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di Michele Serra

La facilità con la quale si tira in ballo la guerra atomica, nell’ultimo paio d’anni, non ha precedenti. I più anziani ricordano ancora la crisi di Cuba, quando il titolo di giornale “Il mondo con il fiato sospeso” ebbe (ma per pochi giorni) un significato tangibile. Il mondo trattenne effettivamente il fiato, e tirò il classico sospiro di sollievo appena fu chiaro che non ci sarebbe stato alcun conflitto atomico.

Ora, non è facile stabilire se il prolungato “allarme atomico” seguito all’invasione russa dell’Ucraina sia dovuto più all’uso sistematico di quell’argomento che fa il governo russo, subito rintuzzato da governi e diplomazie occidentali, come se fosse impossibile non stare a quel gioco; oppure se a ingigantire il pericolo sia il sistema mediatico mondiale, nel suo complesso molto incline a usare le emozioni, l’enfasi e le paure come ingrediente fisso.

Fatto sta che il pericolo atomico, da inaudita minaccia di sterminio, estinzione, atroci malattie per i sopravvissuti, è diventato una specie di evenienza da mettere in conto tra le tante; e parole come apocalisse e armageddon (sempre in bilico tra Bibbia e Hollywood) sono diventate di uso quasi comune.

C’è qualcosa di sconcio, in questo assuefarsi collettivo alla più sconcia delle ipotesi. Qualcosa di sconcio ma anche di sfinito, come se gli uomini parlassero di se stessi senza più nessuna fiducia in se stessi.

Chi siamo noi? Siamo la bestia con le zanne all’uranio. Riusciamo ancora a immaginarci in un’altra maniera? Forse no, e questa sarebbe la vera vittoria di Putin.

Sorgente: Putin e la guerra nucleare: le zanne all’uranio – la Repubblica

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