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Lega-Russia,affari e contatti nei telefonini sequestrati a Savoini, Meranda e Vannucci. Salvini non risponde

Le verifiche dei pm di Milano: siamo a un punto interessante

di Giuseppe Guastella, Fiorenza Sarzanini

Roma – Ci sono ancora numerosi punti oscuri sulle missioni in Russia di Gianluca Savoini al seguito del ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini. Misteri che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrà svelare oggi di fronte al Parlamento. Perché è accertato che l’ex portavoce del leader leghista era nella delegazione ufficiale del bilaterale organizzato a Mosca il 17 luglio 2018, mentre rimane il mistero sul viaggio di due mesi dopo, il 17 ottobre, che si concluse con la riunione all’hotel Metropol la mattina del 18, quando proprio Savoini trattò con tre cittadini russi una fornitura di carburante che avrebbe dovuto portare nelle casse del Carroccio 65 milioni di dollari. Alcune circostanze potrebbero essere però presto svelate dall’inchiesta avviata dalla Procura di Milano che ha sequestrato telefoni e computer ai tre indagati: Savoini e gli altri due italiani presenti nell’hotel moscovita, l’avvocato Gianluca Meranda e il socio Francesco Vannucci.

Viaggi e accrediti

Chi ha pagato il viaggio di Savoini? Chi lo ha accreditato per prendere parte al convegno di Confindustria Russia al Lotte Hotel? Interrogativi che almeno fino a ieri sera non avevano trovato risposta nemmeno per il premier Conte, ancora in attesa di ricevere la versione ufficiale dallo staff di Salvini. La mattina del 22 luglio scorso il Corriere ha effettuato una richiesta di accesso agli atti di Palazzo Chigi. Nell’istanza è stato chiesto di conoscere l’elenco dei viaggi in Russia effettuati nel 2018 e nel 2019 dal consigliere strategico di Salvini, Claudio D’Amico, per conto della presidenza del Consiglio; lo scopo delle missioni, ma anche l’eventuale presenza nelle delegazioni di Gianluca Savoini con i relativi costi oppure gli accrediti a lui concessi. In serata il segretario generale ha fornito una risposta: «I miei uffici hanno raccolto le informazioni per rispondere alla sua richiesta ed è stata chiesta espressa conferma del contenuto delle stesse allo staff del vicepremier Salvini. Appena ricevuto detto riscontro verrà inviata la risposta».

Ieri pomeriggio c’è stata una nuova richiesta ma, come specificato nella comunicazione, dagli uffici di Salvini non è stato fornito alcun elemento. E infatti il segretario generale chiarisce: «Confermo di aver sollecitato la risposta ma di non aver ancora ricevuto riscontro dallo staff del vicepremier Salvini. Farò avere la risposta solo dopo aver ricevuto questo riscontro che mi sembra corretto attendere». Perché tanto mistero? Se — come è stato sempre sostenuto — Savoini era totalmente estraneo alla delegazione, come mai si è deciso di prendere ancora tempo e non confermare la versione fornita sino ad ora?

Chat e mail

La risposta a questi interrogativi potrebbe arrivare nei prossimi giorni grazie all’esito delle verifiche svolte dai finanzieri su delega dei pubblici ministeri di Milano che hanno indagato per corruzione internazionale Savoini, Miranda e Vannucci. Nei telefoni e nei computer sequestrati al termine delle perquisizioni dei giorni scorsi sarebbero stati trovati messaggi, mail e chat che svelano la natura del loro legame e i retroscena dei loro affari. Ma darebbero conto anche dei contatti tra il ministro dell’Interno e il suo ex portavoce. Il materiale è già sotto la lente di ingrandimento dei sostituti procuratori Gaetano Ruta e Sergio Spadaro che, coordinati dall’aggiunto Fabio De Pasquale, ieri si sono riuniti in Procura con la Guardia di finanza per valutare i primi risultati delle indagini, che avrebbero già portato a un «punto interessante» e progettare la strategia futura.

 

Sorgente: corriere.it

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