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Nonostante l’assist della Bce, con Mario Draghi che ha guidato l’eurozona negli ultimi otto anni attuando una politica di difesa ferma della valuta comune (Whatever it takes), la capacità di risparmio delle famiglie italiane ha subito un contraccolpo importante. Dal 2008 al 2018 il risparmio lordo pro-capite ha perso il 20%, mentre nello stesso arco temporale la Francia ha guadagnato il 17,21% e la Germania il 41,28%. I dati emergono da un’elaborazione dell’Associazione italiana private banking per milanofinanza.it. Oggi Draghi parlerà per l’ultima volta da Francoforte nelle vesti di guida della Banca centrale europea, lasciando il timone alla francese Christine Lagarde, ex direttore del Fondo monetario Internazionale.

La presenza di Draghi si è comunque sentita, perché nel 2012, all’inizio del suo lavoro a Francoforte, l’indice sul risparmio aveva visto la capacità delle famiglie italiane scendere del 40%. Il governatore ha aiutato a recuperare la metà delle perdite. Ma nel frattempo il Paese non è riuscito ad essere competitivo nei confronti delll’Europa. E nonostante ciò, i tedeschi e i francesi hanno dimostrato forte opposizione al governatore della Bce anche durante il meeting di settembre, quando Draghi ha annunciato un altro taglio del costo del denaro e l’avvio a novembre di un secondo programma di Quantitative Easing. E che ha visto dimettersi all’improvviso Sabine Lautenschläger dal board di Francoforte.

Erik Nielsen, capo economista della Bce, ha notato a sua volte che, sebbene Berlino abbia ricevuto, fra il 2008 e il 2018, 370 miliardi di euro sotto forma di risparmi sugli interessi del debito, una ricchezza enorme piovuta grazie al taglio dei tassi di cui hanno beneficiato e beneficieranno i contribuenti, la Germania non smette di criticare i Paesi più a sud dell’Eurozona accusati di essere i primi beneficiari della politica economica della Banca centrale sotto Draghi.

Dalla crisi dei mercati del 2008, il portafoglio delle famiglie italiane è cambiato in maniera sensibile. Alla fine dello scorso anno la ricchezza generale era di 4.218 miliardi di euro, dove circa un terzo, pari a 1.390 miliardi, è rappresentato da liquidità sotto forma di denaro tenuto in conto corrente e in conti deposito (l’indagine Aibp-Censis non tiene conto della quota di contante, non tracciabile). Si tratta del 33% di cash cresciuto del 13,7% dal 2008 al 2018, mentre nello stesso arco temporale le obbligazioni in portafoglio (soprattutto Btp) hanno registrato una riduzione di due terzi passando dal 21% al 6,9%. Nel contempo hanno preso posto le riserve assicurative, anche per motivi pensionistici, che incidono per il 23,7% del portafoglio, con una volata del +44,6% dal 2008.

Aipb è andata poi ad analizzare le differenze, per milanofinanza.it, fra i portafogli retail e quelli del private banking. E qui emerge una differenza importante, perché alla data dello scorso giugno il 53,2% della ricchezza delle famiglie italiane era custodito in conti corrrenti e in conti deposito in quella che l’Aipb ha definito “la bolla della liquidità”, mentre lo era solo per il 15,9% nel caso dei clienti private, che hanno disponibilità liquide per almeno 500mila euro. E se le famiglie si fanno gestire il 16,6% dei risparmi, i fondi comuni incidono per il 39,2% nel caso del segmento private.

La perdita di richezza degli italiani è dovuta a molti fattori, fra cui l’incapacità del Paese di riprendersi dalla crisi del 2008, con una caduta successiva nel 2012. La politica di liberazione di capitale attraverso il taglio progressivo dei tassi, ora al -0,5%, assieme al programma di Quantitative Easing, hanno sortito un effetto di contenimento della caduta ma non sono riusciti a rendere l’Italia competitiva in Europa.

Se Draghi a settembre ha preparato il tavolo imbandito per Lagarde con un programma denso di aiuti per l’economia dell’Eurozona, in modo che l’ex responsabile del Fondo monetario internazionale possa procedere su un tracciato già segnato, Erik Nielsen osserva che bisogna tener conto che il nuovo governatore è un avvocato d’affari internazionale con doti più politiche e meno finanziarie di Draghi. E quindi il rischio è di assistere ad un cambio di passo a Francoforte

Sorgente: Risparmio, l’Italia ha perso il 20% in dieci anni – MilanoFinanza.it

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