Panieri (Confartigianato): “Abbiamo problemi che vengono da lontano. Da noi il costo di metano ed elettricità tende da sempre a essere molto alto a causa del mix produttivo. Francia e Germania si appoggiano anche al nucleare. Noi possiamo contare sul recupero delle energie rinnovabili”
di Carlotta Scozzari
MILANO – L’inflazione di gas e luce, che sta spingendo alle stelle il costo delle bollette, in Italia morde di più: è al 76,4% rispetto a una media del 51,9% nell’area dell’euro. Ad analizzare i dati di Eurostat è l’ufficio studi di Confartigianato, che ha messo a confronto la crescita dei prezzi di elettricità, gas e altri combustibili (gasolio per riscaldamento e combustibili solidi come carbone e pellet), nel mese di agosto e nei diversi Paesi europei. Come detto in Italia questo tipo di inflazione energetica è balzata al 76,4%, in netto rialzo dal 59,1% di luglio e ben maggiore di Francia (23,8%), Germania (46%) e Spagna (54,3 per cento).
Tra i pochi Stati che hanno dovuto sopportare una crescita di gas e luce maggiore della nostra, ci sono invece i Paesi Bassi e l’Estonia con rincari rispettivamente del 151,4 e del 145,1 per cento. La media dell’area dell’euro si attesta al 51,9%, mentre è al 48,8% quella dei 27 Paesi che compongono l’Ue. Del resto, l’Estonia, sempre ad agosto, ha dovuto fare i conti con un’inflazione complessiva del 25,2%, rispetto al 9,1% italiano, coincidente con la media dell’Eurozona, all’8,8% della Germania, al 13,7% dei Paesi Bassi e al 6,6% della Francia.
Come mai in Italia lo spread del “caro bollette” è ampio, a nostro svantaggio, rispetto a Paesi come la Francia e la Germania? “L’Italia – osserva Bruno Panieri, direttore politiche economiche di Confartigianato – presenta problemi di carattere strutturale. Da noi il costo di gas ed elettricità tende da sempre a essere molto alto a causa del mix produttivo e del fatto che un vero e proprio piano energetico non è mai stato portato a compimento. Abbiamo problemi che vengono da lontano, anche se va detto che possiamo puntare sul recupero delle energie rinnovabili, per sfruttare le quali siamo meglio posizionati di altri Paesi grazie al clima e all’ambiente. Per esempio, in Francia possono contare sull’apporto del nucleare e in Germania è stata rinviata la chiusura di alcune centrali, mentre da noi quest’opzione non c’è. Sempre in Germania, per fare fronte alle difficoltà del momento, hanno riaperto le centrali a carbone, cosa che è stata fatta anche da noi ma in chiave minore”.
Se le differenze di inflazione da gas e luce appaiono rilevanti in Europa, lo stesso vale per l’Italia. analizzando i dati in chiave regionale, si scopre che la crescita più elevata dei prezzi si registra in Trentino-Alto Adige (115,7%), seguito da Umbria (86,5), Abruzzo (85,1), Toscana (83,7), Marche (80,8) e Molise (80,6). Al contrario, le dinamiche appaiono più contenute, pur restando comunque elevate, in Liguria (63,8), Campania (68), Calabria (68,3) e Piemonte (68,6). Risulta allineata alla media italiana la Lombardia, con una inflazione da elettricità, gas e altri combustibili al 76,3% nel mese di agosto.
Il tema dell’inflazione da gas e luce è stato affrontato da Confartiginato nel ventunesimo report dal titolo “Imprese in trincea nella guerra dell’energia”, che ha analizzato le tendenze e le dinamiche del momento, inserite nel particolare contesto economico che stiamo attraversando. “Per quanto riguarda le commodity energetiche – si legge nello studio – nella guerra dei prezzi dell’energia domina la crescita ‘in terza cifra’, con un aumento ancora molto forte in particolare per il gas”. Quest’ultimo “si riverbera sul prezzo dell’energia elettrica, per la cui generazione l’Italia mostra una più alta dipendenza”.
Così, evidenzia Confartigianato, “la bolletta energetica tocca il nuovo massimo storico di peso sul Pil e vede il gas determinare ben oltre la metà del peggioramento; la divergenza dei prezzi di energia ricade sulla competitività delle imprese italiane rispetto a Germania e Francia e ulteriori rischi provengono dalla crescita nettamente maggiore del gas europeo rispetto a quello statunitense. A seguito di questi shock si registra in Ue l’aumento dell’utilizzo di carbone e la riduzione del nucleare, la sospensione della chiusura del nucleare in Germania, e un diffuso dinamismo della produzione da fonti rinnovabili anche se la recente siccità ha ridotto la produzione idrica di elettricità, reso più difficoltoso il raffreddamento delle centrali termiche (e nucleari in Francia) e la navigazione delle chiatte di carbone in Germania” conclude Confartigianato.
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