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La maggioranza di chi è senza Cig non riceve alcun sostegno da marzo: 1,5 milioni dipendono dall’Inps mentre i restanti 500 mila circa dal Fondo degli artigiani. Che però non ha le risorse necessarie. Tutte le aziende possono chiedere all’Ente l’anticipo del 40% anche se l’ha fatto solo il 20%

ROMA – Almeno 2 milioni di lavoratori sono in attesa della cassa integrazione. La stragrande maggioranza aspetta ancora i soldi di marzo o aprile o anche di entrambi i mesi. In misura minore, quelli di maggio a cui si sono accodate le più recenti richieste di giugno. Di questi 2 milioni, 1,5 milioni dipendono dall’Inps. Il resto – una stima che potrebbe rivelarsi al ribasso – dal Fondo di solidarietà bilaterale degli artigiani.
Ma se nel caso dell’Inps i soldi non mancano – 17,6 miliardi stanziati dai decreti Cura Italia e Rilancio – nel caso degli artigiani il Cura Italia ha messo solo 60 milioni a fronte di 1,242 miliardi richiesti. Il decreto Rilancio ha integrato le risorse con altri 765 milioni di cui i primi 249 milioni arrivati il 26 di giugno – dieci giorni fa – e distribuiti nel giro di 24 ore, chiudendo le pendenze più antiche: il mese di marzo è stato liquidato a tutti i 628 mila artigiani che avevano chiesto un aiuto, il mese di aprile solo al 20% di loro, saliti nel frattempo a 800 mila.

A conti fatti nelle casse di Fsba mancano ancora 933 milioni. Per 516 milioni Fsba attende un bonifico (soldi già stanziati), ma il ministero del Lavoro preferisce procedere con la tecnica del rimborso: eroga i soldi per tranche e solo dopo il rendiconto della spesa precedente. Per la quota restante – 417 milioni – servono nuovi stanziamenti. Se ne occuperà il decreto Luglio? Potrebbe anche bastare un decreto interministeriale, se la ministra Nunzia Catalfo (Lavoro) decidesse di attingere al suo fondo ministeriale per la Cig da 2,7 miliardi.

E veniamo all’Inps. I dati qui sono di due tipi. Da una parte, le domande già autorizzate e per le quali le imprese hanno spedito all’Inps gli SR41, ovvero i documenti che contengono gli Iban di chi deve ricevere la Cig: 17.574 lavoratori non hanno mai visto un soldo di cassa da marzo e il loro SR41 è arrivato prima del 31 maggio, mentre altri 322.707 hanno incassato marzo ma aspettano aprile e gli SR41 sono stati spediti dalle aziende dopo il 31 maggio. Totale: 340.281 lavoratori in attesa (al 29 giugno).

Il secondo tipo di dati riguarda le domande ancora giacenti, alcune molto vecchie, che risultano né autorizzate né respinte né annullate dall’Inps: al 25 giugno, siamo a 107 mila domande per 1,2 milioni di lavoratori. Totale per l’Inps: 1,5 milioni senza la Cig, nelle sue tre forme (ordinaria, in deroga, fondi di solidarietà: a seconda dei settori e della dimensione dell’azienda).

L’arretrato di domande in giacenza è cresciuto molto nel mese di giugno. Specie dopo il 18 giugno, quando sono partite le nuove domande di Cig, quelle accelerate dalle regole introdotte dal decreto Rilancio. Erano tante però già al 4 giugno (mezzo milione di lavoratori sospesi), al 12 giugno (oltre 800 mila) e al 14 giugno (872 mila). Questo fa pensare che si tratti di un arretrato legato al periodo di lockdown. Ma l’Inps non chiarisce, come pure non divide il prima e dopo 18 giugno.
Cosa succede dal 18 giugno, quali le novità? Tutte le aziende possono ottenere dall’Inps un anticipo rapido del 40% delle ore autorizzate (e per la Cig in deroga non si passa più dalle Regioni). Visto che il massimale di Cig è pari a 1.200 euro (per gli stipendi più alti), il 40% corrisponde a 480 euro per una cassa a zero ore (impresa chiusa), 240 euro per una cassa a metà ore.

Secondo le prime valutazioni, solo il 20% delle imprese che hanno fatto domanda dopo il 18 giugno ha chiesto l’anticipo del 40%. Forse perché i contabili sono sotto stress nel mese di giugno – tra quattordicesima e altri adempimenti accumulati nei mesi di lockdown – o perché i tempi sono stringenti. L’impresa deve fare domanda entro 15 giorni da quando mette i lavoratori in Cig indicando subito codice fiscale, Iban e ore di cassa. E poi entro il mese successivo inviare l’SR41 per il saldo: se non lo fa entro questi tempi, l’Inps si riprende il 40% anticipato e l’azienda deve pagare la Cig tutta di tasca sua.

La cosa curiosa è nella circolare 78 dell’Inps del 27 giugno: lì c’è scritto che l’Inps anticiperà il 40% non solo alle nuove domande, ma anche a quelle precedenti al 18 giugno (se riferite alle ultime 9 settimane di Cig Covid sulle 18 concesse). Qualcuno tra gli 1,5 milioni di lavoratori in attesa potrebbe beneficiarne.
fotografia: Manifestazione nazionale dei lavoratori dello spettacolo il 27 giugno 2020 a Roma

Sorgente: Ancora due milioni di lavoratori aspettano la cassa integrazione | Rep

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