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di Dante Barontini – Giacomo Salvini *

Viviamo in un tempo in cui le parole hanno perso il significato storico e diventano mattoni scagliabili in ogni direzione, se e quando serve. Il “diritto di difesa” viene invocato per giustificare una rappresaglia che ormai sfiora i “30 a 1”, roba da far morire di invidia Kesselring e Priebke, fin qui additati come criminali assoluti per le Fosse Ardeatine (“10 a 1” per rappresaglia all’attacco di via Rasella), insieme al loro delirante Fuhrer.

E nella quotidiana falsificazione del linguaggio – ossia anche del “pensiero comune” – emerge come l’”antisemitismo” non sia più un termine per indicare l’odio verso gli ebrei, ma un passepartout per eliminare qualsiasi opposizione sociale e finanche culturale al fascismo liberista contemporaneo.

Non stupisce a guidare questa operazione siano i “fascisti storici” – in Italia quelli cresciuti nel Movimento Sociale e poi in Alleanza Nazionale (oltre che in varie formazioni minori, spesso anche terroristiche come braccio armato della Nato) – ovvero coloro che hanno coltivato e praticato l’antisemitismo in tutto il dopoguerra e fino al 7 ottobre.

Ma che ancora adesso, magari negli stadi, amano etichettare i propri avversari (fossero anche solo dei tifosi di un’altra squadra) con tutti i riferimenti possibili ai lager e alla loro genocidiaria funzione.

Il cortocircuito che ha reso possibile che gli antisemiti di sempre possano oggi atteggiarsi a “difensori degli ebrei” è stato causato dalla precipitazione reazionaria e apertamente suprematista dello Stato di Israele. Come giustamente ha sottolineato Moni Ovadia qualche giorno fa, “sono i sionisti i veri antisemiti”. E una volta compiuta questa storica inversione di ruolo – da popolo perseguitato a Stato persecutore, con pretese di “intoccabilità” fuori e contro ogni istituzione collettiva umana (dall’Onu in giù) – tutto diventa possibile.

Persino che dei pagliacci abituati ad andare in giro con le corna su un pratone lombardo provino “dettar legge” – in senso stretto, con “proposte” ad hoc per eliminare il diritto di manifestare. A proprio insindacabile giudizio.

La proposta della Lega, di cui riferisce con dovizia l’articolo apparso su Il Fatto, che qui sotto di riproponiamo (a firma del giornalista Giacomo Salvini, ad ironica riprova del rovesciamento generale di parole e simboli), è una classica leggina fascistoide che si copre questa volta con la “lotta all’antisemitismo”.

Criteri vaghi, totalmente discrezionali, per vietare qualsivoglia manifestazione (“per ragioni di moralità” batte qualunque concorrenza, Goebbels a parte…), a uzzo e buzzo dell’ultimo “dirigente di piazza”.

Che sia una copertura strumentale è comprovato ad abundantiam dal fatto che le palesi esibizioni di fascismo antisemita (nell’anniversario di Acca Larenzia e in cento altri episodi minori) sono state fin qui ampiamente tollerate dall’establishment governativo, sempre derubricate a “goliardate nostalgiche” e utilizzate anche come “guardia pretoria” nella giornata cosiddetta del “ricordo” (delle foibe, insomma).

La crisi dell’imperialismo occidentale crea mostri, lo sapevamo. Ma certo ne sta producendo di quasi impensabili…

 

Sorgente: Fare il deserto con la scusa dell'”antisemitismo” – Contropiano

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