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Non bastava il cadavere scomparso di una delle 85 vittime di Bologna, non bastava nemmeno scoprire dopo 39 anni che esistono carte dei servizi segreti (leggibili solo dai parlamentari) che raccontano un’altra verità sulla strage alla stazione del 2 agosto 1980 (con ripetuti sos dei nostri servizi su minacce di attentati da parte dei palestinesi). Adesso spunta un nuovo giallo, sul quale non si è mai capito se gli inquirenti felsinei abbiano fatto chiarezza (magari sì, ma non è noto): parliamo della storia di un passaporto cileno falso utilizzato da una donna, a oggi sconosciuta, che soggiornò in un albergo davanti alla stazione di Bologna nei giorni precedenti la bomba.

 

Quel passaporto su cui vennero fatti accertamenti dalla polizia e dall’Interpol risultò falso, proprio come altri passaporti cileni utilizzati da terroristi palestinesi o filopalestinesi, della galassia Carlos e non solo, per trasportare esplosivi, anche in Italia, e compiere attentati contro cittadini inermi.

Chi era questa misteriosa donna che si è fatta registrare con un passaporto falso? Dov’è finita? È mai stata identificata? I servizi segreti sono a conoscenza della sua vera identità? E soprattutto, visto che negli atti ufficiali non c’è traccia di accertamenti dell’autorità giudiziaria italiana, la magistratura ha appurato chi si nascondesse dietro il nome di Juanita Jaramillo, nata a Santiago del Cile il 1 gennaio 1953? Già, perché la polizia cilena, interpellata all’epoca dai colleghi italiani, anche se si prese un po’ di tempo, fece gli accertamenti richiesti e rispose tramite Interpol alla richieste italiane, come è agli atti del processo sulla strage di Bologna. Quello che invece non si sa è se, su quanto comunicato dai cileni, l’Italia abbia mai fatto accertamenti.

In particolare, il contenuto della risposta venne comunicato prima dal ministero dell’Interno italiano alla Questura di Bologna e al direttore della Criminalpol in una nota del 20 febbraio 1981 e poi dall’Ucigos al Tribunale di Bologna il 3 agosto 1981: il passaporto numero 30435/80 presentato dalla sedicente Jaramillo al desk dell’hotel Milano Excelsior, sfaceva sapere la polizia cilena, è falso, alterato “dagli stessi possessori o da altre persone”.

Anche un telex dell’allora capo della Polizia Coronas non lascia spazio a dubbi: la “polizia cilena ha fatto conoscere tramite l’Interpol che la nominata Jaramillo Juanita è sconosciuta”. E ancora, sempre il capo della Polizia spiega che il passaporto numero 30435 è stato in realtà emesso per un uomo (Alamos Jordan Francisco Ignacio) e non per una donna.

Capire chi fosse questa donna sarebbe stato fondamentale per le indagini, anche perché, come emerso in altri fatti di sangue, diversi passaporti cileni falsi sono comparsi negli accertamenti delle forze di polizia di mezzo mondo e delle intelligence che hanno dato negli anni la caccia ai terroristi palestinesi e a quelli legati a Ilic Ramirez Sanchez alias Carlos lo Sciacallo, che peraltro aveva a Bologna un suo uomo il giorno della bomba. Lo stesso Carlos per muoversi non utilizzava un passaporto cileno falso, ne utilizzava due.

Tra l’altro, quel che emerge solo ora dalle carte rimaste nei cassetti per quasi quarant’anni diventa sconvolgente alla luce di quanto riportato in un documento esclusivo dell’Fbi in possesso dell’Adnkronos sull’attentato ad un volo Twa partito da Tel Aviv (di cui daremo conto domani), passato per Atene, arrivato a Roma e da qui mai atterrato al JFK di New York perché precipitato nel mar Jonio con 88 persone a bordo l’8 settembre 1974. Una strage che ricalca per molti versi quella di Ustica.

Sulla vicenda del passaporto cileno, i parlamentari componenti dell’Intergruppo ‘2 agosto’ Federico Mollicone, Paola Frassinetti, Isabella Rauti, Galeazzo Bignami chiedono al governo “immediata chiarezza” . “Il premier Giuseppe Conte, che ha tenuto a sé la delega sui Servizi segreti, chiarisca se i nostri apparati di sicurezza avessero contezza di queste evidenze, che cambiano totalmente la narrazione dominante – dicono -. Il ministro Bonafede prenda quindi atto delle nuove evidenze e palesi le eventuali storture del processo e dell’inchiesta. Presenteremo un’interrogazione in tal senso, al fine di raggiungere, finalmente, la verità giudiziaria e storica sulla strage di Bologna. Lo dobbiamo alle vittime e ai loro familiari”.

“E’ necessario, quindi, inserire presto in calendario d’Aula la nostra proposta di legge bipartisan per la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle connessioni del terrorismo interno e internazionale con la strage di Bologna del 2 agosto 1980, la cui attività sarebbe ora d’importanza cruciale” concludono.

Sorgente: Strage Bologna, spunta passaporto cileno falso

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