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La «spaventosa armata» che getta nello sgomento i pizzardoni romani (o almeno i loro sindacalisti) stavolta non sfodera nemmeno «gusci di noce come elmi» o «aghi che furon lance», come nella Batracomiomachia, l’epica battaglia tra roditori e rane che Leopardi tradusse (forse) da Omero. No, stavolta sono semplici e disarmati «ratti» a mettere in allerta certe sigle dei caschi bianchi, con tanto di missiva spedita al Comando generale per chiedere la ritirata delle truppe dai campi nomadi infestati dai topi. Basta «presidi fissi», cioè le volanti posteggiate h24 tra roulotte e container, sarebbe meglio una «sorveglianza dinamica», viene proposto, insomma un’auto che gironzola da un accampamento all’altro, ma senza sostare nel sudiciume dei rifiuti che si accumulano vicino alle baracche, anche perché nessuno li raccoglie.

LETTERE E RECLAMI
Meglio tenersi alla larga, o meglio: fare il giro largo. Senza intrattenersi troppo accanto alle bestiole che sgusciano tra l’immondizia. Perché saranno meno battagliere rispetto a quelle del poemetto leopardiano, ma tanto basta, evidentemente, per rappresentare una scomoda compagnia. Scrive il sindacato Csa, uno dei più rappresentativi tra i caschi bianchi, nella lettera spedita ai vertici del Corpo il 13 febbraio scorso: «Si chiede che nei Villaggi ove è previsto il presidio fisso h24 sia disposta la vigilanza in forma dinamica, stante la presenza in particolari siti di cumuli di rifiuti infestati dai ratti». Viene anche citato qualche esempio, come il campo di «via Salviati», nella periferia di Tor Sapienza, 302 abitanti, quasi tutti bosniaci.

Che la monnezza crescente fosse un problema, da queste parti, era cosa nota. Almeno per chi abita nel circondario. A settembre, dopo un acquazzone, un sottopasso a pochi metri dal villaggio, venne chiuso al traffico proprio dai vigili, perché la pioggia caduta diventata un ruscello per via dei tombini mai stappati, fece ammassare sotto al cavalcavia una montagna di pattume: mobili, materassi, sacchetti a brandelli, tutto in mezzo alla carreggiata.

Un invito a nozze per i topi, che difatti non si sono fatti attendere. E ora, la loro presenza a qualche rappresentante dei pizzardoni appare troppo minacciosa perché i colleghi restino di piantone. «Il presidio h24 – si legge sempre nella lettera dei sindacalisti – viene attuato in totale solitudine istituzionale e in assenza di misure minime di sicurezza, nella quasi totalità dei casi gli agenti sono sprovvisti di dispositivi di protezione individuale, indispensabili nell’ambito di contesti igienico sanitari terrificanti». Non è solo una sigla a battagliare. Anche la Cgil si è detta preoccupata per «la tutela della salute in ragione delle condizioni igienico sanitarie» che minaccerebbero i vigili. I vertici della Municipale però non sembrano spaventati dai roditori, né dalle lamentele di qualche sindacalista. E quindi la linea è: non si indietreggia. Con la convinzione che, a differenza della parodia epica, per averla vinta sui topi non serva l’intervento di Zeus.

Sorgente: Roma, i topi dei campi rom spaventano i vigili: «Sono infestati, basta presidi fissi»

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