
Per la stazione di confine di Novopskov passa quasi un terzo dei flussi verso l’Europa via Ucraina: fino a 32 milioni di metri cubi al giorno. Di conseguenza secondo Yuriy Vitrenko, numero uno della compagnia statale ucraina degli idrocarburi Naftogaz, le forniture caleranno di altrettanto a meno che la Russia non reindirizzi il gas alla stazione di compressione di Sudzha, più a nord e in corrispondenza dei territori controllati da Kiev (vedi cartina sopra). “Il trasferimento del flusso non richiede alcun costo aggiuntivo da parte russa e non vi sono ostacoli tecnici per tale operazione”, sottolinea il comunicato di Gtsou. “In questo modo la Russia sarebbe in grado di mantenere il transito attraverso l’Ucraina e di adempiere ai propri obblighi nei confronti dei partner europei”.
Il gruppo russo Gazprom – secondo cui il transito è sempre andato avanti “indisturbato” e la quota di forniture compromesse ammonta a solo un quarto del totale e non un terzo – a parole ha respinto al mittente questa opzione, anche se i dati preliminari sul flusso mostrano quantità più elevate attraverso una seconda stazione nel territorio controllato dall’Ucraina.
Il sistema italiano per ora non registra rallentamenti negli arrivi “grazie all’interconnessione delle reti e alla diversificazione delle fonti di importazione”, fa sapere Snam. Dai dati pubblicati in tempo reale sul suo sito risulta che i flussi a Tarvisio sono in diminuzione rispetto a martedì: nel pomeriggio 1,5 milioni di metri cubi standard all’ora contro i 2,2 di ieri mattina. Ma sono in parte compensati da un maggior afflusso a Passo Gries (da Norvegia e Paesi Bassi), dove stanno arrivando 2,1 milioni di metri cubi all’ora a fronte degli 1,5 di martedì mattina, e a Mazara del Vallo (dall’Algeria, 2,8 MSm3 contro 2,6). Dunque la domanda al momento è soddisfatta e proseguono anche le iniezioni di gas in stoccaggio. I prezzi nei primi scambi ad Amsterdam, piazza di riferimento per l’Europa, hanno superato i 100 euro al megawattora toccando i 103, in aumento del 4% rispetto alla chiusura di martedì. Poi hanno ripiegato verso i 93 euro.
Mario Draghi nel corso del bilaterale alla Casa Bianca con il presidente statunitense Joe Biden ha ribadito che “c’è bisogno di un tetto al prezzo del gas a livello europeo”. La proposta, avanzata da Italia, Spagna e Portogallo già durante il Consiglio europeo di fine marzo, non è riuscita a superare i veti dei Paesi del Nord Europa, che temevano rappresaglie da parte di Mosca nonostante il forte potere negoziale della Ue, di gran lunga il più grande importatore del suo gas. Madrid e Lisbona sono andate avanti da sole, forti della cosiddetta eccezione iberica legata al fatto che i due Paesi producono un’alta percentuale di elettricità da fonti rinnovabili, hanno scarse interconnessioni energetiche con il resto della reta europea e grazie a sette rigassificatori non dipendono dall’import via gasdotto. Roma continua a tamponare l’emergenza per famiglie e imprese con aiuti temporanei.