiti emergenti: al termine dell’anno 2019 il loro ammontare era di circa 4,5 milioni di euro, in crescita del 30% rispetto alla fine del 2018, dove l’importo in oggetto era di circa 3,5 milioni di euro”.

Anche “nell’anno 2019”, avverte Messina, “Fi non ha potuto di conseguenza disporre di nuovi mezzi finanziari per 1 milione di euro, originati dal vincolo esistente sulle erogazioni relative alla contribuzione per la destinazione del due per mille dell’Irpef di competenza dell’anno in esame (euro 623.076), nonché dagli incassi provenienti dalle quote associative, affluite per la maggior parte su conti correnti indisponibili”.

A “compromettere poi il risultato economico dell’anno” e “ad aggravare la situazione finanziaria del nostro Movimento”, spiega, “ha concorso in modo determinante l’insufficiente afflusso della generalità delle contribuzioni e delle quote associative, che ha fortemente depresso l’ammontare totale dei proventi; la riduzione dei versamenti provenienti dai parlamentari e dai consiglieri regionali del nostro Movimento ne rappresenta la causa primaria, senza trascurare il minimo introito pervenuto dalle quote associative, importo che è di gran lunga il più basso da quando Forza Italia ha ripreso la propria attività politica a fine anno 2013”.

Le “entrate effettivamente utilizzate esposte nei proventi -sottolinea Messina- sono state destinate per finanziare innanzitutto gli oneri della gestione caratteristica e tra questi nello specifico gli onerosi investimenti nelle campagne elettorali svolte nel 2019; anche se gli impegni complessivi per queste ultime sono stati largamente inferiori all’anno passato come meglio descritto in altre sezioni della presente relazione, le contribuzioni pervenute nell’anno in esame non hanno nemmeno compensato quanto sostenuto per le campagne elettorali”.

“Pertanto, sulla base di quanto scaturito dalle proiezioni finanziare più volte aggiornate nel corso dell’esercizio che ne hanno messo in evidenza le dinamiche quantitative e le relative evoluzioni a breve e medio termine, è emerso -rimarca il tesoriere forzista- che l’ampliamento dell’affidamento di due milioni di euro, le cui procedure tecniche iniziate nel 2018 si sono definitivamente perfezionate nel mese di febbraio dell’anno in esame, non sarebbe stato adeguato ad assicurare l’ordinata continuazione dell’attività del nostro Movimento, in presenza di oneri di funzionamento ormai difficilmente comprimibili senza pregiudicare la prosecuzione delle necessarie ordinarie mansioni”.

Da qui la decisione di procedere ”per tempo a richiedere una nuova estensione delle linee di credito in utilizzo, la cui concessione è stata definita negli ultimi mesi dell’anno, al termine delle usuali verifiche tecniche e delle conseguenti delibere dei competenti organi della banca interessata; l’ampliamento concesso è stato di ulteriori due milioni di euro, il che ha portato a quattro milioni di euro i maggiori affidamenti da utilizzare rispetto al 2018. Tutte le linee di credito sono tuttora operative su un unico istituto bancario”.

Nel dettaglio: Fi, pur avendo una disponibilità liquida di quasi 1,6 milioni di euro, ha una posta ‘debiti’ che “ammonta globalmente ad 102 milioni 836 mila 428 euro” con “un aumento di 3 milioni 275 mila 430 euro rispetto a quanto esistente al 31 dicembre 2018”. Le voci che la compongono sono tutte considerate ‘correnti’. Solo verso le banche i debiti ammontano a 5milioni 550mila 410 euro e quello nei confronti dei fornitori sono stimati in 2 milioni 799 mila 410 euro.

Sorgente: Conti in rosso per Forza Italia, Berlusconi alle prese con pignoramenti e debiti

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