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“La riforma che sarà approvata il 7 ottobre è attesa da anni”, dice il sottosegretario 5S  alla presidenza del Consiglio. “Il ruolo di Luigi nel Movimento non è in discussione, ma nascerà un organo collegiale”

di Giovanna Vitale

Dopo non poche esitazioni, il Pd ha infine offerto la prova d’amore chiesta dai 5Stelle per rafforzare l’alleanza di governo. Ieri la conferenza dei capigruppo ha fissato per il 7 ottobre l’esame in quarta e ultima lettura del disegno di legge costituzionale sul taglio lineare di 345 parlamentari. Merito (anche) dei dem, che dopo tre voti contrari durante il Conte1, ha accettato di “inserire nel primo calendario utile” la misura bandiera del Movimento.

Sottosegretario Riccardo Fraccaro, l’impegno del M5s di tagliare 115 senatori e 230 deputati sta per tradursi in realtà. Lei che è considerato il “padre” della riforma, ci spiega perché – con tutti i problemi che ha il Paese – l’avete sempre ritenuta fondamentale al punto da porla come condizione per far partire il nuovo governo?
“È un provvedimento che tutti i partiti promettevano da 40 anni, solo che non era mai stato realizzato. Finalmente le istituzioni dimostrano la capacità di autoriformarsi: l’Italia non sarà più il Paese con il più alto numero di parlamentari, le Camere saranno più efficienti e si risparmierà mezzo miliardo a legislatura. Senza il M5S non sarebbe stato possibile e questo ci riempie di orgoglio”.

Ma non era meglio partire dal taglio degli stipendi, come era previsto nel vostro programma?
“Noi del Movimento ce li tagliamo già da anni, restituendo parte della nostra indennità e rendicontandola. Infatti prendiamo 5mila euro lordi. Pensi che io nella scorsa legislatura ho restituito più di 300mila euro. Le due cose non sono incompatibili”.

Il Pd all’inizio era contrario perché, in assenza di contrappesi, il taglio dei parlamentari rischia di ledere il principio di rappresentanza delle minoranze e dei territori. Ora che avete centrato l’obiettivo, siete pronti ad andare incontro alle richieste degli alleati?
“Non è vero che rischia di ledere la rappresentanza: è come affermare che in Spagna o negli Usa minoranze e territori non vengono garantiti perché rispetto a noi, in proporzione, i parlamentari sono pochi. Penso piuttosto che governo e maggioranza usciranno rafforzati da questo passaggio storico perché daremo prova di concretezza e compattezza. Si dimostrerà che il M5S è in grado di mantenere le promesse e il Pd di rispettare il programma. In passato c’era chi andava avanti a suon di slogan, per noi contano i fatti. È un primo segnale molto importante”.

Ma siete disposti a cambiare la legge elettorale? E se sì, come? In senso proporzionale con soglia di sbarramento al 5%?
“La modifica è contenuta nel programma di governo e c’è la consapevolezza comune di doverla fare alla luce del taglio dei parlamentari per assicurare il pluralismo politico e democratico. Per questo andiamo verso un sistema proporzionale. Le soglie di sbarramento sarebbero implicite e garantirebbero rappresentanza adeguata alle minoranze, senza portare a una frammentazione del quadro politico e quindi instabilità”.

Significa che andranno ridisegnati i collegi?
“Sì, diventerebbero più ampi”.

Con che tempi?
“È impossibile da prevedere. C’è tempo sino al 2023, l’importante è che la legge elettorale venga fatta bene e perché possa durare. Non come in passato che si cambiava a ogni cambio di governo a seconda della convenienza del momento”.

Nel frattempo su input di Salvini le regioni leghiste stanno promuovendo un referendum abrogativo della quota proporzionale: non si rischia il cortocircuito?
“Intanto vediamo se cinque consigli regionali voteranno questo referendum e poi vedremo se è ammissibile. Molti costituzionalisti hanno forti dubbi. E comunque mi viene da sorridere: la Lega ha fatto cadere il governo per evitare il taglio dei parlamentari, che però ora – nonostante la crisi del Papete – sta arrivando a compimento. Loro hanno fatto saltare tutto per le poltrone, noi le tagliamo”.

Però se il referendum passasse introdurrebbe un maggioritario spinto, altro che proporzionale.
“Io credo che gli italiani sapranno giudicare”.

Resta il fatto che nel M5S c’è molto malumore, sottosegretario: 70 senatori hanno chiesto di modificare lo Statuto per affidare la guida a un direttorio e non più al solo capo politico. Di Maio ha aperto, lei che ne pensa?
“Quel documento chiedeva l’indizione di un’assemblea al Senato, non metteva in discussione il ruolo politico di Luigi, peraltro confermato dagli iscritti con una percentuale altissima. E la riforma interna voluta da Di Maio va nella direzione di affiancargli un organo collegiale”.

Si dice però che il malcontento potrebbe innescare l’esodo di molti eletti verso altri partiti.
“Lei dà per scontato che nel M5S ci sia del malessere. Io invece sono convinto che il Movimento dimostrerà di essere al governo non per l’interesse dei singoli ma per il bene del Paese”.

Sorgente: Governo, Fraccaro: “Palazzo Chigi più forte col taglio dei parlamentari. Poi servirà il proporzionale” | Rep

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