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L’emittente della Lega finanziata con 70mila euro. Ma la cifra potrebbe raddoppiare

DI MARCO MENSURATI E FABIO TONACCI

L’ultima contraddizione del governo gialloverde viaggia sulle frequenze digitali di Radio Padania Libera. Mentre il leader 5 Stelle Luigi Di Maio annuncia il prossimo azzeramento dei finanziamenti pubblici all’editoria, il ministro Luigi Di Maio si appresta a staccare un assegno da almeno 70.000 euro di denaro pubblico alla radio di Matteo Salvini.
Il ministero dello Sviluppo economico, infatti, sta per pubblicare la graduatoria provvisoria dei contributi per le emittenti locali. E Radio Padania, di cui Salvini è stato direttore e anchorman per anni, riceverà – stando agli ultimi calcoli della direzione generale competente presso il Mise – almeno 70.000 euro. Cifra che potrebbe raddoppiare entro marzo in caso di una eventuale redistribuzione della quota di extragettito del canone Rai 2017.

Il contributo a Radio Padania proviene dal Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Esattamente quello che Di Maio e il Movimento 5 Stelle vogliono abolire, quanto meno per la parte destinata alla carta stampata che, di fatto, si è dimostrata la più critica nei confronti del governo gialloverde. Una battaglia dai connotati fortemente ideologici e su cui Di Maio, Alessandro Di Battista e il sottosegretario con delega all’Editoria Vito Crimi, a suon di dichiarazioni infuocate contro i quotidiani, hanno messo la faccia. “È con grande orgoglio che vi annuncio che aboliremo il finanziamento pubblico ai giornali”, diceva Crimi lo scorso ottobre in vista della nuova legge di Bilancio. E Di Battista, in uno dei suoi tanti video postati online: “Ai giornali vogliamo togliere tutti i finanziamenti pubblici, se vendono campano, se non vendono cambiassero mestiere”.

Radio Padania, data per morta nel 2016 dopo la vendita delle frequenze fm all’imprenditore calabrese Lorenzo Suraci e risorta sul digitale, un anno fa ha legittimamente presentato domanda per avere la sua fetta di contributo pubblico, sulla base di: 1) una pianta organica composta da quattro giornalisti assunti, uno stagista e vari collaboratori; 2) una piattaforma tecnica che diffonde il segnale sul web, sul digitale terrestre, sul dab (la radio digitale) e sulle applicazioni; 3) 14 ore di diretta quotidiana. Repubblica ne ha dato conto prima di Natale. Erano i giorni in cui proprio Salvini, dimentico della domanda avanzata dalla sua Radio Padania con la consulenza della senatrice leghista Silvana Comaroli, si scagliava contro Avvenire.

“Che il giornale della Conferenza episcopale italiana – dichiarava il Capitano – prenda sei milioni di euro di contributi pubblici non va bene. In un momento in cui si chiedono sacrifici a tutti, penso che siano troppi 130 milioni di euro che i cittadini italiani danno ogni anno a giornali”. Troppi quei soldi per i giornali, ma evidentemente non per le emittenti radiofoniche, compresa la verde Radio Padania Libera.

Radio che di fondi pubblici, proprio negli anni di Salvini alla direzione, ha fatto largo uso e larghissimo abuso. Dapprima spacciandosi per emittente comunitaria nazionale (“espressione di particolari istanze culturali, politiche o religiose”) senza però averne i requisiti, come ha scritto la Corte dei Conti nel 2016 contestando i milioni di euro pubblici (una media di 800.000 euro l’anno dal 2003 al 2015) drenati alle casse dello Stato sulla base di una finzione tecnica: non era affatto a carattere nazionale, perché il suo segnale illuminava solo nove Regioni d’Italia. Poi, secondo quanto racconta l’ex tesoriere condannato Francesco Belsito, usando una parte dei famosi 49 milioni di euro di rimborsi elettorali frutto di truffa (e in via di lentissima restituzione) per pagare gli stipendi ai giornalisti: “Salvini? Mi chiedeva i soldi per Radio Padania…”.

Dalla sede di via Bellerio, da cui trasmette, l’editore Davide Franzini spiega: “Noi sopravviviamo grazie a regolari contratti per pubblicità e servizi redazionali, e grazie al contributo volontario dei nostri tanti ascoltatori”.

La radio leghista si è classificata al sedicesimo posto nella graduatoria provvisoria delle emittenti radiofoniche locali e quindi, se nelle prossime ore il conteggio verrà confermato e se non vi saranno reclami dopo la pubblicazione della graduatoria sul sito del Mise, le spettano 70.000 euro. In più, entro marzo si saprà se il ministero dell’Economia assegnerà al Fondo per il pluralismo dell’informazione la quota dell’extragettito del canone Rai 2017, cioè l’eccedenza delle entrate sull’imposta che gli italiani pagano con la bolletta dell’elettricità. In quel caso l’importo aumenterà.

Sempre che Di Maio leader non intervenga su Di Maio ministro.

Sorgente: Aiuti pubblici a Radio Padania Di Maio stacca l’assegno del Mise | Rep

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