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Il candidato Lombardo indossa la maglietta bianca. A sinistra, il boss Vella
Il candidato Lombardo indossa la maglietta bianca. A sinistra, il boss Vella 
A Palermo, i poliziotti della squadra mobile tenevano sotto controllo il mafioso Vella, scarcerato l’anno scorso: il 28 maggio, al chiosco diventato il quartier generale del boss di Corso dei Mille si è presentato l’esponente di Fratelli d’Italia. Ecco le immagini dell’incontro. Nell’ultima immagine, si abbracciano. E il boss saluta in modo accorato l’amico politico: «Ciao sangù».

Ancora un candidato in cerca di voti mafiosi: il geometra Francesco Lombardo, candidato di Fratelli d’Italia, non ha provato neanche a nascondersi. Il 28 maggio, è arrivato al chiosco di frutta e verdura ormai diventato il quartier generale del boss Vincenzo Vella ed è andato subito al dunque: «Qualche voto qua lo prendiamo?». E il mafioso, uno già condannato tre volte e in libertà da un anno per un cavillo, ha risposto con parole accorate: «Tu sì… tu personalmente sì». È un brutto film quello che due settimane fa è apparso a sorpresa sui monitor della sala intercettazioni della squadra mobile. A sorpresa, perché i poliziotti della sezione Criminalità organizzata tenevano sotto controllo il mafioso, e all’improvviso si sono visti arrivare un candidato alle elezioni per il Consiglio comunale.

Quelle immagini sugli schermi, quei dialoghi incalzanti, sono l’ennesimo caso di scambio elettorale politico-mafioso. Non ha dubbi la procura. Mercoledì scorso, è stato arrestato il candidato di Forza Italia Pietro Polizzi e il boss Agostino Sansone, nel cuore di Palermo, all’Uditore; ieri pomeriggio, sono finiti in manette dall’altra parte della città il mafioso Vella e il candidato di Fratelli d’Italia che su Facebook mostrava le foto dell’ultimo incontro in piazza con Giorgia Meloni.

Il giudice delle indagini preliminari Lirio Conti ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Bruno Brucoli e Francesca Mazzocco nel giro di poche ore. «Emerge con chiarezza — ha scritto — che Lombardo si sia rivolto a Vella proprio nella sua veste “qualificata” di aderente al gruppo criminale».

 

 

La promessa

Eccole le parole del candidato, che utilizza sempre il pronome “voi” quando si rivolge al padrino. “Voi”, i mafiosi di corso dei Mille e di Brancaccio, gli eredi dei Tagliavia e dei Graviano che nel 1993 piazzarono le bombe fra Roma, Milano e Firenze. E poi uccisero il parroco Pino Puglisi. Voi. «Me li raccogliete una ventina di voti?», il candidato Lombardo non ha utilizzato mezzi termini. E il boss Vella non se l’è fatto ripetere: «Penso di sì». Il candidato ha rilanciato ancora, non sospettava che nello smartphone del mafioso fosse stato installato un trojan che stava registrando ogni sussurro: «Non mi sono messo sempre a disposizione con voialtri a prescindere della politica?». Voi, voialtri.

Un crescendo che richiama le parole pronunciate qualche giorno fa dall’altro politico arrestato, quello di Forza Italia: «Se sono potente io, siete potenti voialtri», diceva Pietro Polizzi. Il boss Vella ha confermato ancora una volta: «Quelli nostri tutti li prendi». I voti. E a questo punto, considerata tanta disponibilità, Lombardo ha fatto l’annuncio, la sua promessa solenne di candidato colluso: «Se salgo io… io sono in commissione urbanistica, all’urbanistica». E ancora: «Sono all’edilizia privata, hai capito che appena qua c’è un problema io… e tu mi chiami». Il boss ha colto al balzo, da tempo voleva sistemare le autorizzazioni del chiosco diventato il suo quartier generale: «Sì, il suolo pubblico te lo puoi sbrigare?».

 

 

“Voglia di mafia”

Questa conversazione intercettata dalla squadra mobile diretta da Marco Basile richiama la straordinaria intuizione dello storico siciliano Salvatore Lupo, che alcuni anni fa parlò del “bisogno di mafia che emerge nella società”. Diceva ancora il candidato Lombardo: «Un voto, Enzo. E poi non vi disturbo più. Un voto è importante perché con un voto s’acchiana (si viene eletti — ndr), con un voto si scinni (si scende — ndr)… raccogliere venti voti significa cento voti… perché si contano ad uno ad uno. Si contano». Un’analisi che sembra avere appassionato il boss, quel giorno ha chiesto quante preferenze fossero necessarie per uno scranno al consiglio comunale. Ecco la riposta del candidato: «Ce ne vogliono da mille e trecento a mille e quattro… stiamo lavorando al mercato». Il boss non aveva dubbi: «Li prendi».

Il politico si vantava della sua campagna elettorale: «Ovunque, ovunque. Mi stanno aiutando in tutte le zone di Palermo, tu lo sai… Ovunque, allo Zen». Ovvero, dall’altra parte di Palermo. Il finale della conversazione è davvero da film: «Se non me lo merito non mi aiutate». Un terribile gesto di ossequio ai mafiosi. Con la benedizione del boss: «Problemi non ce ne sono». E la chiosa del candidato: «Che poi è interesse pure vostro». Nell’ultima immagine, si abbracciano. E il boss saluta in modo accorato l’amico politico: «Ciao sangù».

Sorgente: “Me li raccogliete una ventina di voti? Io mi sono messo sempre a disposizione di voialtri”. Il candidato di FdI intercettato col boss – la Repubblica

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