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28 April 2024
0 10 minuti 4 anni

Oltre a dover fronteggiare crisi economica e prezzi a ribasso imposti dalla grande distribuzione, gli imprenditori agricoli calabresi devono difendersi anche da un altro nemico: la criminalità organizzata. Alcuni si sono uniti in una cooperativa e ogni giorno lottano fianco a fianco

Se è vero che il luogo di nascita determini parte del proprio destino, questo è ancora più vero se la terra d’origine è nota per la forte radicalizzazione della criminalità organizzata. E la Locride, la punta d’Italia nella provincia di Reggio Calabria, è uno di questi luoghi.

A stupire non è la normalità con cui si affermi l’esistenza della ‘ndrangheta, ma come si dia per scontato la necessità raramente rinnegabile di schierarsi. Molto lontani dal fascino cinematografico o dagli scenari fumosi e notturni, protagonisti di questa battaglia sono soprattutto imprenditori e agricoltori che da un lato devono fare fronte alla crisi economica e alla concorrenza estera e dall’altro subiscono le angherie di chi si arricchisce deprimendo il territorio e con esso la sua popolazione.

Noi imprenditori agricoli tra attentati e minacce: “Loro ci attaccano? E noi festeggiamo”

C’è chi ha subìto 7 attentai in sette anni, chi invece ha ricevuto lettere minatorie contro l’intera famiglia. Essere ricattati dalla ‘ndrangheta non è raro se si decide di fare l’imprenditore agricolo nella Locride, in Calabria. Minacce e ritorsioni sono frequenti soprattutto contro chi non accetta passivamente la criminalità organizzata.

Lasciando da parte i cliché, la lotta per la sopravvivenza quotidiana delle attività agricole assomiglia ad una corsa ad ostacoli.

“Abbiamo messo a dimora queste piante nel lontano 1977 più o meno, tutto si poteva pensare ma non che si arrivasse a sto punto, ma ci siamo arrivati”Nello Navarra, proprietario di “Vivaio Frutti del Sole” azienda agricola socia di GOEL Bio

La Calabria è la regione italiana che ha registrato la battuta d’arresto più forte sul fronte agricolo. Secondo i dati Istat, nel 2018 la produzione è infatti calata del 9,4%. Una diminuzione che coincide anche con un progressivo e inarrestabile abbandono dei campi da parte delle nuove generazioni.

Gli agrumi ostaggio del mercato: “I frutti marciscono sugli alberi. C’è bisogno di un’economia etica”

“Quest’anno abbiamo lasciato marcire 70 quintali di limoni sugli alberi, l’olio nelle cisterne è invendibile e in giro c’è chi muore di fame”. Conclude così, sconfortato, il suo resoconto sull’andamento del mercato agricolo, Nicola Bartolo dell’azienda ‘A Lanterna di Monasterace.

Così come per i prodotti confezionati, anche sul ‘fresco’ si abbatte il problema della grande distribuzione. Quantità enormi richieste in tempi brevi e a prezzi ridotti all’osso che lasciano ben poco margine di guadagno agli imprenditori. “Se si pensa – continua Navarra – che negli anni ’80 un chilo di arance, facendo un paragone con l’euro, venivano pagate 30-40 centesimi, mentre oggi si arriva ad appena 8, si può capire la pressione che subiscono i produttori”.

Oltre alla forte concorrenza straniera come Marocco e Spagna, a incidere sul ribasso dei prezzi sono i giganti della Gdo che li determinano senza dare certezze ai produttori.

“C’è una differenza astronomica tra quello che troviamo nei negozi, nei supermercati e quello che ci viene pagato. Aiuterebbe avere la garanzia di vendere il prodotto, se noi avessimo questa garanzia potremmo organizzare queste coltivazioni in modo razionale”Nicola Bartolo, agricoltore dell’agriturismo A Lanterna di Monasterace

Quella sulla giusta compensazione e della filiera equa e circolare è la battaglia protagonista della campagna “Al giusto prezzo” promossa da Oxfam Italia. “Controllando più del 75% di tutto il cibo e le bevande consumate in Italia – spiega Giorgia Ceccarelli, Policy Advisor di Oxfam Italia – i supermercati sono i primi acquirenti di prodotti agricoli e per i produttori sono un attore chiave. Per queste ragioni i supermercati hanno il potere di influenzare diversi aspetti della negoziazione con i produttori come il prezzo di acquisto e la qualità che – se considerati al ribasso – possono provocare gravi violazioni dei diritti a scapito soprattutto dei braccianti”. Con una raccolta firme, Oxfam chiede alle catene della Gdo una presa di responsabilità sulla tutela degli attori della filiera favorendo la trasparenza verso i consumatori.

L’etichetta trasparente

Comunicare al consumatore provenienza del prodotto, peso e modalità di selezione. Sono queste alcune delle informazioni già presenti sulle etichette dei prodotti freschi. Ma cos’è che non viene detto? Nella grafica sono state aggiunte le indicazioni che potrebbero rendere più consapevole la scelta del compratore e aiutare i produttori che decidono di agire nella legalità.

