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UN’ALTRA DONNA CURDA CONDANNATA A MORTE NEL KURDISTAN IRANIANO

 

(Gianni Sartori)

 

 

 

Il 24 giugno la condanna a morte per Soghra Khalili (36 anni, madre di due figli) è stata confermata. Arrestata nel giugno 2012, la donna – curda– si trova rinchiusa nella prigione di Danandaj nel Kurdistan iraniano (Rojhelat).

 

La sua colpa, secondo i giudici, aver ucciso un uomo che voleva violentarla.

 

Il marito, Omid Badri, ha dichiarato: “La condanna alla pena capitale risale al 2015, ma l’omicidio commesso da mia moglie era per difendere la sua dignità. Quell’uomo l’aveva molestata in continuazione, in maniera assillante, finché lei non ne ha potuto più. Tutti gli abitanti del nostro villaggio sanno bene che quella persona, Ali, aveva ugualmente molestato molte altre donne sposate”.

 

Forse ci sarebbe una possibile via d’uscita, ossia versare quello che viene definito “il prezzo del sangue”, ma la famiglia di Soghra al momento non è in grado di pagare e per questo, ha spiegato suo marito “abbiamo bisogno dell’aiuto di persone generose”

 

Al momento sono almeno 89 le donne impiccate durante il mandato di Rouhani. L’ultima è stata Fatemeh Nassiri, il 19 giugno 2019 nel carcere di Gohardasht.

 

Come in Turchia, anche in Iran i Curdi sono sottoposti a discriminazioni e vedono i loro diritti – religiosi, culturali, economici – regolarmente violati. Per esempio i neonati non possono venir registrati con alcuni nomi curdi e le minoranze religiose, in particolare quelle di origine curda, subiscono misure atte a isolarle ed emarginarle

 

Inoltre i curdi dell’Iran (circa 12 milioni) vengono discriminati in ambito lavorativo, abitativo e politico. Gianni Sartori

 

 

 

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