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IMMAGINI CHOC – L’Idf: “Resa di massa dei miliziani di Hamas”. Le foto sono del campo profughi di Beit Lahia. Le immagini sono fortissime. Dopo pranzo i media israeliani hanno pubblicato le foto […]

Le immagini sono fortissime. Dopo pranzo i media israeliani hanno pubblicato le foto di decine, centinaia di palestinesi in ginocchio tra le macerie, mani legate dietro la schiena, addosso solo le mutande. Nelle foto si vedono gli stessi uomini, alcuni sono solo adolescenti, sul retro di un camion. Vengono portati via sotto il tiro di una mitragliatrice. Una terza immagine mostra le stesse persone in ginocchio, bendate e ammanettate in mezzo a quello che sembra un campo agricolo. Il portavoce dell’Idf (esercito israeliano) Daniel Hagar ha detto che militari e Shin Bet “hanno arrestato e interrogato” nel nord della Striscia “centinaia di sospetti terroristi: molti di loro anche nell’ultima giornata si sono arresi e si sono consegnati”. Aviva Klompas, capa dei ghost writer israeliani della missione diplomatica alle Nazioni Unite, ha scritto su X: “Resa di massa dei terroristi di Hamas in Khan Younis” accanto alla foto tagliata dei palestinesi in mutande. Diversi utenti postano la foto intera, sulla facciata di un edificio semidistrutto c’è l’insegna di una farmacia: è nel campo profughi di Beit Lahia, nel nord della Striscia, non a Khan Younis dove l’Idf crede che si trovi il quartiere generale di Hamas. Secondo diverse fonti locali, l’esercito israeliano avrebbe occupato una scuola delle Nazioni Unite, a Beit Lahia, che da quasi due mesi è diventata un rifugio per gli sfollati. Gli uomini e gli adolescenti sono stati divisi da donne e bambini, sono stati fatti spogliare e portati via. L’ong Euro-Med Monitor denuncia: “L’Idf ha detenuto, picchiato, spogliato e maltrattato gravemente decine di civili a Beit Lahia”.

L’Idf ha spiegato di aver circondato il campo profughi di Jabalia, sempre nel nord della Striscia, e di avere iniziato l’avanzata verso Khan Younis, nel sud. Entrambe le aree sono considerate molto pericolose per i carri armati di Tel Aviv, Hamas ha fortificato diverse posizioni e buona parte delle infrastrutture sotterranee sono tuttora funzionanti. Gli scontri sono durissimi, i miliziani sono ancora capaci di sbucare in mezzo alle macerie e colpire i mezzi corazzati israeliani con rpg, granate anticarro utilizzate con lanciatori a spalla. Il numero dei soldati israeliani morti continua ad aumentare, secondo fonti dell’esercito sono già 89 i militari uccisi nelle operazioni di terra. Ieri è stata annunciata la morte di altri due militari in combattimento. Tra questi c’è il venticinquenne Gal Meir Eizenkot, figlio di Gadi Eizenkot, ex capo di Stato maggiore dell’esercito e attuale ministro del Gabinetto di guerra. Il secondo soldato si chiamava Jonathan David Deitch, 34 anni. Entrambi erano riservisti, Israele ne ha mobilitati quasi 350 mila dall’inizio della guerra. La morte di Eizenkot riapre le polemiche su Yair Netanyahu, figlio del primo ministro: 32 anni, riservista, non è in Israele a combattere, ma a Miami dove passa le giornate tra crypto-influencer e post su Telegram.

Osama Hamdan, esponente di Hamas in Libano, citato da Al Jazeera riferisce di “battaglie feroci” in varie aree della Striscia. Sostiene che il “numero reale” dei caduti e dei feriti tra le truppe israeliane sia “molto più alto” di quanto dichiarato da Israele. Anche i dati dei morti e feriti palestinesi è difficile da stabilire: si parla di oltre 17 mila morti accertate, ma il numero di dispersi, di corpi ancora sotto le macerie potrebbe portare la conta ben oltre le 20 mila persone. E mentre gli Usa hanno ripreso a far volare i loro droni su Gaza per raccogliere informazioni da passare all’intelligence israeliana, il presidente Joe Biden ha chiamato Benjamin Netanyahu. Washington chiede maggiore attenzione per la vita degli ostaggi e una riapertura dei canali negoziali.

Ieri si è svolto anche un vertice dei due Paesi “non allineati” con maggiori interessi nell’area, Iran e Russia. “Non siamo vicini a nuova tregua” ha il presidente Vladimir Putin che ha ospitato la sua controparte iraniana, Ibrahim Rais. Anche Tel Aviv non sembra pronta a interrompere le operazioni militari, dopo 61 giorni di combattimento non ha ancora decapitato Hamas. Inoltre all’interno del governo israeliano i falchi spingono per un’azione sul confine nord del Paese. Servirebbe per far indietreggiare i miliziani di Hezbollah che da oltre due mesi colpiscono, a bassa intensità, kibbutz e basi militari israeliane. Su quel fronte, il 13 ottobre, è morto un giornalista libanese, Issam Abdallah. Secondo un’inchiesta di Reuters a sparare i due colpi di mortaio letali per il reporter è stato l’esercito israeliano.

 

(DI COSIMO CARIDI – ilfattoquotidiano.it)

Sorgente: Prigionieri palestinesi bendati e legati. Ong: “Quelli sono civili” – infosannio – notizie online


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