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Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris

Adriana Pollice

«I sindaci sono pronti a interrompere le relazioni istituzionali con il governo qualora le nostre proposte non saranno accolte entro 15 giorni». Primo consiglio comunale in presenza ieri a Napoli, Luigi de Magistris ha sintetizzato così all’aula la posizione dei sindaci venuta fuori dalla riunione dello scorso fine settimana.

«Oggi (ieri ndr) invieremo una lettera all’esecutivo – ha proseguito – perché siamo totalmente insoddisfatti. Chiediamo misure economiche entro pochi giorni: in Germania hanno dato 60 miliardi ai comuni e in Italia 3 miliardi. Bisogna restituire potere e responsabilità alle amministrazioni anche con misure a costo zero, che sono state proposte ma non sono state accolte. Come diminuire il fondo per le entrare di dubbia esigibilità, misura che avrebbe fornito liquidità senza esborso per lo stato. Se il governo si mette contro i sindaci cade».

E sugli assistenti civici: «Se saranno impiegati per contribuire a spiegare ai cittadini l’importanza del rispetto delle regole allora ben vengano. Ma se si configurano come ronde per un nuovo coprifuoco, Napoli dirà no». L’epidemia ha messo in un angolo le amministrazioni cittadine, che hanno accettato di non emanare ordinanze in materia, lasciando la ribalta a esecutivo e regioni. Con la fase 2 si ritrovano senza risorse e con i servizi a rischio.

A Napoli le tensioni politiche sono accentuate dalle prossime regionali di settembre che provocano fibrillazioni anche in municipio. Venerdì scorso il primo faccia a faccia tra de Magistris e il governatore, in corsa per la riconferma, Vincenzo De Luca. «Abbiamo parlato di questioni istituzionali – ha ribadito ieri il sindaco -. Poi se mi sfiduciano mi candido alle regionali e vinco».

Una frase che tiene dentro molti piani: il governatore è in vantaggio nei sondaggi perciò non ha l’urgenza di stringere un accordo con quello che è stato per tre anni un nemico. In consiglio comunale, che si regge su una manciata di voti, il gruppo La città è allineato sulle posizioni deluchiane. Ma se la destra dovesse trovare un candidato convincente (la Lega spinge per il pm Catello Maresca) allora un nuovo competitor potrebbe creare problemi a De Luca.

La sfiducia a de Magistris, d’altro canto, non si vede nell’immediato futuro: ieri il consiglio è terminato con la stesura di un documento condiviso da tutti i gruppi da indirizzare al governo. Il sindaco può utilizzare quest’anno per riorientare il suo discorso politico verso il piano nazionale: la non belligeranza istituzionale con De Luca lascia spazio alla battaglia per riequilibrare i pesi dal governo verso le città. Immaginando una candidatura alle prossime politiche. «Napoli si sente un’esperienza nazionale e vuole costruire un piano per la città, anche con il consiglio, per affrontare emergenze come povertà e lavoro» spiega Carmine Piscopo, assessore all’Urbanistica e responsabile nazionale di Dema, il movimento di de Magistris.

Tenere le comunali a maggio 2021 serve anche al centrodestra, per non rischiare una doppia sconfitta. E serve anche al centrosinistra. Ieri ci sono state scintille in consiglio tra Pd, Iv e La città. I dem (che da 6 consiglieri sono scesi a 3) danno ai renziani la responsabilità di tenere in vita l’amministrazione mentre accusano La città di finto civismo, cercando poi di sbarrare l’approdo dei loro consiglieri nelle liste a sostegno di De Luca. Il Pd cittadino deve ricostruire un percorso di coalizione intorno a un’idea di città e spera di avere l’appoggio del governo.

 

Sorgente: ilmanifesto.it

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