Ma come detto all’inizio, i mercati qui sono solo parte del problema, dall’altro infatti c’è la legalità. Facendo presa sulle difficoltà degli imprenditori agricoli, la criminalità organizzata è radicata e ha il controllo di gran parte dei terreni. “Loro non hanno bisogno dei nostri piccoli proventi – dice con sicurezza lo chef e imprenditore agricolo Giuseppe Trimboli minacciato di morte all’inizio del 2019 – Ci minacciano solo per dimostrare il potere che hanno nella regione. Chi vuole fare i soldi veri, si immischia in altri giri”.

Dizionario

Aste inverse o a doppio ribasso

Il meccanismo delle aste elettroniche inverse, o al doppio ribasso, viene utilizzato da alcune catene distributive. Le centrali d’acquisto della GDO aprono l’asta per uno stock di prodotti. Raccolte le proposte, lanciano una seconda asta, nuovamente al ribasso, partendo dal prezzo inferiore raggiunto durante la prima. In pochi minuti, su un portale web, il fornitore è chiamato a competere per aggiudicarsi la commessa. Chi si aggiudica la fornitura, dato il prezzo molto basso raggiunto, per garantirsi un esiguo margine, deve rivalersi sui produttori da cui acquista la merce. A loro volta, questi ultimi si possono trovare in difficoltà nel garantire i diritti fondamentali ai lavoratori agricoli. In tal modo, il meccanismo delle aste al doppio ribasso contribuisce a rendere più difficile l’eradicazione dello sfruttamento e del caporalato.

Caporalato

Forma illegale di reclutamento e organizzazione della mano d’opera, spec. agricola, attraverso intermediari (caporali) che assumono, per conto dell’imprenditore e percependo una tangente, operai giornalieri, al di fuori dei normali canali di collocamento e senza rispettare le tariffe contrattuali sui minimi salariali(da Enciclopedia Treccani)

Filiera

Catena di passaggi produttivi che precedono l’arrivo della merce sullo scaffale del negozio (per es., nel settore della pasta secca, la filiera produttiva comprende la produzione di grano, la molitura, la produzione di pasta, il settore del confezionamento con film, inchiostri, adesivi, ecc., il magazzinaggio del prodotto finito, il trasporto fino alla vendita nei punti di distribuzione)(da Enciclopedia Treccani)

Gdo

Acronimo di Grande distribuzione organizzata. Tipologia di vendita al dettaglio di prodotti alimentari e non di largo consumo, realizzata tramite la concentrazione dei punti vendita in grandi superfici (non minori di 200 m2 ma che arrivano anche a superare 4000 m2) e la gestione a carico di catene commerciali che fanno capo a un unico marchio. Tali aggregati sono costituiti da centri commerciali, mall, factory, outlet centre, catene di discount, e così via(da Enciclopedia Treccani)

Economia circolare

Sistema economico che tende ad autosostenersi sia da un punto di vista ambientale che socioeconomico. Si contrappone al modello economico “lineare” adottato dal XIX secolo in poi fondato su un’economia industriale, estrattiva e basato sul consumo di massa.

‘ndrangheta

Organizzazione criminale italiana di connotazione mafiosa originaria della Calabria.

Economia etica

Si intende un nuovo paradigma che come obbiettivo non abbia più solamente il profitto, ma parta dal presupposto che l’etica sia parte costituente del buon funzionamento del mercato.

Agrumicoltura

Coltivazione razionale di agrumi (arance, limoni, mandarini, clementina, bergamotto, chinotto).

Di fronte a uno scenario dalle tinte fosche, negli anni ’90 a Gioiosa Jonica, nel cuore della Locride, è nata Goel, una cooperativa ideata per combattere le spinte distruttive della regione e unire diverse realtà che oggi contano decine di professionalità diverse.

Tra queste c’è Goel Bio, ramo della cooperativa che si occupa di agricoltura e lo fa con un’ottica di economia circolare: niente va sprecato e ogni singolo anello della catena può contare sul sostegno degli altri. Il tutto seguendo un rigoroso codice etico che prevede l’essere in regola con i contratti, il rispetto di tutte le professionalità e un dichiarato intento di combattere la criminalità organizzata.

“Continuo a credere che la legalità crea legalità, la furbizia crea furbizia. Il cambiamento passa anche per un prezzo giusto. Non è possibile che l’etica sia un lusso, l’etica deve essere efficace”Gerhard Bantel, socio di GOEL e presidente di Arca della Salvezza

La terra giusta

Il prezzo del pomodoro

Non solo caporalato. Il costante ribasso dei prezzi da parte del mercato agricolo soffoca i piccoli produttori, mette in difficoltà le aziende di trasformazione e alimenta il circolo vizioso del lavoro nero. A farne le spese a cascata tutti i componenti della filiera. Eppure, con qualche centesimo in più e leggi ad hoc si potrebbero garantire i diritti e la legalità.

Guarda lo speciale

Sorgente: La terra giusta: gli agrumi ostaggio della ‘ndrangheta e del mercato

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