0 5 minuti 3 mesi

Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Esteri e la Politica di sicurezza, in occasione del conferimento di un dottorato honoris causa a Valladolid ha dichiarato: «Pensiamo che per riportare la pace, una soluzione a due Stati [israeliano e palestinese] debba essere imposta dall’esterno. Anche se, e insisto su questo, Israele ribadisce il rifiuto [di questa soluzione] e, per impedirla, si è spinto fino a creare esso stesso Hamas (…) Hamas è stato finanziato dal governo israeliano per cercare d’indebolire l’Autorità palestinese di Fatah. Ma se non interveniamo con fermezza, la spirale di odio e violenza si protrarrà di generazione in generazione, di funerale in funerale».

Questo discorso di Josep Borrell segna una cesura con la narrazione ufficiale occidentale, secondo cui Hamas è il nemico di Israele; l’attacco del 7 ottobre è stato fatto di sorpresa; la risposta israeliana che ha già massacrato oltre 25.000 civili palestinesi è giustificata. Borrell ha affermato che anche nemici di ebrei possono essere appoggiati da ebrei, da Netanyahu in particolare. Ha respinto la lettura comunitaria della Storia per valutare le responsabilità individuali.

L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, quattro anni fa, ha consentito questa diversa narrazione. Josep Borrell sa bene che l’Unione europea finanzia Hamas sin dal colpo di Stato del 2006, ma oggi è libero di dire quel gli pesa sul cuore. Non ha menzionato i legami di Hamas con la Confraternita dei Fratelli Mussulmani, di cui l’organizzazione stessa afferma essere la «branca palestinese», né la commistione della Confraternita con l’MI6, i servizi segreti britannici. Ha semplicemente suggerito di ritirarsi da questo vespaio.

Un po’ alla volta il velo si squarcia. S’impone un escorso storico. I fatti sono noti, ma non vengono mai collegati tra loro e nemmeno enumerati in successione. Il loro effetto cumulativo è illuminante. Vengono collocati principalmente durante la guerra fredda, quando l’Occidente chiudeva gli occhi sui crimini che gli facevano gioco, ma in realtà iniziano vent’anni prima.

Nel 1915 il ministro dell’Interno britannico, l’ebreo Herbert Samuel, redasse un memorandum sul Futuro della Palestina. Vi auspicava l’istituzione di uno Stato ebraico, però di piccole dimensioni, così da «non essere abbastanza grande per difendersi». In questo modo la diaspora avrebbe finito col servire, nel tempo, gli interessi dell’impero britannico.

Samuel tentò di convincere il primo ministro, il liberale H.H. Asquith, d’istituire, al termine della guerra mondiale, uno Stato ebraico in Palestina. Invano; tuttavia, dopo l’incontro con Mark Sykes immediatamente dopo la conclusione degli Accordi Sykes-Picot-Sazonov sulla ripartizione coloniale del Medio Oriente, i due portarono avanti il progetto, forti del sostegno dei “protestanti non-conformisti” (oggi li chiameremmo “cristiani sionisti”), tra cui il nuovo primo ministro, David Lloyd George. Quest’ultimo e il suo gabinetto dettarono istruzioni per la famosa Dichiarazione di Balfour [ministro degli Esteri] che precisava uno dei punti degli Accordi Sykes-Picot-Sazonov, in cui si annunciava la creazione di una «dimora nazionale per il popolo ebraico».

Contemporaneamente, i “protestanti non-conformisti”, grazie all’intervento del giudice della Corte suprema degli Stati Uniti, Louis Brandeis, convinsero il presidente Woodrow Wilson a sostenere il progetto.

Sempre durante la prima guerra mondiale, all’avvento della rivoluzione russa Herbert Samuel propose d’integrare gli ebrei dell’ex impero russo che fuggivano il nuovo regime in un’unità speciale, la Legione Ebrea. La proposta venne ripresa da un ebreo ucraino, Vladimir Ze’ev Jabotinsky, che pensò che uno Stato ebraico in Palestina nel dopoguerra avrebbe potuto essere la ricompensa. Herbert Samuel gli affidò l’incarico di reclutare soldati tra gli emigrati russi. Jabotinsky reclutò, tra gli altri, il polacco David Ben Gurion (all’epoca marxista), cui si unì il britannico Edwin Samuel, figlio di Herbert Samuel; entrambi si misero in evidenza soprattutto nella battaglia persa contro gli ottomani a Gallipoli.

 

Continua dalla Sorgente

Sorgente: Il velo si squarcia: le verità nascoste di Jabotinsky e Netanyahu, di Thierry Meyssan

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20