L’opera è un pozzo senza fondo. Un nuovo emendamento della Lega prevede un secondo ulteriore adeguamento nei prezzi di realizzazione dell’opera. Così i costi lievitano ancora e sforano i 15 miliardi di euro. I tecnici della Camera ora vogliono vederci chiaro, Pd sulle barricate
Antonio Fraschilla
Non solo l’adeguamento Istat e un aumento previsto già del vecchio contratto. Ma anche un ulteriore incremento dovuto “all’eccezionalità dell’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia”. Il tutto senza quantificare davvero quanto spenderà in più lo Stato. Ma che importa, l’importante è continuare e prevedere spese per il Ponte sullo Stretto che non c’è. Nel senso che non si conosce quale sarà il progetto definitivo e chi lo farà e se l’Europa consentirà, come previsto dal governo Meloni, di continuare ad affidare tutto ai vincitori della vecchia gara del 2010 voluta dall’allora governo Berlusconi: il consorzio capitanato dal gruppo Salini.
L’emendamento Lega-FI
Nel dubbio, dopo l’emendamento Lega-Forza Italia che stanzia 7 milioni di euro per una campagna di comunicazione su un progetto definitivo sconosciuto, arriva in commissione Trasporti l’emendamento che vede primi firmatari sempre i deputati della Lega e che aumenta il corrispettivo da riconoscere al consorzio Eurolink.
Il rendering del Ponte sullo Stretto di Messina
L’emendamento, si legge nella relazione degli uffici allegata al testo e chiesta dal Pd, prevede “un secondo ulteriore adeguamento nei prezzi di realizzazione dell’opera” che si aggiunge “a un primo adeguamento che sarebbe quello già previsto nei contratti stipulati molti anni fa e poi caducati con la messa in liquidazione della società Stretto di Messina nel 2012, parrebbe a questo proposito che si tratti di adeguamenti basati sull’indice dei prezzi al consumo, cosiddetto indice Istat”.
I tecnici della Camera chiedono chiarimenti
La Lega introduce quindi un secondo criterio per un secondo aumento che si “otterrebbe sottraendo l’indice Istat a una media calcolata sul valore dei primi quattro progetti infrastrutturali per importo banditi da Rfi e Anas nel 2022”. A questo punto gli stessi uffici della Camera scrivono: “Appare opportuno chiedere al governo chiarimenti in ordine a questo meccanismo considerando che questi adeguamenti aggiuntivi dovrebbero avvenire senza maggiori oneri a carico dello Stato”, come prevede il decreto legge voluto dal ministro Matteo Salvini e che sarà votato a inizio settimana in commissione insieme a questi emendamenti. Cioè gli stessi tecnici della Camera non capiscono come si possa prevedere un aumento dei contratti a Eurolink intorno ai 4,5 miliardi (portando il costo dell’opera a 14,4 miliardi più un altro miliardo di oneri accessori) e non prevedere maggiori oneri a carico dello Stato. Certo che ci saranno, perché i privati questi soldi li chiederanno proprio in base alle norme volute dalla Lega.
Il Pd sulle barricate
Il Pd annuncia battaglia in commissione: “Non bastava il nuovo codice degli appalti che apre le maglie a ogni tipo di subappalto – dice il dem Anthony Barbagallo, che ha chiesto la relazione agli uffici della Camera – ma arriva un singolare emendamento che anziché tutelare l’interesse pubblico si premura di prevedere un doppio e cervellotico meccanismo di ulteriore adeguamento dei prezzi a tutela del concessionario. Un paradosso e una follia”. Il progetto non c’è e dopo aver già speso 300 milioni di euro per il Ponte di carta, governo e maggioranza mettono altri soldi in un pozzo senza fondo.
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