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26 April 2024
0 6 minuti 2 anni

Regione di Evros, Grecia, 18 giugno 2021. Un soldato pattuglia l’area intorno alla recinzione al confine con la Turchia. (Nicolas Economou, NurPhoto/Getty Images)

Una campagna per abolire Frontex e ciò che rappresenta

Si trova nel cuore del quartiere delle istituzioni europee a Bruxelles, al numero 20 dell’avenue d’Auderghem, ma passa inosservato all’ombra dei palazzoni che lo circondano. È l’ufficio locale di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, la cui sede centrale è a Varsavia. La mattina di mercoledì 9 giugno 2021, i muri dell’edificio sono stati cosparsi di pittura rosso sangue, la strada ribattezzata “avenue meurtrière” (viale assassino) mentre dal balcone del primo piano due striscioni annunciavano l’inizio di una nuova campagna: Abolish Frontex. Lo stesso giorno azioni simili si sono svolte in altre sette città: Vienna, Bologna, L’Aja, Ouida in Marocco, Berlino e Friburgo in Germania, Las Palmas nella Gran Canaria.

Un’azione diretta semplice e tutto sommato innocua, sottolinea Stéphanie Demblon, dell’organizzazione pacifista belga Agir pour la paix, che aderisce alla campagna. “Non abbiamo nemmeno impedito alle persone di andare a lavorare”, osserva. Ma per un’istituzione a lungo abituata a operare indisturbata e nella più completa impunità, quell’azione è stata un affronto. In un’email ai suoi dipendenti inviata il giorno stesso ma divulgata da poco, il direttore Fabrice Leggeri parla di un “attacco fisico contro il nostro ufficio”, giunto al culmine di “mesi di discorsi di odio contro Frontex”, e assicura che gli autori saranno denunciati alla giustizia belga. “Azioni come quella di oggi a Bruxelles non sono in linea con i valori dell’Unione europea o lo stato di diritto e non possono essere considerate un contributo al dibattito democratico”. Scritte dal responsabile di un’agenzia accusata di respingimenti illegali e mortali di richiedenti asilo, queste parole suonano come un affronto.

Su un punto, però, Leggeri ha ragione. Frontex è la più odiata delle agenzie dell’Unione europea: nei suoi sedici anni di esistenza, è stata accusata di violazioni di diritti fondamentali così tante volte da fare concorrenza al primo ministro ungherese Viktor Orbán. Con la differenza che, essendo eletto, Orbán può far valere una sua legittimità.

Quale beneficio traiamo dal dispiegamento sempre maggiore di guardie e mezzi impegnati a respingere, anche a costo di farle morire, delle persone che cercano rifugio sul nostro territorio?

“Le agenzie dell’Ue sono organi diversi dalle istituzioni europee – sono infatti entità giuridiche separate, istituite per eseguire compiti specifici in base al diritto dell’Ue”, si legge sul sito ufficiale dell’Unione europea. Frontex fa parte delle cosiddette agenzie decentrate, istituite a tempo indeterminato per fornire “alle istituzioni e ai paesi dell’Ue conoscenze specializzate in molteplici campi”, lavorando “su questioni e problemi che hanno un impatto sulla vita quotidiana dei 500 milioni di cittadini dell’Ue”. È inserita tra le agenzie che si occupano di “giustizia e affari interni”, come Europol, quest’ultima incaricata di aiutare “le autorità nazionali a contrastare le forme gravi di criminalità internazionale e il terrorismo”. Frontex invece “aiuta i paesi dell’Ue e i paesi associati alla zona Schengen a gestire le loro frontiere esterne. Contribuisce anche ad armonizzare i controlli alle frontiere in tutta l’Ue”.

Il sito non è aggiornato. Si legge che Frontex impiega 315 dipendenti e ha un bilancio annuo di 250 milioni, ma sono numeri che risalgono al 2016, l’anno in cui i finanziamenti all’agenzia si sono impennati in seguito alla crisi del sistema europeo di accoglienza. Nel 2021 Frontex, con i suoi 1.500 dipendenti, ha potuto contare su un bilancio di 543 milioni di euro. Altri 140 milioni sono stati stanziati per la costruzione della nuova sede dell’agenzia a Varsavia, che dovrebbe essere inaugurata nel 2026 e permetterà di accogliere duemila nuovi dipendenti. Per fare un confronto, nel 2021 Europol ha ricevuto 123,7 milioni di euro per 1.300 impiegati.

Ora, mentre l’utilità di un’agenzia come Europol può capirsi (anche se molti criticano il modo in cui svolge il suo mandato, come ha fatto di recente l’organizzazione European digital rights), nel caso di Frontex è la sua stessa esistenza a essere problematica. Delle 39 agenzie decentralizzate dell’Ue, non solo è la principale avversaria dei cittadini extraeuropei, ma è anche la più inutile per i cittadini europei. Quale beneficio traiamo dal dispiegamento sempre maggiore di guardie e mezzi impegnati a respingere, anche a costo di farle morire, delle persone che cercano rifugio sul nostro territorio? Nessuno. In Europa a beneficiare dell’operato di Frontex sono solo quei partiti e governi che presentano l’immigrazione come una minaccia alla sicurezza per potersi ergere a difensori degli elettori, e quelle aziende che lucrano sulla crescente militarizzazione delle frontiere (un settore al quale il Corporate Europe observatory ha dedicato un rapporto nel febbraio del 2021). E questi benefici sono legati alle morti e alle sofferenze causate ai confini esterni dell’Unione dalle politiche incarnate da Frontex.

Quando le chiedo come è nata la campagna, Stéphanie Demblon mi spiega che “la rabbia a un certo punto diventa insopportabile”: “Ti svegli la notte e ti chiedi ‘Che possiamo fare?’. È cominciata così, con un incontro tra alcune e alcuni di noi, per capire cosa fosse già stato fatto contro Frontex, cosa mancava, cosa potevamo fare per mettere insieme tutte queste realtà”.

Sorgente: Una campagna per abolire Frontex e ciò che rappresenta – Francesca Spinelli – Internazionale

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